In caso di guerra in Siria, che fine farà la Sicilia?

Con la notizia secondo cui una guerra in Siria potrebbe essere imminente, iniziano a sollevarsi anche i primi dubbi sul futuro della Sicilia. Il motivo è presto detto: l’isola nostrana è la portaerei dellaNato, ovvero il luogo da cui partirebbe la gran parte delle azioni del Trattato dell’Atlantico verso il paese mediorientale.

Era già accaduto, d’altronde. Quando si trattò di intervenire contro Gheddafi, la Nato, pur essendosi insediata a Napoli, fece partire tutte le operazioni dalla Sicilia, in particolar modo dalla base aerea di Birgi. In molti guardarono con occhio sospetto quanto accadeva sul nostro territorio, ma non vi era nessuna coscienza di effettivo pericolo per i siciliani né una sensazione di pieno coinvolgimento nella guerriglia che si stava consumando in Libia contro il rais.

Questa volta, però, le cose sono ben diverse. Non si parla di andare a catturare un rais, un singolo uomo, seppur appoggiato da una propria fazione. Si parla di andare in Siria a guerreggiare per cacciare Assad. Che non è solo come Gheddafi e, dietro sé, può vantare potenze come l’Iran, la Russia e laCina. Superpotenze che a quel punto vedrebbero nella base italiana della Nato un facile e goloso -ricordiamo sempre che questa è la più armata dell’Alleanza-bersaglio per ogni rappresaglia.


Intanto, però, nessuno pare preoccuparsene. Nelle basi aeree e navali della Sicilia non sembra esistere nessuno stato di allerta o di inquietudine, sebbene nei mesi scorsi sia giunto sull’isola un nuovo contingente di Marines e una pattuglia di droni nuovi di zecca, così come sono aumentate anche leesercitazioni a terra. Una calma apparente, che si scontra con le mobilitazioni che, frattanto, si stanno andando a definire in Medio Oriente, laddove, davanti alle coste siriane, si sono stabilite unità della marina militare russa, mentre dal Libano e dall’Iran sono giunti ulteriori aiuti ad Assad.
Tutti pronti. E con gli occhi puntati verso occidente.

fonte. articolotre.com

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  • ma la nato le sue basi aeree perchè non se le cerca a roma magari in piazza montecitorio oppure a palazzo chigi o meglio ancora al quirinale?

  • La fini di lu surci: ntà la ciappula! Ma per fare contento il premio Nobel, possiamo anche sacrificarci!
    Imparasse a farsi i ca@@i suoi, non sarebbe male!
    Concordo però la soluzione alternativa di Giovanni!

  • La Sicilia vive in una guerra perenne, gli americani poi ci hanno sempre condizionati, nel bene e nel male.

  • "... in questa prima fase dell'intervento non è stato chiesto all'Italia l'utilizzo della basi dislocate nel nostro territorio, per il solo fatto che i raid inizialmente colpiranno postazioni mirate e partiranno da basi non italiane. [...] In questo frangente dell'Italia, di fatto non c'è alcun bisogno. Ed ecco dunque spiegato il perché delle parole di Letta e l'apparente suo metter le mani avanti a nome del governo italiano. Una presa di distanze inutile, perché priva di alcun effetto pratico.
    È evidente a tutti, però, che tale bombardamento è solamente una prima fase, che servirà a spianare la strada ai ribelli, per poi sferrare un attacco in grande stile al cuore del governo di Damasco. Ed è in questo secondo momento, che ovviamente, l'Italia non potrà più tirarsi indietro, poiché sarà proprio l'Onu, a quel punto, a legittimare l'invasione finale della Siria e il rovesciamento di Assad".

  • a questo punto, visto che la situazione è questa, meglio farci colonizzare dagli USA...meglio loro che fro...crocetta e arricchissimu tutti.

  • @peppe: perchè, forse non lo siamo già? Siamo il bronx della grande America, esportatrice di democrazia a suon di bombe e solo dove ha i suoi interessi economici! Gli altri, possono tranquillamente morire! E per fare questo, danno pure in Nobel per la pace a BARRACCA e nessuno si indigna per tutti i civili che hanno provocato le sue bombe intelligenti!

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