Roma, 26 settembre. Un’agenda rossa per resistere

Quasi duemila manifestanti hanno sfilato per le vie di Roma raggiungendo Piazza Navona.
Paolo vive!”, “fuori la mafia dallo Stato!”, “fuori Mancino dal Csm!”, sono stati alcuni degli slogan che hanno fatto da sottofondo al rosso delle agende sollevate in alto dai partecipanti, in ricordo dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, sparita dopo la strage del 1992 a Palermo.
Una manifestazione organizzata da Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, supportata da tanta gente comune ed un palco a disposizione di tutti.
Sono intervenuti in tanti per dire la propria sulla ricerca di una verità che è strettamente collegata al futuro del Paese, da Giulio Cavalli a Mario Recchia, organizzatore del meetup di Beppe Grillo di Roma.

Marco Travaglio, in collegamento telefonico, si chiede perché Berlusconi abbia percepito le indagini sulle stragi di mafia del ’92 e ’93 come cospirazione nei suoi confronti, “c’è forse un nesso tra lui e le stragi?”. Travaglio sottolinea inoltre come il controllo del Governo sulle trasmissioni televisive sia ancora più grave dell’editto bulgaro e “tutto perché ad Annozero è stato mostrato agli italiani ciò che all’estero sanno da tre mesi”.
Beppe Grillo, sempre telefonicamente, mette invece l’accento sul comportamento di coloro che avrebbero dovuto provvedere al transennamento di via D’amelio e non l’hanno fatto: “Sono colpevoli come chi ha messo l’esplosivo”.

Anna petrozzi, di Antimafiaduemila, sembra centrare il problema parlando della necessità di informarsi, per creare quella consapevolezza che non si affievolisce come l’emozione.
Brevi ma significativi anche gli interventi di Di Pietro, Sonia Alfano e Luigi De Magistris.
Il primo mette in risalto che il conflitto di interessi non è solo quello di Berlusconi: “Il vero conflitto di interessi sta dentro il Parlamento, dove una marea di persone cerca di fare i propri interessi, facendosi al mattino le leggi che gli serviranno il pomeriggio”. Parla anche dello scudo fiscale: “Sono soldi di provenienza illecita che il parlamento trasforma in reinvestimento. Chi approverà quella legge farà un’azione criminale”.

Sonia Alfano invece racconta di aver chiesto solidarietà a Napolitano, che però ha risposto: “Io non partecipo alle manifestazioni di partito”. Dal palco di piazza Navona l’eurodeputata indipendente dell’Idv non raccoglie l’invito fatto in precedenza dal Presidente della Repubblica a non portare in Europa le beghe interne del nostro Paese: “Se non avesse firmato il Lodo – dice Sonia Alfano – forse non saremmo arrivati a questo punto” e chiede a Napolitano almeno di tutelare quei magistrati che stanno indagando per fare luce sulle stragi del ’92 e ’93, come sicuramente avrebbe fatto Pertini.
Luigi De Magistris non esita a comunicare al Paese che per lui il suo programma politico è l’agenda rossa di Salvatore Borsellino: “Avete mai visto 15 secondi di Salvatore Borsellino nelle tv? Mai. Almeno in Europa ci ascoltano. Noi saremo lo strumento per chi in questo Paese ha sete di giustizia. E non ci fermeremo mai”.
Carlo Vulpio mette l’accento sulle responsabilità del Csm e di parte della magistratura per l’isolamento di Clementina Forleo e di Desirè di Geronimo, attaccata violentemente da Niki Vendola perché sta indagando su politici amici suoi.

Sale sul palco anche una ragazza di 14 anni, Cecilia, che dice di voler rimanere nel suo Paese, ma non a queste condizioni, senza libertà e democrazia. Mentre Martina, poco più grande, dopo aver conosciuto la storia di Paolo Borsellino, annuncia con grinta che farà il magistrato.
La piazza poi ascolta con molta attenzione le parole di Gioacchino Genchi che, col tricolore in una mano e un’agenda rossa nell’altra, parla dei sapienti tagli fatti alle intercettazioni, alla scuola e alle forze dell’ordine, che di fatto hanno indebolito la cultura della legalità e favorito la criminalità mafiosa.
Chiudono la manifestazione le parole di Salvatore Borsellino:
Ho il cuore pieno di gioia e sono contento che oggi ci siano così tante persone a ridarmi la speranza. Anche se io non ci sarò, sono sicuro che i giovani vedranno questa giustizia che io non potrò vedere… Io non posso pensare che mio fratello possa essere morto per un Paese che non è più retto dalla Costituzione. Un Paese in cui le leggi si fanno nella sala da pranzo di Arcore, o in altre camere di palazzo Grazioli. Io chiamo tutti voi a cambiare questa Italia di oggi e giuro che sarò sempre vicino a questi ragazzi per gridare insieme a loro verità e giustizia”.

Domani – continua Salvatore Borsellino – scriveranno che mi sono fatto strumentalizzare da Di Pietro. No. Sono io che sono venuto a strumentalizzare Di Pietro. E dico ad Antonio di liberare il suo partito da quelle scorie che ancora ci sono”.
Il fratello del giudice Borsellino dice di non dimenticare che nell’Idv c’è Leoluca Orlando, che era un amico di Paolo e ricorda anche che “era stato preparato un attentato per Paolo e per Di Pietro. Vorrà dire qualcosa?”.
Poi, parlando di Napolitano, dice che un presidente che firma il lodo Alfano di certo non sta difendendo la Costituzione e spera che non firmerà la legge sullo scudo fiscale, in realtà un riciclaggio di Stato. “Se lo Farà – aggiunge – io non so se potrò più chiamarlo Presidente”.
Tre parole, gridate da un Salvatore Borsellino visibilmente affaticato ma felice per il buon esito della manifestazione, chiudono la serata: resistere, resistere, resistere.
Sono le stesse parole che pronunciò Francesco Saverio Borrelli nel 2002, inaugurando l’anno giudiziario. Parole che, dopo quasi sette anni, si ripropongono come una nuova irrinunciabile linea del Piave.

Egidio Morici
www.500firme.it

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  • tempo sprecato, stato e mafia sono due parassiti e appena finisce la tempesta dell'opinione pubblica, ritorneranno più felici di prima.. sprecate il fiato..

  • mi associo. cm mai non scrivi più caro mario... eri interesante.spero di rivedere i tuoi ricordi nell'anniversario del terremoto del belice, in questo paese che non ha memoria e cancella il meglio dei suoi figli del popolo...forse è questo il tuo peccato... essere figlio del popolo e non di buona donna...ti esprimo solidarietà..

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Egidio Morici