Castelvetrano, impotenti di fronte alla gomorra del Belvedere

Tra un po’, come ogni anno, qualcuno darà fuoco alle sterpaglie dietro al quartiere Belvedere. E come ogni anno, si alzerà un fumo nero, carico di diossina e di particelle di amianto in grado di percorrere chilometri prima di ancorarsi malignamente ai polmoni dei più sfortunati. L’amianto e le cave colme di rifiuti sono il ghigno oscuro di un quartiere segnato per troppi anni da abusi e illegalità.
C’è un comitato di cittadini che, tra proteste e segnalazioni, chiede da tempo che si intervenga. Ma il fenomeno è talmente esteso e complesso che non si sa nemmeno da dove cominciare.

Domenica scorsa, un’assemblea cittadina con la presenza dell’amministrazione comunale, ha fornito la misura dell’impotenza istituzionale a vari livelli.
L’emergenza è gravissima – ha detto don Meli, parroco della chiesa Santa Lucia e componente del Comitato di Quartiere Belvedere – Mi pare che i casi di tumori stiano aumentando. E ciò non è soltanto dovuto all’amianto, ma anche a ciò che è stato sepolto nelle cave, perché non sappiamo che tipo di inquinamento si sia prodotto. E’ urgente fare dei carotaggi, in modo da rendersi conto di che cosa effettivamente si nasconde sotto quel manto di calce”.

Ma il sopralluogo del dottor Filippo Giglio, nominato dall’amministrazione comunale, è avvenuto quasi un anno fa. E che cosa hanno “scoperto”?
Nella relazione del dottor Giglio – risponde il vicesindaco Marco Campagna – non viene rilevata un’eccessiva presenza di eternit rispetto ad altri siti, mentre le sostanze rinvenute a copertura di alcune cave sono state indicate come scarto di calce e di lavorazione del marmo. Non è stato fatto un preventivo, perché prima occorrerebbe capire che tipo di intervento fare”.
Ottimo. Senza l’intervento di un esperto, potevamo scordarci questi preziosissimi dati.
 “Io sono stato quattro anni consigliere provinciale – aggiunge il vicesindaco – e nessuno mi ha mai segnalato niente. Da un punto di vista amministrativo la questione è venuta alla ribalta soltanto negli ultimi anni”.

C’è anche la dottoressa Francesca Catania, assessore ai servizi sociali e specialista delle malattie dei bambini. In merito ai rischi dell’amianto sembra avere le idee “chiare”: “La nostra salute dipende anche da ciò che respiriamo, fumo di sigarette in primis. I ragazzi non muoiono per l’eternit, muoiono per l’uso delle droghe, per gli alcolici…”.
L’assessore si chiede inoltre, “perché ciascuno di noi non segnala quello che vede? Delegare tutto non risolve le cose. E’ facile dire all’amministrazione ‘dovete risolvere i problemi’. In realtà dobbiamo crescere noi. Se a chi butta l’immondizia fuori dal cassonetto, gli si dicesse ‘ma tu perché la stai buttando a terra?’… Anche questa è garanzia della nostra salute.
In effetti, il ragionamento non fa una piega. È come se di fronte ad un incendio immane che sta per distruggere un’intera città, si invitasse la gente a non buttare a terra le cicche di sigaretta.

Interviene anche Pasquale Calamia, neofunzionario della Regione Sicilia, collaboratore dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente Mariella Lo Bello, oltre che consigliere comunale del Pd di Castelvetrano:
L’amministrazione comunale venendo qui ci ha messo la faccia, ascoltando le lamentele dei cittadini… Mercoledì ci sarà un incontro con l’assessorato Territorio e Ambiente, ma non pensate che i problemi si possano risolvere con la bacchetta magica. In Sicilia ci sono 354 comuni e bisogna verificare il bilancio della finanziaria che è stata appena approvata. Comunque ognuno deve fare la sua parte per la tutela e la vigilanza del territorio. Non ci si può aspettare che a risolvere tutto sia la Regione Siciliana”.
Maria Antonietta Garofalo, ex segretaria del Circolo Impastato di Rifondazione Comunista, trova di cattivo gusto la storia del “metterci la faccia”: “Ci stanno mettendo la faccia anche quelli del comitato Belvedere. La vostra presenza qui non è un metterci la faccia, ma fare il proprio dovere da governatori di questa città”.

C’è anche Maurizio Piazza, consigliere di Città Nuova, che ha sottolineato come nessuno abbia mai denunciato i mezzi che scaricano l’eternit. Dagli astanti però qualcuno replica che i cittadini non possono essere trasformati in sceriffi del territorio. La tensione sale e Piazza, contrariato, se ne va senza salutare. Don Meli cerca di mettere una pezza al comportamento poco istituzionale del consigliere, affrettandosi a precisare che “Maurizio era qui come semplice cittadino”, ma l’assessore Catania ribatte che non ci si spoglia mai del proprio ruolo e che questo è il risultato della sensibilità che produce il consiglio comunale.

Ma forse la sensibilità non c’entra nulla. C’entra la paura. La paura di un mostro dalle tante teste e dalla pelle durissima, con due nomi ben precisi: eternit e cave di rifiuti. Nei mesi scorsi la Procura della Repubblica di Marsala ha aperto un’inchiesta. Si sta lavorando per accertare le responsabilità penali. Anche se l’emergenza principale è la bonifica dei luoghi. Per farla però ci vogliono i soldi, ma il Comune è in rosso, la Provincia sta per essere eliminata e la Regione Sicilianadovrebbe trovare i fondi per bonificare dall’amianto l’intera isola. Impossibile. Non rimane che accontentarsi del progetto“Castelvetrano Eternit Free”. 

La partecipazione all’incontro però è stata davvero esigua. Qualcuno la spiega con la “prudenza” degli abitanti del quartiere a non esporsi, per paura di mettere in gioco quel poco di assistenza che ricevono dal Comune. Quest’anno sono infatti afferiti ai servizi sociali somme pari al doppio rispetto a quelle dell’anno scorso. Una paura immotivata, certo, che però allontanerebbe la gente dalla cittadinanza attiva.

Egidio Morici
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