Nella memoria di molti castelvetranesi la figura di Mamma Cicogna, ovvero Biagia Tuturino, è rimasta scolpita. Giovedì ricorre il 50° anniversario della sua scomparsa e la famiglia la ricorderà con una messa presso la chiesa Madre alle 18:00. Ma nell’esercizio della memoria la figura di Mamma Cicogna rappresenta un pezzo di storia della città. «Basta che chieda in giro ai più anziani e gli diranno chi era Biagia Tuturino», dice il figlio Baldo Licata, 72 anni, medico Anestesista.
Originaria di Camporeale, a 20 anni Biagia Tuturino divenne ostetrica, la più giovane in Italia e l’anno dopo vinse la seconda condotta ostetrica a Castelvetrano. «Mia mamma non prese mai un giorno di fiere – dice Baldo Licata – a noi figli che reclamavamo una vacanza, ci rispondeva sempre: “Se una donna mi cerca per poter partorire cosa le dico, che sono in villeggiatura?”. Nella casa Licata-Tuturino il giorno e la notte erano la stessa cosa: «Mia mamma chiamava le partorienti clienti – dice ancora il figlio – e il parto lo considerava la cosa più spontanea del mondo. Da qui l’accusa ai medici che chiamavano le mamme che dovevano partorire, pazienti».
Mamma Cicogna dedicò la sua vita alla professione sino alla morte. Anche la notte del terremoto del ’68 nel Belice riuscì a far partorire tre donne. «Il primo bambino nacque in una stalla – racconta il figlio Baldo – il secondo, invece, in una Fiat Multipla delle suore. Il terzo, una bambina, nacque in un vagone di treno». È un racconto appassionato quello che ancora oggi fanno della mamma i figli Baldo e Dorotea Maria. Una testimonianza che è memoria, nel 50° anniversario della morte di Mamma Cicogna.
Nella foto al centro Biagia Tuturino Biagia insieme ai figli Dorotea Maria (a destra) e Baldassare Licata (a sinistra).