Lo scorso 29 agosto, è andato in scena nel Sistema delle Piazze a Castelvetrano lo spettacolo “Clandestini”.
Una rappresentazione unica nel suo genere che ha visto in scena alcuni ragazzi somali ospiti della coop. “Insieme” che hanno interpretato il “Notre dame de paris” di Vicor Hugo assieme ai ragazzi della scuola di Teatro del “Selinus” di Castelvetrano.
Un progetto di integrazione culturale che parte proprio da Castelvetrano e che ha colpito positivamente gli spettatori. Queste le parole di Giuseppe Scozzari, presidente della cooperativa “Insieme”. Gli scatti fotografici sono di Alex Lo Grasso.
Tutti gli artisti sono stati eccezionali, e questo penso sia il valore aggiunto di una realtà Castelvetranese veramente competente, aperta e innovativa.
La libera interpretazione di Giacomo Bonagiuso ha immerso insieme le emozioni del diverso dello straniero di ieri, cinque secoli fa, e quello di oggi, nel cuore dello spettacolo erano intrise alla musica di Cocciante pezzi di cronaca “nera” di oggi e in maniera forte si evince che nulla è cambiato o poco.
Ma oltre le questioni di originalità, di messaggio, di professionalità vorrei che questo fosse un inizio di un lancio di un momento non più di Castelvetrano, ma di livello nazionale sulla questione migratoria e in particolare modo dei rifugiati e non nel solito stile, dibattiti tavole rotonde di cui siamo stufi, ma con l’arte.Naturalmente il dove è qui, nel nostro sistema delle piazze, con la compagnia teatrale, con gli operatori dei nostri centri di accoglienza e speriamo con la società civile, penso il tutto con un happening, un evento che attraverso l’arte lanci la riflessione su cosa significa essere rifugiato in Italia oggi.
Queste le parole del regista Giacomo Bonaiuso
Sono onorato del fatto che una intera piazza in festa abbia acclamato questi ragazzi; questi ragazzi, qualunque sia il colore della loro pelle, hanno mostrato che ‘insieme’ si possono vincere paure e fobie, nate dal disconoscimento.
L’altro può essere davvero una risorsa e una occasione in un tempo come il nostro fin troppo denso di virtualità e mancanza di responsabilità. Abbiamo lavorato fianco a fianco con storie drammatiche e abbiamo imparato che ogni tempo è un tempo degno della nostra opera. Clad Destini, per me, ha significato non solo un’opera popolare, ma una narrazione sublime
Ringrazio chi ha impegnato la propria estate per regalarci un momento come questo.
Bravissimi, emozioni uniche!!!
Guardo questo spettacolo dalla prima volta che è stato messo in scena dai ragazzi del Liceo Scientifico, sempre una grandissima emozione….bravi!!!!
Tutto bello e fantastico,
Non parliamo però del colore della pelle, solo menzionarlo lascia intendere che c’è il problema.
Diverso e’ parlare dell’integrazione senza confini propria della cittadinanza.
Un bel dire.
Diognene: mi consenta. Parliamo del colore. Altrocché. Vuol farmi credere che non avverte alcuna morsa di razzismo in questa Città? Neanche una? Suvvia… E allora parliamone… altrocché!