C’è chi finanche l’ha paragonata – in chiave non certo positiva – a Roberto Saviano. Ma c’è anche chi le ha dato della «ridicola». Bersaglio di accuse, anche offensive, è stata l’imprenditrice Elena Ferraro che a Castelvetrano gestisce il centro clinico “Hermes”.

Le numerose accuse le sono piovute addosso come commenti al post sulla bacheca di Facebook di un blog locale di informazione che ha ripreso le dichiarazioni della Ferraro fatte all’Adnkronos sull’arrivo della Commissione prefettizia di accesso agli atti al Comune di Castelvetrano. E giù commenti e critiche.

Eppure le parole di Elena Ferraro non erano dirette contro qualcuno ma erano solamente il contenuto di una riflessione pubblica: «L’insediamento della Commissione prefettizia al Comune – ha scritto la Ferraro – rappresenta, a mio avviso, una grande opportunità per i cittadini, perché verrà passato al vaglio l’operato di questa Amministrazione e, qualunque sarà l’esito, di certo sarà foriero di numerose risposte».

I commenti e le critiche sono piovuti senza sosta. E ognuno ci ha messo nome e cognome. Come un tale Alessandro che così ha scritto: «Io ho come l’impressione di avere a che fare con un altro Saviano di turno. È tutta una farsa vergognosa. In questa città l’unica piaga incurabile è l’invidia. Sappiamo bene tutti che dove c’è commissariamento c’è distruzione, ma pur di ostentare la nostra bigotta onestà, siamo disposti a fare regredire la nostra città nel nome di una onestà inesistente». E ha aggiunto: «Una situazione kafkiana in cui gli attori si ergono a paladini del nulla, portando Castelvetrano in un oblio interminabile».

Accuse tra le righe che hanno di certo lasciato l’amaro in bocca a Elena Ferraro, che qualcuno sui social la darebbe pronta alla candidatura (un tale Adriano ha scritto: «Sento odore di politica…di sinistra»). Ma lei è pronta a smentire: «Non sono candidata e neanche ci penso» ha chiarito ieri. A Castelvetrano è tempo di campagna elettorale, «non nego che qualcuno mi ha chiesto la disponibilità – spiega – ma ho detto: no grazie».

La Ferraro aveva, altresì, dichiarato: «È innegabile e lapalissiano che la città è contaminata dal sistema mafioso ma è altresì evidente che la stragrande maggioranza della popolazione è composta da persone oneste che lottano ogni giorno per il riscatto della dignità personale e sociale». Poi una sua valutazione: «Il compito della Commissione sarà quello di vagliare l’operato dell’Amministrazione al fine di evidenziare ed isolare eventuali responsabilità.

Io ho incondizionata fiducia nella Prefettura di Trapani e augurando un buon lavoro ai commissari rimango in attesa di conoscere l’esito della indagine». Elena Ferraro – originaria di Montevago – è l’imprenditrice che ha denunciato Mario Messina Denaro, cugino del boss latitante, che era andato a trovarla per chiederle un’estorsione. La sua denuncia portò in carcere l’uomo, arrestato nell’ambito dell’operazione “Eden” del dicembre 2013, che finì poi condannato.

Il suo impegno è continuato nel tempo: «A chi mi dice che sono dell’antimafia come ad etichettarmi, io rispondo che faccio solo il mio dovere» spiega. Qualche mese fa s’è fatta promotrice di un incontro dedicato a padre Pino Puglisi, invitando proprio a Castelvetrano il teologo Vito Mancuso e Nello Musumeci, allora a capo della Commissione antimafia regionale. «Il problema non è combattere la mafia – spiega – quanto quello più gravoso di fare il proprio dovere, ognuno per i ruoli che ricopre. Si deve avere il coraggio di parlare e denunciare, solo così un giorno si potrà dire che la mafia non esiste più».

di Max Firreri
per Giornale di Sicilia

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