In riferimento all’articolo comparso sul Giornale di Sicilia “Le scolaresche disertano l’incontro con il pentito”, a firma di Umberto Lucentini, mi preme sottolineare quanto segue:
- innanzi tutto tengo a ribadire che il termine “pentito” è bene usarlo solo per figure nobili, come quelle, tracciate dal Manzoni, dell’Innominato e di fra’ Cristoforo
- “educare” significa condurre qualcuno verso qualcosa, cosa che può fare solo chi è qualificato a farlo
- nessuno mi ha fatto richiesta di essere autorizzato a partecipare all’incontro, ne è vero che il Sindaco mi abbia interpellato
- il presidente dell’Associazione antiraket era stato da me informato circa le mie intenzioni, per cui poteva comportarsi di conseguenza
- da circa trent’anni svolgo attività per la formazione di una coscienza civile e democratica, ospitando nelle mie scuole tutti i campioni antimafia, tra cui Falcone e Borsellino
- l’ottimo giornalista Umberto Lucentini non dimostra nel suo articolo la professionalità e l’onestà intellettuale di sempre
Castelvetrano 20 gennaio 2011
Francesco Fiordaliso
AUTORE. Francesco Fiordaliso
Penso che sia da elogiare la coraggiosa iniziativa del Preside Fiordaliso, che si è schierato contro la vergogna del finto pentito calcara e del suo sponsor lucentini. Penso che è chiaro l’affare tra un finto pentito e un giornalista (peraltro scarso) uno inventa e chiacchiera l’altro scrive e vende libri e articoli incassando denari.
Salve prof. Fiordaliso,
sono padre di tre bambini che qualifiche mi servono per “educare” i miei figli?
Non crede che ad “educare” i suoi alunni avrebbe pensato Lei ed i suoi insegnanti non certo Calcara con comparsa una tantum?
Grazie.
caro ingoglia
non crede che Fiordaliso sia lì per decidere nel suo istituto cosa possa o non possa educare i figli che genitori consapevoli hanno affidato alla sua guida? O vogliamo sindacare anche questa libertà? Vuole decidere lei quali sono le attività degne? Lei con le sue “qualifiche non qualifiche”? Ah, quanto sarebbe bello, oggi, proprio oggi, riprendere il coraggio di un certo Sciascia e stigmatizzare certi professionisti dell’antimafia che davvero campano di indotto!
e poi si guardi il video… .ammazza che “educazione”, che cosa educativaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa….
Concordo pienamente col preside Fuiordaliso e spiace che una cattiva e interessata (dis)informazione abbia fatto passare il messaggio di una città e di una comunità scolastica indifferente a certe problematiche. Credo che si faccia più legalità e antimafia agendo con serietà e puntiglio nel quotidiano piuttosto che partecipando a certe squallide passarelle, come quella di ieri il cui epilogo è stato davvero mortificante.
Davvero c’è da riprendere in mano il coraggioso articolo di Sciascia sui professionisti dell’antimafia.
Caro Gufo se proprio deve dare voce al preside Fiordaliso, a cui le mie domande sono indirizzate, perche’ non entra nel merito delle stesse invece di divagare con inutili e anonimi moralismi?
Se non ha compreso (come credo) il contenuto delle stesse in RELAZIONE alla mancata presenza dei giovani all’incontro (e SOLO a quello) con piacere la delucidero’ in maniera meno criptica.
Io non voglio sindacare le liberta’ del preside Fiordaliso (che reputo persona all’altezza ma non infallibile) ma forse lei le mie.
Che ne sa lei delle mie qualifiche non qualifiche?
La mia unica qualifica, in questo spazio, si chiama liberta’ d’espressione.
E mi sento cosi’ libero che ci metto nome e cognome.
Meglio che legga un po’ a ritroso i miei interventi su Calcara (ho commentato anche il video); pero’ essendo Gufo e quindi animale notturno forse ancora e’ un po’ assonnato.
Saluti.
Nel comunicato diffuso dal preside si legge ” ho rifiutato, dopo essermi consultato con i miei collaboratori, di consentire che i miei studenti partecipassero all’incontro”. Nella Scuola i collaboratori del dirigente non hanno funzione consultiva, ma sono persone dallo stesso nominate per coadiuvarlo. Credo che in questi casi il dirigente sia tenuto ad investire della decisione gli organi collegiali della scuola, fatta salva la sua facoltà di autorizzazione. Ma ciò non è accaduto, inficiando così il rispetto delle regole che sta a fondamento del principio stesso di legalità e democrazia.
campare di indotto è sempre facile… anche lo sciacallo è un animale notturno? W Sciascia. W I siciliani onesti. W i presidi coraggiosi!
Giusto per chiarire ai non addetti quali sono i compiti dei “collaboratori” del dirigente vi invito a leggere qui
http://www.liceomagistralecastelvetrano.it/pdf/nomina_collaboratori_10_11.pdf
Ora, se i collaboratori non esercitano funzione consultiva, insieme a chi il preside ha preso la sua decsione?
Rispetto Sciascia come scrittore, come politico non troppo. Non metto mai nessuno su di un piedistallo guardandolo dal basso. Preferisco un critico e rispettoso confronto vis a vis ad uno sterile referenzialismo e questo me lo hanno insegnato, guarda un po’, proprio a scuola.
Sciascia aveva lanciato una riflessione sull’arbitrio, sul rischio che si creassero centri di potere, sull’intoccabilità dell’antimafia e fu isolato.
Il suo discorso toccava una situazione metasticamente in grembo all'”antimafia” che non l’antimafia per se. Borsellino lo capi’.
Dimenticate di dire che, oltre ai soliti paraculo, Sciascia fu anche molto criticato da chi invece l’antimafia la faceva sul serio rischiando di essere e finendo poi anche fisicamente (e solo questo) ammazzati.
Tirare in ballo Sciascia per Calcara al Selinus mi sembra smisurato. Comunque…
Il mio succo e’ che si poteva andare ad ascoltare criticamente Calcara (ma non solo lui) e non per questo credere in tutto quello che avrebbe detto.
I professori in classe avrebbero poi utilizzato il materiale per farne una bella lezione di antimafia e se alla fine avrebbero chiamato Calcara un finto ed ipocrita pentito ci si era almeno arrivati dopo un percorso d’analisi e non giudicando a priori i contenuti della discussione.
Pero’ della sua falsita’ nessun giovane e’ andato a chiederne conto a Calcara e cosi’ successe che nessuno ha risposto ai molteplici quesiti che tutti, anche i giovani studenti “forzatamente” assenteisti, si pongono poi qui su questo spazio.
Giuseppe…
una giovane praticante avvocato ha chiesto la parola appunto per fare chiarezza sulla figura del Calcara e di quanto possa considerarsi una persona attendibile.
E’ stata liquidata, in maniera poco elegante, dal procuratore Ingroia, dicendo che l’incontro non era organizzato per fare un processo a Calcara!
mmm capisco.
Concordo che i comizi a senso unico senza confronto non servono a molto.
Bisognerebbe chiederlo ad Ingroia il motivo del paletto.
Chissa’ se Umberto Lucentini ne ha voglia.
Mi sento completamente d’accordo con Giuseppe Ingoglia e sposo le sue osservazioni. Come dice lui “si poteva andare ad ascoltare criticamente Calcara (ma non solo lui) e non per questo credere in tutto quello che avrebbe detto…”. In queste parole si racchiude il mio pensiero! Purtroppo ci si sta abituando troppo all’idea che tutto quello che ci viene detto e somministrato deve essere automaticamente inglobato senza fare nessun tipo di selezione. Ed invece esiste anche la possibilità di discernere da quello che ci viene detto e in questo i giovani sono più bravi di noi adulti. Ma ai giovani non è stato concessa questa facoltà! E perchè? Per un arbitrio, o meglio, per un “abuso” etico-professionale che il brillantissimo utente del forum PROF ci ha spiegato magnificamente…
Ma scusate, in questo modo, visto che il vaglio critico si può esercitare su tutto, la scuola verrebbe sommersa da relazioni di ex borseggiatori, di spogliarelliste pentite, di contraffattori di borse griffate… insomma: l’anno scolastico sarebbe trasformato in una bolgia di ex o di pro e contro… tanto gli studenti hanno il vaglio critico!!!!! Per favore: siamo seri! Io penso che sia perfettamente legittimo che un educatore non ritenga utile nè degno nè proficuo mandare una intera scolaresca a sorbirsi quel pippotto sgrammaticato e delirante che si vede chiaramente nel video! O no?
…”la scuola verrebbe sommersa da relazioni di ex borseggiatori, di spogliarelliste pentite, di contraffattori di borse griffate… insomma: l’anno scolastico sarebbe trasformato in una bolgia di ex o di pro e contro”…
esempio di puro nonsense.
Omertà non è solo non dire, ma anche non voler sentire. E nel caso di giovani studenti, la responsabilità è di chi ha il dovere, didattico e morale, di far crescere una coscienza critica che permetta loro di “far domande”, “chiedere il perché”, una pratica nobile e liberatoria, necessaria specialmente nella nostra terra. L’amarezza del procuratore Ingroia deve essere la nostra amarezza.
Non mi risulta che nel nostro territorio le piaghe sociali siano riconducibili a ex borseggiatori, a spogliarelliste pentite o a contraffattori di borse griffate…Pertanto mi sfugge il motivo per cui le scuole debbano occuparsente…
Mi sfugge il motivo per cui le scuole debbano per forza sposare l’attendibilità di un pentito che per il 50% è consoiderato in maniera a dir poco pittoresca dai Giudici (giudicanti!),…. Cfr. una miriade di sentenze.
Sono più che convinto che il preside Fiordaliso abbia agito in assoluta buona fede di uomo di grande cultura, ottimo educatore e di grande sensibilià umana. Ma purtroppo errare è umano, come da insegnamento dei nostri saggi avi latini, e anche se in assoluta buonafede, l’errore è possibile.
Sean Conery in un suo famoso film dice una frase che è un po’ una lezione di vita per tutta l’umanità: “Se vuoi combattere il tuo nemico, devi conoscerlo”, mettere la testa sotto la sabbia non ha alcun senso.
Ascoltare, si sarebbe dovuto innanzitutto ascoltare quella persona che viene apprezzata da alcuni e invece disprezzata da altri, ascoltare ciò che aveva da dire perchè la comunicazione è alla base del nostro essere società civile. Dopo la platea avrebbe potuto esprimere il proprio dissenso, allora si sarebbe potuta dare una motivazione a non stare da quella parte a dire che il pentito non aveva convinto nessuno e non era attendibile.
Il pubblico avrebbe potuto dare anche la propria approvazione a chi invece rischia la vita quotidianamente nella lotta contro la mafia, ritengo che queste persone abbiano anche bisogno del nostro incoraggiamento, e trovarsi davanti ad una platea deserta deve essere demotivante nonchè mortificante.
In base alla logica che ha tenuto lontani anche gran parte degli organi di stampa locali (non dimentichiamo che nella nostra città ci sono due emittenti radio ed una televisiva), quando criminali del calibro di Bin Laden emanano dei comunicati, questi si dovrebbero boicottare non rendendoli noti alla pubblica opinione, invece non è così e lo leggiamo tutti i giorni sui giornali o lo sentiamo in televisione, bisogna fare leva sugli errori del “nemico” per potere agire sulle coscienze.
Nel recente passato ho visto spalti stracolmi di studenti e non, davanti a manifestazioni di ex terroristi non pentiti, ho sentito fischi ed insulti nei confronti di questi criminali, ma non nella nostra città purtroppo, guardandomi intorno invece mi sembra di vivere in un altro pianeta.
Bisogna conoscere la notte per potere fare la distinzione con il giorno, bisogna conoscere la fame per potere apprezzare il benessere, bisogna conoscere il male per potere osannare il bene.
Ognuno dica la sua ma a mio avviso la nostra città ha perso una grande occasione di democrazia per il rilancio della propria immagine.
@Gufo
Nessuno ha parlato di sposare forzatamente l’attendibilita’ di Calcara.
VARESE NEWS
Educazione alla legalità: ma dove? ma quando?
Pubblicato il 21 gennaio 2011
Risultato: sala vuota per Borsellino a Castelvetrano, paese del boss Messina Denaro, due giorni fa.
Niente lezione di “legalità” per gli allievi degli istituti superiori di Castelvetrano, in Sicilia, nella cittadina che mezzo secolo fa diventò famosa per l’uccisione del bandito Giuliano.
All’incontro organizzato dal sindaco, alla presenza del procuratore Ingroia, il giornalista Giacomo Di Girolamo, con il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, ha presentato “L’Invisibile”, un libro sulla vita di Matteo Messina Denaro. Sotto il palco sette vecchietti, due ragazzi dell’Associazione antiracket e basta!
I presidi hanno ritenuto di non far partecipare all’incontro gli studenti delle superiori. Una decisione poco comprensibile.
Ma la scuola non è (era) educazione alla vita, se non vita stessa? Una mattinata in ricordo del giudice Paolo Borsellino, nella città di Matteo Messina Denaro, non è forse una lezione di vita per gli studenti?
Invece, tutti in classe! Magari ad ascoltare una bella lezione teorica sulla cittadinanza?
Le giustificazioni del preside del liceo classico di Castelvetrano? Vincenzo Calcara è un personaggio discusso, pertanto, né lui, né il giornalista, né un procuratore, hanno nulla da insegnare ai giovani. “Per questo ho rifiutato di consentire, dopo essermi consultato con i miei collaboratori, che i miei studenti – del classico, dello scientifico e del pedagogico – partecipassero all’incontro” dice il preside.
Ma non erano i docenti e gli educatori corresponsabili, dopo e con la famiglia, dell’educazione e dell’istruzione dei ragazzi? E questi sarebbero i modelli di cittadini da offrire ai giovani?
Diffidenza. Paura. Conformismo. Acquiescenza. Magari solo appiattimento verso i poteri forti…
E un’altra occasione persa, peccato (o vergogna!).
Grande Filippo Marino! La tua visione delle cose è perfetta!
Filippo, le tue argomentazioni sono certamente serie, ma consentimi, un pò ingenue.
Non offenderti, tu sarai certamente in buonissima fede ma non ti sei reso conto in che contingenza giuridica viviamo, pensi che avrebbero consentito a qualcuno come te , libero cittadino, di alzarti, di chiedere la parola e serenemente esprimere un tuo parere o tue perplessità sull’evento e, qualora tu ne avessi elementi,sull’attendibilità di calcara? Una giovane avvocato ha chiesto la parola e dopo meno di un minuto è stata bloccata: STAVA LEGGENDO ALCUNE SENTENZE DI GIUDICI ITALIANI CHE STABILISCONO CHIARAMENTE CHE CALCARA è UN FINTO PENTITO. Che senso ha far testimoniare uno che è dimostrato non essere mai stato in contatto con mafiosi veri ma che ha accusato solo persone rivelatesi estranee ed innocenti da numerose sentenze, le stesse che la giovane avvocato stava velocamente sintetizzando? Perchè è stata cacciata per me è evidente. Forse si nasconde che calcara doveva scontare 15 anni e così è uscito dal carcere…Certi eventi servono solo per buttare fango? saluti
Scusa Nicola ma a buttare fango su cosa o chi?
Mi pare che il fango, leggendo molti articoli di stamane, sia arrivato dopo l’assenteismo forzato degli studenti, non credi?
Nicola, è probabile che la mia visione del tutto sia stata un po’ ingenua, ma ribadisco di aver visto tanta gente ascoltare ex terroristi con le mani ancora sporche di sangue, per poi fischiarli ed insultarli, ingenui anche questi?
Chi ha reso Calcara, su cui non voglio minimamente soffermarmi visto che i tribunali della Repubblica hanno già fatto il loro lavoro, star della giornata sono stati proprio coloro che non sono andati all’incontro puntando contro di lui il dito,dimenticando che sul palco erano presenti giganti come il procuratore aggiunto Ingroia al cui confronto Calcara è solamente una frazione d’ombra. Che colpa ha avuto costui per trovare vuota la platea?
Non dimentichiamo che la superbia viene considerata peccato capitale e a mio avviso in questa occasione si è peccato in tal senso. Sono desolato ed indignato per la giovane avvocatessa che in qualità di cittadino aveva a mio avviso tutto il diritto di esprimere i propri dubbi ed i propri interrogativi. Ma due torti non fanno una ragione, e mentre si discute sul pentito ( o presunto tale) Calcara, l anostra città è finita nuovamente nel mirino dei giornali e della cultura nazionale (ho anche letto del fattaccio anche sul mediavideo arrossendo di vergogna).
In riferimento alle notizie di stampa che mi riguardano, mi corre l’obbligo, a onor del vero, di precisare quanto segue:
• Come risulta dall’articolo comparso su “Antimafia duemila”, l’incontro è stato organizzato per soddisfare il desiderio di Vincenzo Calcara di incontrare gli studenti di Castelvetrano e non per celebrare l’anniversario della nascita di Paolo Borsellino (illuminante è in proposito la totale assenza delle forze dell’ordine, ignare dell’evento);
• Ho ritenuto nient’affatto utile né educativo che i miei studenti partecipassero all’incontro, perché ritengo che i collaboratori di giustizia, senz’altro utili per le indagini, non abbiano niente da insegnare, né possono sedere in cattedra, decisione condivisa pienamente dal Consiglio d’Istituto,
(allegato n. 1);
• Comunque, non ho impedito ad alcuno di partecipare al convegno, anche perché nessuna richiesta in tal senso mi è pervenuta;
• Il mio impegno sul terreno dell’educazione alla legalità è testimoniato dai titoli di cavaliere e commendatore, conferitimi da Scalfaro nel 1996 e da Ciampi nel 2006, dal premio Francesco De Sanctis del Centro Pannunzio di Torino e dai molteplici attestati di solidarietà pervenutimi in occasione dei diversi attentati subiti, l’ultimo dei quali risale a fine maggio 2010, dopo il corteo e il convegno da me organizzati per ricordare la strage di Capaci (allegato n. 2);
• Se per difendere un delinquente, qual è stato Calcara, si vuole offendere chi ha fatto dell’antimafia uno stile educativo e una scelta di vita, con il segreto proposito di farlo demordere, non si è capito che come ho resistito in trent’anni di attività educativa per la formazione di una coscienza civile e democratica delle nuove generazioni ad attentati e a dileggi (“preside antimafia” mi chiamavano) così continuerò imperterrito sulla mia strada, superando l’amarezza che provo per la malevolenza di alcuni e l’incomprensione di molti.
Francesco Fiordaliso
COMUNICATO STAMPA
Il consiglio d’istituto, il personale docente e non docente, gli alunni del liceo classico “g. Pantaleo”, del liceo delle scienze umane “g. Gentile” e del liceo scientifico “m. Cipolla” di castelvetrano esprimono totale solidarieta’ al dirigente scolastico francesco fiordaliso contro gli attacchi piu’ o meno velati della pseudo societa’ moralizzatrice e buonista e di qualche organo di stampa su cui si nutre qualche dubbio sulla “mission” socialmente educativa che pur dovrebbe svolgere, e ribadiscono con forza che i modelli educativi possono esclusivamente essere rappresentati da persone oneste e laboriose, tra cui rientra indubbiamente il dott. Ingroia che pure muove qualche critica, che hanno certamente apportato un contributo costruttivo alla societa’ civile e non presunti ex delinquenti che hanno procurato danni sociali e che paradossalmente, in uno stato di “diritto” sono mantenuti con i contributi di quelle persone oneste e laboriose di cui sopra.
Tutto cio’ al fine di voler contribuire a deviare il percorso di una societa’ decadente in cui si mistificano i personaggi spazzatura pubblicizzati dai mass media e si tende a creare artatamente confusione su quelli che dovrebbero essere i veri eterni valori su cui e’ stata costruita e si fonda la societa’ civilizzata.
INTRODUZIONE ANUARIO LOGOI N. 6
Quest’anno scolastico si è concluso con un episodio che ha turbato la nostra serenità, ma che dimostra, in tutta la sua crudezza, come la nostra azione educativa sia incisiva in un territorio dominato dalla mafia e dalla mafiosità, dove non si muove foglia che Matteo Messina Denaro non voglia.
Chi non conosce la realtà di questo piccolo paese non può capire l’invasività della mafia, che non si cura solo degli interessi economici, come fa altrove, ma vuole anche avere il dominio su tutti e su tutto, con una presenza capillare in vasti settori della vita pubblica e privata. Può succedere solo qui che professionisti dell’educazione vengano intercettati mentre si lasciano andare in espressioni di stima e ammirazione nei confronti della primula rossa della mafia. Può succedere solo qui, dove, non a caso, la mafia ha inscenato la morte del famigerato bandito Giuliano, che vengano uccisi i sindaci o sequestrati potenti considerati altrove intoccabili, come l’esattore Corleo, suocero di uno dei potenti cugini Salvo. Può succedere solo qui che ai funerali di Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, partecipi quasi tutta la città senza un minimo senso di vergogna. Può succedere solo qui che i rampolli dei mafiosi facciano il bello e il cattivo tempo a scuola senza che nessuno osi contrastarli. Qui la mafia va in doppio petto, frequenta i circoli e i salotti buoni, è osannata e riverita, esercita il potere economico senza trascurare di mantenere stretti addentellati anche con il mondo politico e con la società che conta. Qui chi si oppone viene dileggiato, “sparlato”, equivocato, isolato.
Ricordo il lontano 1992, l’anno delle stragi, quando, prima nel febbraio, poi a maggio, mi bruciarono la scuola e l’autovettura, solo perché portavo avanti l’educazione alla legalità senza piegarmi a chi mi chiedeva di “allinearmi”, colpevole di organizzare dibattiti a scuola con personaggi non graditi, come il giudice Carlo Palermo, ritornato in provincia per la prima volta dopo l’attentato di Pizzolungo, o i procuratori Falcone e Borsellino. Mi chiamavano, ironicamente, “preside antimafia”, quando l’antimafia a scuola non era ancora di moda, ma veniva considerata pericolosa perché “si nuoceva il cane che dorme”. Ma io, sin da ragazzo, avevo scelto la strada dell’impegno e del servizio per contrastare l’ingiustizia sociale e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Formatomi in azione cattolica, ero solito divorare i libri sulla vita dei santi che il mio buon assistente spirituale mi forniva, gli unici, d’altronde, che avevo a disposizione. Sulla scorta del loro esempio ho pensato di fare il missionario per aiutare i lebbrosi e coloro che morivano di fame in terra d’Africa o nel Mato Grosso. Crescendo, però, ho capito che i poveri li abbiamo anche qui fra noi, per cui, laureatomi, ho scelto di restare qui, nella nostra terra, per dare una mano a coloro che lottavano per il riscatto della Sicilia, in attesa di vincere i concorsi a cattedra, piuttosto che andare al nord, alla ricerca facile di un incarico, che allora non si negava a nessuno, per traghettare, dopo alcuni anni di insegnamento, nei ruoli della scuola. Una scelta che mi ha portato a lottare con Danilo Dolci per le strade e per le dighe, con don Antonio Riboldi per la ricostruzione del Belice, con il senatore Ludovico Corrao per la rinascita culturale delle zone terremotate. Chiusa la parentesi di un impegno politico, che si è rivelato falso e illusorio, mi sono dedicato totalmente alla missione di favorire la formazione di una coscienza civile e democratica tra le nuove generazioni, prima come docente, poi come preside, sino a quando, nel “92, non ho sentito sul mio collo l’alito puzzolente e disgustoso della mafia. Anche allora vi fu una serie di episodi (la targa della scuola divelta e spezzata in due, la telefonata minacciosa a mia madre, la gallina infilzata alla cancellata della scuola, il cerone dietro la porta di casa) che furono giudicati “ragazzate”, sino a quando la notte del 16 maggio la mia alfa rossa fiammante, posteggiata sottocasa perché l’indomani sarei dovuto andare in una scuola di Piazza Armerina per un dibattito sulla mafia, non divenne fiammeggiante. La bottiglia con il residuo del liquido infiammabile usato lasciata a pochi passi di distanza non lasciava alcun dubbio sulla causa dell’incendio e dava anche una paternità alle “ragazzate” precedenti. Ricordo che mio figlio,appena quindicenne, si slanciò per andare a spegnere l’incendio della sua macchina (l’avevo acquistata perché era piaciuta a lui), trattenuto a stento da mia moglie. Ricordo che i condomini, oltre a chiedermi di ripristinare a mie spese il prospetto deturpato dalle fiamme, posteggiavano le loro vetture lontano da quella di mia moglie, a scanso di ogni rischio, che i colleghi, con cui ero solito andare a Trapani o a Palermo per le riunioni, non furono più disponibili a viaggiare con me, che i miei cognati, con cui dividevo la villetta per l’estate, rinunciarono alla villeggiatura. Mi sentivo un appestato, accusato di smania di protagonismo da una parte, di chissà cosa dall’altra. Una situazione che si è protratta sino a quando si è presentata l’occasione di assumere la presidenza del Liceo Ballatore di Mazara del Vallo, dove sono stato in esilio volontario per allentare una pressione che rischiava di diventare una sfida personale tra me e qualche mafioso. Sono ritornato, dopo dieci anni, perché il mio cuore non aveva retto e gli acciacchi non mi consentivano di viaggiare, ma anche perché, se non soprattutto, ero orgoglioso di assumere la guida di questo glorioso istituto, che ingloba il Liceo Classico “Giovanni Pantaleo” e il Liceo delle Scienze Umane “Giovanni Gentile”, dove ho concluso i miei studi liceali.
Mi sono, sin dall’inizio, prefisso di operare con discrezione, di evitare ogni forma di visibilità, rifiutando interviste e passerelle, delegando a rappresentarmi nelle varie manifestazioni il prof. Lillo Giorgi, mio prezioso collaboratore, anch’egli vittima di un grave gesto intimidatorio per l’attività di contrasto portata avanti contro la mafia nella sua qualità di vicesindaco. Ma non potevo, né volevo, rinunciare all’educazione alla legalità, sempre portata avanti da me, prima da docente e, poi, da preside, sin dai lontani anni ottanta del secolo scorso. Così ogni anno ho avviato le attività didattiche con una “lectio magistralis” sulla legalità, ho organizzato, poi, un convegno su una tematica specifica sul problema della mafia, in occasione dell’anniversario della nascita del magistrato Luca Crescente, ex allievo del Classico, ho ricordato, infine, la strage di Capaci con una tavola rotonda e una messa, una delle quali è stata celebrata dal compianto cardinale Pappalardo.
Quest’anno, dopo tanti magistrati, la “lectio magistralis” è stata tenuta da Rita Borsellino, il convegno del 15 gennaio ha affrontato il problema della “Mafia nel carrello”, riferendoci, in modo particolare alla città mercato costruita da Grigoli come un monumento alla superpotenza di Matteo Messina Denaro, la tavola rotonda per l’anniversario della strage di Capaci ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell’europarlamentare Rosario Crocetta, già sindaco di Gela, e del sen. Giuseppe Lumia, già presidente della Commissione parlamentare antimafia, i quali, per non smentirsi, hanno parlato senza peli sulla lingua. Quest’ultimo, soprattutto, nel suo vibrante intervento, ha disegnato la rete di potere, affari e collusioni criminali di Matteo Messina Denaro, ponendo l’accento sulla negatività della sua presenza nel territorio e usando provocatoriamente nei suoi confronti pesanti espressioni per distruggere l’icona di eroe negativo diffusa nell’immaginario collettivo. Gli studenti con uno scrosciante applauso hanno espresso la loro chiara e netta approvazione al discorso, suscitando il fastidio in alcuni volti poco noti, mai visti prima. “Questo – ha dichiarato il sen. Lumia – ha dato molto fastidio alla mafia. È stata un’iniziativa di grande qualità educativa, in un contesto scolastico preparato e progettuale che rifiuta l’omertà e si impegna contro la mafia”.
Avevo fatto affiggere sui due lati del totem che troneggia davanti al Liceo Classico e che solitamente uso per propagandare le varie iniziative un megamanifesto di m..5.60×2.60 che ritraeva i due magistrati Falcone e Borsellino sorridenti, mentre conversavano tra di loro, con l’intenzione di lasciarlo lì tutta l’estate a significare la presenza di una società civile che non aveva nulla a spartire con la mafia. Per la verità avevo, in precedenza, pensato di fare stampare la foto segnaletica di Matteo Messina Denaro con sotto la scritta “wanted”, ma non ho trovato nessuna tipografia disponibile a stamparla, per cui ero stato costretto a riprodurla in fotocopie.
La notte successiva il manifesto è misteriosamente scomparso, senza che a terra o nei dintorni fosse possibile rinvenirne alcuna traccia. Non era mai successo che un nostro manifesto venisse strappato! In un comunicato stampa i docenti, condannando gli autori del vile gesto, così si esprimevano: “Costoro, a prescindere dal fatto che l’azione sia stata compiuta con dolo o per insulsa idiozia, hanno dimostrato di non rispettare quanti rappresentano la legalità e l’antimafiosità proprie della Sicilia sana che nulla ha da spartire con i fenomeni di criminalità che tanto hanno martoriato e purtroppo continuano a martoriare la nostra isola ed il nostro territorio. L’aver fatto sparire quel manifesto, con le immagini dei giudici Falcone e Borsellino, è certamente da condannare anche se a compierlo sono stati dei balordi, utile humus della mafia che, prima del territorio, riesce a dominare le coscienze di taluni. Siamo certi – conclude il comunicato – che si sta velocemente avvicinando il giorno in cui Castelvetrano e la provincia di Trapani non saranno più associate al nome di Matteo Messina Denaro”. Gli episodi successivi di cui ha parlato la stampa (il danneggiamento delle statue in gesso di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e del pannello con le loro effigi allo stadio) sono emblematici di una strategia che solo una mente sottile, come quella di Matteo Messina Denaro, sa utilizzare, come più volte, in varie occasioni, ha dimostrato. La tendenza a minimizzare non serve, mentre è più utile mostrare una coscienza vigile e attenta. Ricordo che Maurizio Costanzo superò la mia resistenza a partecipare al suo show, dicendomi che la visibilità in casi simili al mio garantiva la sopravvivenza, perché la mafia colpisce coloro che restano isolati. Perciò ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno voluto nobilmente farmi pervenire la loro solidarietà, quando, a seguito della scomparsa del manifesto raffigurante Falcone e Borsellino, è stata rinvenuta sul tavolo della portineria del Liceo Classico una busta a me indirizzata con una cartuccia di fucile. “Non si può non notare – si legge nel comunicato stampa dei docenti – che questo esplicito attacco al dirigente scolastico costituisce un attacco alla scuola tutta ed alla sua attività formativa improntata al rispetto della legalità ed all’antimafiosità proprie della Sicilia sana, la quale nulla ha da spartire con i fenomeni di criminalità che tanto hanno martoriato e purtroppo continuano a martoriare la nostra isola ed il nostro territorio. La Castelvetrano rispettosa della legalità deve fare scudo contro questi atti intimidatori i cui esecutori e mandanti dovrebbero essere al più presto scoperti e puniti. Castelvetrano deve essere ricordata per le grandi iniziative culturali, molte delle quali nate per impulso del preside Fiordaliso, e non per queste azioni meschine che rischiano di continuare a fare del territorio un utile humus della mafia la quale riesce ancora a procurarsi insulsa manovalanza e perfino a dominare le coscienze di taluni”. Mi sono pervenuti attestati di solidarietà da parte del Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, dell’ex Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, dei Sindaci di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, dei Presidenti del Consiglio, della Confidustria, del Presidio di Libera e del Movimento Federalista Europeo della provincia di Trapani, del Centro Pannunzio di Torino, del Centro Pio La Torre di Palermo, dell’ASASI (Associazione Scuole Autonome Sicilia), del Centro Internazionale “Giovanni Gentile”, del CRESM, della Scuola di Teatro, Cinema e Danza “Ferruccio Centonze” del Teatro Selinus, del Consiglio d’Istituto, della FIDAPA e della FILDIS, del Lions, del Vice Sindaco, dell’Assessore alle Pari Opportunità, del Presidente della Commissione alle Pari Opportunità, dei consiglieri Rino Chiovo, Pasquale Calamia, Carlo Cascio del Comune di Castelvetrano, del consigliere provinciale Marco Campagna, del sen. Ludovico Corrao, dell’on. Vito Li Causi, del giudice Benedetto Giaimo, dei giornalisti Paolo Rumiz de “La Repubblica”, Antonino Bencivinni di “Kleos”, Max Firreri e Mariano Pace del “Giornale di Sicilia”, Margherita Leggio de “La Sicilia”, delle scrittrici Gabriella De Fina e Leda Melluso, dei presidi Giovanni Lombardo, Vito Ingrasciotta. Nella Cusumano, Nino Accardo, Grazia Vivona Marchese, Gaetano Calcara, Vito Tibaudo, Leonardo Chiara, di tanti docenti e studenti del Liceo Classico “G.Pantaleo”, del Liceo delle Scienze Umane “Giovanni Gentile”, del Liceo Scientifico “Michele Cipolla”, di tantissimi altri, tra cui gli accademici Hervè Cavallera dell’Università di Lecce, Giovanni Cavallera dell’Università di Firenze, Gaspare Falsitta dell’Università di Pavia, Andrea Ungari della LUISS di Roma, Giuseppe Modica, Alessandro Musco, Piero Di Giorgi, Ivan Angelo e Giacomo Bonagiuso dell’Università di Palermo, Valerio Marucci dell’Università del Salento, Guido Laj della III Università di Roma, Lino Di Stefano di Frosinone, Franco Borghi del presidio Libera di Cento, Giovanni Falcetta di Crema, Rosario Di Bella, Marilù Gambino, Fede Amari, gli avvocati Nino Marino, Franco Messina, Tancredi Bongiorno e Victor Di Maria, la Segretaria del Circolo “G.Impastato” di Castelvetrano, don Baldassare Meli, Gaspare Agate, Baldassare Genova, Giuseppe Ingoglia, Gianfranco Becchina Nino e Graziella Gancitano, Anna Gelsomino, Lillo Giorgi, Rosaria Giardina, Paride Sinacori ecc.ecc, i cui testi si possono leggere sul sito dell’Istituto http://www.liceomagistralecastelvetrano.it
Francesco Fiodaliso
Preside Fiordaliso,
nonostante opinioni diverse riguardo l’incontro con Calcara nessuno di chi si e’ confrontato su questo spazio ha mai con nessuna parola messo in dubbio o negato il suo lavoro ed il suo impegno nell’ambito dell’antimafia nella stessa maniera di chi questa la intendeva piu’ incisiva: “un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni”.
Lei, la sua azione assieme a quella degli studenti, le personalita’ che in tutti questi anni ne sono rimasti coinvolti e chi per altre vie imperterrito combatte il sistema mafioso sono quella “boccata d’aria fresca” che tutti gli onesti siciliani aspettano, chi fiduciosamente e chi chimericamente, ancora di respirare.
Io aspetto fiducioso e nel frattempo nel mio piccolo, anche se non in prima linea, “conduco” i miei figli per la strada della legalita’ e del rispetto senza coppola, infondendo nel loro cuore l’amore che mi tiene legato alla mia terra ed alla mia gente.
Concludendo, la saluto chiedendole pubblicamente venia del tono di stupida ed infantile sfida con cui le chiedevo conto delle “qualifiche” che mi sarebbero servite per “educare” i miei figli tergiversando sul soggetto a cui le sue parole erano indirizzate non certo, in quel contesto, ai genitori.
Preside Fiordaliso, la stimo e la ammiro tantissimo. Ha dato prova, ORA COME SEMPRE, di essere un uomo coraggioso nello svolgere il suo ruolo di educatore: nel combattere la mafia e qualunque suo maledetto tentacolo, e quindi anche finti pentiti e professionisti dell’antimafia (taluni pseudo giornalisti e politici di bassa lega). Ricordo che anche lo stesso Dott.Falcone, il Magistrato per ECCELLENZA, colui che rappresenta l’esempio di tutti come uomo delle Istituzioni dello Stato e meraviglioso siciliano amante vero della propria Terra, è stato coraggioso nello smentire un pentito entrando in contrapposizione con taluni che volevano usare la magistratura per fini non condivisibili. E forse non tutti ricordano: è stato accusato, sospettato, ostacolato, messo sotto inchiesta! Da gente che si chiama orlando, lumia e loro compari infimi giornalisti… lo hanno attaccato quando era in vita e che poi ha fatto leva sul suo ricordo dopo la tragica morte per sfruttarne l’immagine a loro vantaggio ( spacciandone l’amicizia!!) così come oggi taluni fanno pure con il Grande Magistrato Dott.Borsellino, magari quando era in vita neanche lo salutavano.. Per cui mi auguro che alte personalità e uomini coraggiosi come lei possano avere la grande considerazione ed il grande sostegno che meritano. Con stima
Solidarietà al Preside Francesco Fiordaliso per gli attacchi infondati e pretestuosi che ha dovuto subire. Con l’impegno che lo ha sempre contraddistinto ha fatto della Legalità e dell’Antimafia uno stile di vita. Ha reso il Liceo Classico di Castelvetrano, di cui ho l’onore di essere stato studente, un centro ricco d’iniziative culturali soprattutto nell’ambito della lotta alla mafia. Una delle pochissime realtà in cui la parola Antimafia ha formato tanti studenti che oggi pur studiando all’Università e vivendo fuori dal contesto cittadino, non dimenticano quei valori, quegli insegnamenti di libertà e quelle lunghe conferenze volute dal “nostro” Preside.
Rinnovando la mia stima per lei, la saluto cordialmente.