La vita nuova sembra non arrivi mai, come insegna Leopardi nel suo dialogo sul venditore di almanacchi, tratto dalle “Operette Morali”.

Succede che invece di fare leggi per tutti, si pensa ai provvedimenti ad personam;
Succede che invece di contrastare gli avversari con idee e proposte si innescano campagne mediatiche a base di escort e veline;
Succede che mentre il Capo del Governo è aggredito fisicamente, l’attentatore è santificato sui blog delle comunità virtuali;
Succede che un papa sia scaraventato a terra da una folle e, in men che non si dica, questa diventa un’eroina su FB;
Succede che si permette a un ergostalono pluriomicida di gettar fango sulle istituzioni, salvo ad esser smentito dopo una settimana;
Succede che si consente di rubare miliardi (di euro!) a migliaia di risparmiatori mentre chi doveva controllare gioca a scaricabarile;
Succede che la televisione diventa spazio di risse fra conduttori in fibrillazione da “audience”;
Succede che si aggrediscono ragazze in metropolitana senza che nessuno intervenga;
Succede che continuano a morire di fame milioni di esseri umani tra l’indifferenza dei sazi che fanno finta di non vedere;
Succede che si va in giro a farsi giustizia da sé come nel West, magari aizzando cani addestrati ad esser feroci;
Succede che gli automobilisti investono un pedone e fuggono senza prestar soccorso;
Succede – e questa è forse la cosa più grave – che i cittadini di questa nostra Italia stanno perdendo il gusto di ragionare insieme e di ritenere importante l’opinione degli altri.

Abbiamo sempre la pretesa di affermare diritti, senza curarci di quelli del prossimo, tanto meno dei doveri: parola obsoleta, da armamentario passatista, in odore di fascismo. Si nega il diritto di esistere al proprio avversario – professionale, culturale, politico – che si vorrebbe poter sopprimere, forse anche fisicamente.Altro che auguri. Anche quest’anno sta cominciando col peso della paura: bombe, guerre, attentati, epidemie, esperimenti genetici, contingenza economica, tutto fa pensare che “le magnifiche sorti e progressive” portino a un vicolo cieco.

Per quanto mi riguarda non ho particolari buoni propositi da fare per l’imminente 2010, prenderò quello che verrà cercando di tanto in tanto (o magari spesso) di aggiungere qualcosa di mio.Da un po’ di tempo gli anni corrono e trascorrono molto più in fretta; come dice Francesco de Gregori: “Avevo pochi anni e vent’anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più”; cosicché a starvi dietro è sempre più difficile.Ricordo quando ero adolescente – “garzoncello scherzoso”, avrebbe detto Leopardi – che per passare un anno ci voleva un’eternità e ora che la maturità ci fa vivere meglio ogni istante, il tempo se ne va in fretta, e dunque l’unico modo per starvi dietro è forse quello di non pensare a quello che verrà. Non è ovviamente un invito a vivere alla giornata, ma a prendere tutto quello che ci sarà dato e viverlo con intensità:”Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero”!

Mentre parliamo, fugge il tempo geloso: cogli l’attimo, non pensare a domani, dice il sempre attuale Quinto Orazio Flacco; “Ricompriamo il tempo”, fa dire Manzoni al buon Federigo; “Tutto è grazia”, soggiunge l’indimenticabile curato di campagna descritto da Bernanos.Cogliere l’attimo, ricomprare il tempo, vedere in ogni cosa il segno di un progetto più grande, significa oggi non cadere nel catastrofismo, ma convincersi che il nuovo anno si inizia ogni giorno; pensare che per ciascuno l’anno coincide con tutta la sua vita, la quale, come diceva S. Teresa d’Avila è breve ed incerta – una cattiva notte in una cattiva locanda – ma che non per questo non debba essere ben vissuta.

Del resto, un antico proverbio arabo, citato spesso da Rudyard Kipling, racconta di una formica nera su una pietra nera in una notte nera; ma Dio la vede, conclude. Quella formica è ciascuno di noi.

Buon Anno

Francesco Saverio Calcara

AUTORE.   Francesco Saverio Calcara