Quel viaggiatore di Rouen aveva capito ben poco della Sicilia e dei Siciliani. Per dirla con Giuseppe Cocchiara, “il siciliano (…) sarà siculo-sicano, greco, arabo, normanno o quel che volete. Egli tuttavia è tutto ciò e nulla di tutto ciò. Era greco, e in Lui la nostalgia sicano-sicula agiva come forza assimilata. Era arabo, e in Lui rimanevano i caratteri migliori della Grecità. Era normanno, e in Lui agivano i ricordi di tutte le dominazioni del passato. Le conquiste, le distruzioni e le spoliazioni non lo avviliscono: sono come la lava dell’Etna. Sotto la lava cresce la ginestra e la lava diventa di nuovo terreno; la stessa cosa accade al siciliano: come quell’arido terreno rinasce a nuova vita. E se i re hanno lasciato la loro storia nei palazzi e nel diritto, i popolani l’hanno segnata nella leggenda, nei culti, nei canti”.
Questa, dunque, la vera anima del popolo siciliano.
E a coloro che storcono il naso, ritenendosi “cristiani adulti” ribadisco di saper bene che non sono le manifestazioni esterne a misurare di per sé l’autenticità del sentimento religioso; ma so anche che “lo spirito soffia dove vuole” e non comprendo pertanto certe “uscite” iconoclastiche.
Sia come sia, piaccia o meno, quel rito di Resurrezione costituisce un appuntamento in cui la comunità ritrova e rinsalda i vincoli della sua memoria storica, il senso della sua identità, della sua religiosità e della sua dignità di popolo. Valori di cui, oggi come non mai, Castelvetrano ha bisogno, e dunque: viva l’Aurora!
Francesco Saverio Calcara
AUTORE. Francesco Saverio Calcara
Sono sempre curiosa delle tradizioni storico-culturali siciliane in generale e castelvetranesi in particolare. Grazie per questo ” breve viaggio attraverso l’aurora”.