Un progetto per ricostruire il Tempio G di Selinunte, abbattuto da un sisma 2.500 anni fa, è stato lanciato ieri pomeriggio dal presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, che ha visitato l’area archeologica in compagnia dello scrittore Massimo Valerio Manfredi, padre dell’idea.
Il Tempio G, dedicato a Zeus, oggi completamente in rovina, era uno dei più estesi dell’antichità. Venne ricostruita una delle colonne, che si erge sola sulle rovine, denominata “fuso della vecchia”. Il tempio si trova vicino al meraviglioso Tempio E, dedicato a Hera, classificato come uno dei migliori esempi di architettura dorica in Sicilia.
Oltre al presidente Lombardo e lo scrittore/archeologo Manfredi, erano presenti il presidente della provincia Mimmo Turano, diversi sindaci della Valle del Belice ed una delegazione di assessori e consiglieri sia del Comune di Castelvetrano che della provincia di Trapani. Le pressioni politiche sul parco archeologico di Selinunte sono molto forti, probabilmente perchè arriveranno presto fondi importanti, parliamo di 8 milioni di euro provenienti dal Po Fsr 2009 – 2013
Per l’incontro di ieri c’era molta confusione ed i pezzi grossi erano davvero tanti ma i giornalisti non sapevano nemmeno chi doveva presentare il “meraviglioso” progetto dell’archeologo/scrittore Manfredi.
Insomma un grande giorno per la dottoressa Caterina Greco, direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Tusa, ma in pratica tutto è stato posticipato alla fine di ottobre quando archeologici ed esperti internazionali di restauro si incontreranno a Selinunte per decidere come proseguire nell’opera di ricostruzione che verrà finanziato per 50 mila euro con fondi privati (Gruppo Sorgente, ndr).
Prima dell’incontro di ottobre sarà realizzato anche un plastico del tempio come dovrebbe apparire dopo l’intervento, e per la prima volta ne saranno catalogati i pezzi, in vista di convegno in ottobre, quando studiosi internazionali saranno chiamati a confrontarsi sul progetto.
Massimo Valerio Manfredi, che tra le altre cose è anche un consulente di Mimmo Turano per la “valorizzazione del patrimonio archeologico”, propone anche di chiedere a Robert De Niro di diventare testimonial internazionale per Selinunte con una presentazione al Metropolitan Museum ma il presidente Lombardo si mostra perplesso :”Per carità, rischiamo l’effetto “Padrino”.
Insomma il punto fondamentale della questione è solamente uno. Ammesso e concesso che Massimo Valerio Manfredi, riesca a convincere le forze politiche del suo meraviglioso progetto per “salvare” Selinunte… quanti secoli ci vorranno per una cosa del genere?
Ricordo ai lettori di questo blog che le impalcature del tempio C sono bloccate da oltre 10 anni, cioè quasi 4.000 giorni solamente per rimuovere un impalcatura che ha distrutto la meravigliosa veduta per tutto questo tempo. E l’impalcatura non è stata ancora rimossa del tutto!
Io sono un giovane programmatore e non capisco nulla di progetti del genere, non ho alcuna competenza di archeologia tanto meno di ingegneria, però non bisogna essere degli illuminati per capire che un progetto del genere non sta ne in cielo ne in terra.
Non ho mai sentito un turista che lamenta il fatto che non siano stato ricostruite le rovine di un sito archeologico.
I turisti ed i residenti hanno sempre lamentato altri problemi: pulizia e servizi del parco, coinvolgimento delle grosse compagnie turistiche ma soprattutto il fatto bisogna far conoscere al mondo questo fantastico sito che non ha mai avuto fortuna dal giorno di quel drammatico maremoto.
Sebastiano Tusa, soprintendente di Trapani, è più cauto: “Innanzitutto sarebbe opportuno coinvolgere archeologi importanti, come Dieter Merkens, che conoscono già questo luogo perché qui hanno lavorato. Per un progetto così occorre avere un team che rappresenti i migliori archeologi del mondo. E poi occorrerebbe mettere gli accordi con gli sponsor nero su bianco”
Ecco una parte dell’intervento del presidente Lombardo
“C’è un interesse particolare molto apprezzabile da parte dello scrittore Massimo Valerio Manfredi che propone che si studi, si esamini e si verifichi la possibilita’ di rimettere su’ le colonne del tempio G, distrutto da un terremoto qualche secolo prima di Cristo. Dopo 2.500 si riprenderebbero i lavori. Sono interessatissimo a mettere in connessione visiva e tangibile colonne e Selinunte con le Cave di Cusa che ho scoperto solo tre settimane fa e mi hanno colpito tantissimo. Con Manfredi e con la direzione del Parco, con il presidente della Provincia di Trapani e sindaci di quest’area faremo verifiche con questo sopralluogo. Nel frattempo le cave di Cusa sono state abbellite e c’e’ gia’ la disponibilità di privati che vogliono sponsorizzare l’illuminazione”.
L’ipotesi è affascinante ma non è nuova. Negli anni ’80 fu il Prof. Rosario Romeo, illustre storico, che dalle colonne de l’Espresso lanciò la proposta dell’anastilosi del tempio G. Proposta che suscitò un ampio dibattito tra gli “addetti ai lavori” e non. Come spesso succede in Italia i pro e i contro si sprecarono. Tra i contrari amo ricordare il parere illuminato e competente del compianto Soprintendente Prof. Vincenzo Tusa che, come tutti sappiamo, ha speso buona parte della sua vita professionale a favore di Selinunte. Lui disse che la ricostruzione del tempio era un’ipotesi suggestiva si, ma solo ipotesi. Disse che oltre l’impiego di parecchi miliardi di lire (parliamo degli anni 80) e di mezzi e strumenti ciclopici per spostare le rocche e le colonne, non vi sarebbe stata nessuna certezza di trovare sotto le parti in superficie, le restanti parti sepolte del Tempio. Disse che data la mole delle colonne, non era improbabile che esse fossero rimaste frantumate dal peso crollato sopra. E, si chiedeva, se una volta spostate le parti sovrastanti non si fossero trovati i resti necessari al completamento, come si poteva poi rimettere il tutto nella stessa identica posizione da cui i massi erano stati spostati senza creare un falso storico? Per finire, ripeto che l’idea di Manfredi è suggestiva e affascinante ma è lacunosa e vaga. Infatti non ha detto quanto verrebbe a costare l’opera. Quali e quanti privati la finanzierebbero (non credo che un singolo sponsor sia in grado di sobbarcarsi le spese). Come si potrebbe avere la certezza di trovare il resto dell’edificio sotto le macerie.Inoltre, quale sarebbe la quota di finanziamento a carico della Regione e dei fondi FSE vista la crisi che si sta attraversando. Infine, quanto durerebbero i lavori. Di quanto lieviterebbero i costi nel corso degli anni. Mi fa piacere che il Presidente Lombardo sia entusiasta ma, essendo io per carattere diffidente, voglio ricordare a me stesso che l’anno prossimo ci saranno le elezioni regionali e tutto può servire a portare acqua al proprio mulino…
Parole solo parole ricordiamoci che il museo non e ancora finito e se ne parla da 30 anni il parco e in uno stato di abbandono totale ,quando hanno fatto le dune avevano illuso la gente che il tempio sarebbe stato visibile almeno da una parte, invece sappiamo tutti come è andata a finire però il tempio e illuminato MA PER CHI se non e visibile forse x pochi intimi comun..VIVA SELINUNTE
Concordo in toto con il Prof. Carollo, aggiungendo che sono tante, forse troppe, le occasioni perdute e le chiacchiere fatte: ora occorrono solo fatti.
Luigi
SIG.PRESIDENTE RAFFAELE LOMBARDO IO SONO STATO UN SUO SOSTENITORE ALLE ULTIME ELEZIONI CREDEVO IN LEI ,MA NEI ULTIMI 5 ANNI LE COSE SONO CAMBIATE PER CHE NON O VISTO REALIZZARE NEMMENO UNO DEI SUOI OBBIETTIVI CHE TANTO SVENTOLAVA IN CAMPAGNA ELETTORALE. PER DIRNE UNA … FARE RISPETTARE IN TUTTI I SUI DIRITTI LO STATUTO SPECIALE COME REGIONE SICILIA..ALTRI PRESIDENTI DI REGIONI VENDEREBBERO L’ANIMA AL DIAVOLO PER OTTENERE QUESTO STATUTO. E LEI INVECE COSA A FATTO 5 ANNI DI BLA BLA BLA ..E COME SI RISPETTA COME IL CLASSICO POLITICO NEI ULTIMI MESI CORRE A DESTRA E SINISTRA IN TUTTA LA SICILIA PER FARE ACCORDI SOTTO BANCO E ALLEANZE PROMETTENDO MARE E MONTI….SPIACENTE IL SUO TEMPO E SCADUTO E ANCHE LA MIA FIDUCIA
Ho francamente l’impressione che si tratti solo di parole inutili che non si concretizzeranno mai nei fatti. Mi auguro profondamente di sbagliarmi ma, visto il modo in cui il Parco è stato trattato dai gestori della res pubblica negli ultimi decenni (praticamente dimenticato!), faccio uno sforzo con l’ernia per credere che l’interesse intorno al Parco si trasformi in fatti. Non ho inoltre alcuna difficoltà a manifestare la mia perplessità circa l’idea di ricostruire un tempio crollato da 25 secoli… Concordo pienamente, invece, con chi evidenziava l’esistenza di altre importanti priorità e croniche mancanze su cui si sarebbe dovuto provvedere da tempo immemorabile…
Ancora una volta mi chiedo come mai queste “Personalità” non si preoccupino di visitare l’entrata al Parco archeologico, lato Triscina!! Ancora una volta mi chiedo e chiedo alle Autorità competenti come mai tale costruzione, una cattedrale nel deserto rimanga non attenzionata, rimanga da cique anni in stato di assoluto abbandono! Si tratta di una Struttura inutilizzata e inutilizzabile, divenuta,..ahimè..una discarica a cielo aperto!! mi sono rivolta diverse volte ai fantomatici e fantasmatici.. “responsabili”, ma in realtà nessuno sembra essere il diretto responsabile di tale Opera: Il Comune, la Sovraintendenza?? Giocano a ..scaricabarile…!! Credo che qualcuno comparirà… alle prosseme Elezioni Amministrative!! intanto il Parco langue, tra immondizie,sterpaglie e fetori. Quella che doveva essere la piazzola di ingresso è divenuto un posteggio abusivo, una discarica pubblica priva di alcun controllo da parte di vigili (eppure ne hanno assunto più del necessario)e i turisti si chiedono come potere raggiungere Selinunte e come mai tale struttura sia ancora chiusa!! Non credo esistino risposte plausibili se non negli interessi dei politici a creare Megastrutture inutili a fini elettoralistici! Io abito al confine con tale struttura e da domani, ai turisti che chiedono informazioni dirò di rivolgersi …a chi???.. Saperlo!!!
Caro Flavio, il tempio verrà innalzato in poco tempo, magari verrà completato in contemporanea con il ponte sullo Stretto…
Ne abbiamo piene le scatole di questi proclamatori a buon mercato i quali non fanno il giusto e progettano faraonici interventi solo per dilapidare i fondi pubblici!!!!
Mandiamoli tutti a casa con ignominia e cerchiamo di farci rappresentare da gente degna e responsabile….
La dottoressa Greco aveva chiesto interventi urgentissimi giá lo scorso anno stimando in circa 12 milioni di euro il costo totale della “mera” manutenzione. Adesso a pochi mesi dalle elezioni ecco il risveglio delle coscenze. Se c’é una cosa che ho trovato di condivisibile nel Mein Kampf di Adolf Hitler é l’attitudine del politicante a uscire dal bozzolo in periodo di promesse elettorali, per poi ritornarvi subito dopo.
L’unico scopo che ha un progetto del genere è quello di far sparire lentamente i fondi (come ho scritto anche nell’articolo sull’abbordaggio ai 13 milioni) in onerosissime valutazioni e pareri tecnici all’italiana per uscirsene poi con un “non si può fare”.
Il signor Lombarto e la signora Greco insieme a tanti altri tronisti della cosa pubblica, dovrebbero ricordarsi che allo stato attuale, l’illuminazione delle cave di Cusa consentirebbe gli interventi anche dopo il tramonto ad eventuali emuli di Francesco Bertolino, il quale indisturbato ed a quanto ne so IMPUNITO ha inciso il suo nome con un MARTELLO PNEUMATICO proprio su uno dei pezzi. E voi volete ritirar su il tempio di Giove? Solo per avere altro da lasciare nel degrado e nell’abbandono?
I soldi che avete speso per questa kermesse potevate impiegarli per respingere le erbacce che dominano la maggior parte del parco, per pulire l’entrata.
O per togliere quella fottuta impalcatura.
Come direbbe David Parenzo: ci sono solo DUE parole. A CASA. A CAAASA!
SOLO CHIACCHIERE E’ TUTTA UTOPIA . SI PENSA IN GRANDE E’ NON SONO NEANCHE RIUSCITI A FARE LE COSE SEMPLICI COME AD ESEMPIO PROLUNGARE L’APERTURA DEL PARCO NELLE ORE SERALI. BASTEREBBE SOLO BUONA VOLONTA E POCHI SOLDI.
CHE LA DOTTORESSA GRECO – LOMBARDO E TURANO PENSINO A RISOLVERE I PROBLEMI GIORNALIERI QUALI LA PULIZIA IL DECORO I BAGNI LA POLVERE ETCC.
IN MERITO ALLA RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO G , NON SONO UN TECNICO MA PENSO CHE INTANTO NON ESISTANO TUTTI I PEZZI PER LA RICOSTRUZIONE E POI COSA SI VUOLE RICOSTRUIRE UN’OPERA INCOMPIUTA A SUO TEMPO DAI GRECI? IL FASCINO DEL TEMPIO G E’ COSI COME’ QUESTI SOLDI PUBBLICI CHE SI INVESTANO PER ALTRO SEMPRE ALL’INTERNO DEL PARCO , COME AD ESEMPIO L’ELIMINAZIONE DELLE DUNE?
SALUTI LEO CARACCIOLI
non mi stupisce tanto il fatto che Selinunte “purtroppo” non sia conosciuta come la Valle dei templi che con queste tre parole anche all’estero sanno che si tratta di Agrigento…, in quanto non è mai stata valorizzata e pubblicizzata per quello che è ma stupisce e meraviglia il fatto che il Presidente della Regione Sicilia ha scoperto SELINUNTE e le Cave di Cusa solo tre settimane fa …quindi se non le conosce lui figuramioci il resto del mondo.
Spero che questi finanziamenti che stanno per arrivare, se arriveranno, non siano investiti nel modo sbagliato per il bene di Selinunte.
mah, credo che il tempio “G” sta bene così. Ha un suo fascino anche se completamente caduto, e poi che fine farebbe “Lu fusu di la vecchia” che è uno degli emblemi del parco archeologico. Perchè non pensano invece a finire il museo e farsi ridare molti pezzi archeologici che fanno la ricchezza del museo archeologico di palermo.
L’avv. Vincenzo Bongiardina ha organizzato, nel lontano 1982, una tavola rotonda sull’idea, di ricostruire il tempio G di Selinunte, alla quale parteciparono lo storico Rosario Romeo,che l’aveva lanciata sul “Corriere della Sera”, lo scultore Pietro Consagra, gli archeologi Giorgio Gullini, Mario Torelli e il nostro benamato Vincenzo Tusa. Pur concordando con i relatori che avevano sottolineato la necessità di un accurato studio preliminare a ogni intervento, Giorgio Gullini, professore di archeologia greca dell’Università di Torino e presidente del Comitato di settore dei beni archeologici del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali, si dichiarò allora favorevole alla proposta di anastilosis del Romeo, anche se si fosse dovuta, per necessità, limitare a una parte del tempio. Il Gullini, a proposito, sostenne a chiare lettere che solo l’indagine avrebbe consentito di accertare i limiti entro i quali gli interventi sarebbero stati possibili e giustificati dalla prospettiva di una maggiore fruibilità da parte di quel vasto pubblico che oggi visita i grandi siti archeologici. In ogni caso, secondo i suoi studi, sarebbe stata possibile la leggibilità del colonnato esterno, lasciando in sito i primi rocchi, nonché dei muri della cella e del colonnato interno, facilmente recuperabile dopo la rimozione dei crolli che lo sommergono. Lo studio, inoltre, offrirebbe una somma di dati di grande importanza per la migliore conoscenza di uno dei monumenti più significativi della civiltà greca in Italia. Al termine delle relazioni numerosissimi gli interventi a favore della ricostruzione del tempio di Zeus, tra cui quello del compianto sen.Ludovico Corrao, che rivendicò il “diritto all’immagine del nostro passato”. In quell’occasione il prof. Giuseppe Lombardo, presidente delle ACLI, iniziò una raccolta di firme, sottoscritta successivamente anche da me, oltre che da migliaia di cittadini, per perorare l’avvio di uno studio preliminare, di cui, nonostante le promesse del ministro Claudio Signorile, che venne in visita a Selinunte durante una campagna elettorale, non si fece mai niente.
Senza entrare nel merito di altre polemiche (costi, opportunità, priorità, speculazioni politiche…) che il rilancio della più volte ventilata ipotesi di anastilosi del tempio G di Selinunte sta suscitando, ritengo innanzitutto che tale questione debba essere affrontata tenendo presente la realtà dell’intero complesso selinuntino. Ora, questo immenso patrimonio culturale ha caratterizzato da secoli il paesaggio circostante che, come tale, ha ispirato pagine e pagine di tanti viaggiatori con punte, a volte, di struggente poesia, proprio per il senso di desolante rovina, per l’idea di apocalittica distruzione che esso suggerisce (“Selinunte è metodicamente devastata”, disse Goethe di ritorno dal suo Sizilienreisen). Val la pena di riportare, a tal proposito l’opinione del critico d’arte J. Ruskin, il quale giudicò che i resti archeologici debbano essere lasciati così come sono, in quanto testimonianza di un divenire storico; il restauro di ripristino condurrebbe, infatti, alla proposizione di un modello artificioso dell’antico edificio, e ciò equivarrebbe alla sua distruzione. Se consideriamo poi l’esempio della discussa ricostruzione del tempio E, i dubbi aumentano, anche se, ovviamente, oggi non si ricommetterebbero gli errori che caratterizzarono quell’intervento. Ma forse l’errore è insito nell’idea stessa di anastilosi.E’ quanto paventò il grande archeologo senese Ranuccio Bianchi Bandinelli commentando il restauro del presunto tempio di Hera a Selinunte: “Si è alterato un paesaggio ormai classico sul quale sono state scritte pagine di alta poesia, un paesaggio che aveva un suo valore culturale così come esso era… La ricostruzione avrebbe potuto essere giustificata tutt’al più da un preciso interesse scientifico-archeologico, in modo che la perdita di un valore culturale fosse compensata dall’acquisizione di un altro”. Alla luce di questa autorevole opinione, penso che si debba ribadire, in linea generale, che ogni restauro deve essere esclusivamente di conservazione e non di ripristino. Ora, se nel caso del tempio G, qualche operazione di ripristino può essere ipotizzabile, essa dovrebbe riguardare la semplice ripresa di elementi architettonici crollati e di certa collocazione nel sito originario. E’ chiaro che tutto ciò non si può conseguire senza un attentissimo e scrupoloso studio particolereggiato cui si accompagni una ricostruzione grafica collegialmente discussa dagli esperti. Di ogni frammento, previ rilievi fotografici, si deve ricavare un preciso modello reale; l’opera di scavo dovrebbe portare alla liberazione della zona dell’ammasso di pietra per giungere al terreno vergine. Fatto questo, si dovrebbe operare un attentissimo studio architettonico e tecnico. Ecco, ritengo che solo a questo punto, sarebbe possibile dare il via alla anastilosi del tempio G che, senza dubbio, farebbe di Selinunte un complesso archeologico unico al mondo, più di quanto già non lo sia.
Io concordo con il progetto. Fin da bambino delle rovine di Selinunte quel che mi ha più affascinato sono stati proprio i templi ‘C’ ed ‘E’ parzialmente ricostruiti. Io estenderei il progetto a tutti gli edifici per i quali è facile procedere alla ricostruzione, anche parziale. Cosa sarebbe l’acropoli senza lo skyline caratterizzato dall’imponente prospetto dorico visibile a giro d’orizzonte da quando, negli anni ’20, fu rimesso in piedi? E dove sarebbe il ‘falso storico’ nel rappezzare eventualmente elementi mancanti? Forse è più autentico esporre porzioni di edificio, magare le più pregiate, come i fregi, nei musei? Vedo con piacere che anche l’arch. Tusa di mostra possibilista, salvo, e concordo, l’intervento dei massimi esperti del sito.
professor Calcara ma come si fa a tralasciare l’aspetto political/polemico della faccenda? Praticamente in situazioni di gravissima emergenza, di abbandono, di trascuratezza, di mancanza cronica di fondi, di un minimo di servizi integrati, spunta un giorno X presidenza della regione, della provincia, sindaco, autorità varie ed i loro derivati, lo scrittore/archeologo, si parla di esperti tedeschi, se ne escono con un progetto monumentale, di milioni di euro che arriveranno, quando appunto, per dirne una a caso, si è dovuti correre in corsa ai ripari per l’illuminazione serale dell’ingresso per chi andava a vedere le opere del ciclo “Teatri di Pietra”? E non ho calato “i carrichi di briscola”, come il famoso ponteggio, o il fatto che spesso basta farsi una passeggiata spiaggia spiaggia per entrare a sbafo al parco, o il ferro che arrugginendo comincia a spaccare le tracce del restauro del ’50?
Dopo anni non si parla più di questo progetto. Sia i favorevoli che i detrattori hanno validi argomenti, io sarei favorevole all’anastilosi perché anche se consapevole che alla fine, molte parti saranno nuove quindi fasulle dal momento che i pezzi mancanti sono troppi, è anche vero che più passa il tempo e più gli agenti atmosferici dilagano le pietre. Tra un po’ ci saranno solo Quattro pietre informi e delle forme architettoniche e decorative non resterà più traccia. E siccome anche il partenone è in gran parte fasullo, così come il campanile di s.Marco, la cattedrale di Noto, la cattedrale di Assisi, la città di l’Aquila quando sarà ricostruita, le cattedrali tedesche etc etc, tanto vale conservare (possibilmente in piedi) quel poco che rimane di autentico anche se integrato con le parti nuove. La ricostruzione si è sempre fatta in architettura e oggi la tecnica del restauro permette di realizzare opere pazzesche rispetto al passato. Ripeto, meglio un tempio maestoso e quasi falso che porta anche soldi e turismo che autentiche pietre informe destinate allo sbriciolamento.