Vignettista per diversi giornali satirici, nel 1945 incontra Roberto Rossellini e collabora alla sceneggiatura di ‘Roma citta’ aperta’ e ‘Paisa”, considerate le prime pellicole del Neorealismo italiano. Debutta alla regia dirigendo assieme ad Alberto Lattuada ‘Luci del varieta” (1951), immalinconita ricognizione nell’universo dell’avanspettacolo. Con ‘I vitelloni’ (1953) Fellini rappresenta i profondi cambiamenti dell’Italia che si avviava verso l’industrializzazione.
Indiscusso successo di pubblico e di critica, il film gli frutta un Leone d’Oro a Venezia, oltre che la scoperta di attori del calibro di Alberto Sordi. La fama internazionale arriva con la limpida poesia de ‘La strada’ (1954) e l’intenso ‘Le notti di Cabiria’ (1957), che gli fanno vincere due Oscar per il miglior film straniero. Se ‘Il bidone’ (1955) e’ poco piu’ che una parentesi, ha caratura epocale ‘La dolce vita’ (1959), che fotografa gli anni del boom e del dominio democristiano con impietosa esattezza: entra in scena Marcello Mastroianni, che diverra’ l’attore preferito del cineasta.
La consacrazione di Fellini arriva con ‘8 e 1/2’ (1963), che gli garantisce un altro Oscar ed e’ considerato da molti il suo esito piu’ elevato. Nel 1993 arriva l’ultimo, il piu’ importante Oscar, quello alla carriera. Simbolo del cinema italiano del dopoguerra, che mostrava una realta’ cruda, ma spesso intessuta di poesia, definiva se stesso come ”un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo”.
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