Esagerazioni? Ma quando mai. Soprattutto alla luce di quegli autobus pieni di persone reclutate dall’agenzia Aba Video, pagate 10 euro l’uno. Altro che gravare sulla comunità, Berlusconi ha fatto molto di più. Lo sanno tutti che è uno generoso.
Intanto che si aspetta l’arrivo di D’Alì, dice qualcosa anche Pietro Sciacia, consigliere del Pdl castelvetranese. I due conduttori sono convinti che si chiami Ciacio, ma lui giustamente li corregge. E parla del porticciolo di Selinunte che si riempie sempre di alghe e dell’auspicio di pulirlo per farci il bagno d’estate. Forse troppo emozionato per l’imminente arrivo di D’Alì, al consigliere Sciacia gli sfugge che la balneazione è comunque vietata in tutte le zone portuali, alghe o non alghe.

Quando il senatore arriva, dice che il ricorso alla piazza è giustificato a causa di “una certa informazione che ha cercato sempre di sminuire la presenza del Pdl nella grande area del centro destra, indicandola come perdente e in calo”.
Già, una certa informazione. Ma qui il senatore è tra amici. E a Radio Castelvetrano (anzi, a Rcv) l’informazione gli vuole bene. Infatti non gli chiedono esplicitamente del concorso esterno in associazione mafiosa e dell’accusa sui rapporti a partire dagli anni novanta, con esponenti di Cosa nostra, tra cui Matteo Messina Denaro.

Filippo Siragusa tenta un approccio soft: “C’è una domanda che voglio fare al senatore D’Alì, proprio per essere magari anche in tiro con chi vuole che il giornalismo debba parlare anche di giustizia e di giustizialismo. Lei in questo momento ha a che fare con i magistrati per una vicenda che riguarda proprio, in qualche modo questa città. Tonino D’Alì… Castelvetrano… insomma… in qualche modo… c’è di mezzo… una storia. Questa è la città di Matteo Messina Denaro, lei è stato sottosegretario dell’Interno e credo che può dirci quello che ha fatto anche per cercare dicontrastare la legalità. Ma la mia domanda è proprio questa: il rapporto di questa città col senatore D’Alì qual è stato?

Anche Siragusa è emozionato. “Cercare di contrastare la legalità” è un lapsus che irrompe nel sudato slalom di parole. Chissà, magari pensava all’allontanamento del prefetto Sodano
D’Alì risponde serenamente, dicendo di aver già esibito documenti, atti e testimonianze importanti “che hanno documentato la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati”.
Tiene poi a precisare di non aver mai “utilizzato il sistema mediatico per confutare, diciamo, alcune presunte accuse nei miei confronti”.

Ma ad essere “presunti” al massimo potranno essere i reati, in mancanza di una condanna. Le accuse no: quelle ci sono eccome.
E quali sono? Qualcuno glielo chiederà?
No, Carrara gli fa un’altra domanda: “Senatore, perché in Italia la giustizia è così lenta?
Per da’Alì è un invito a nozze: “Intanto per norme di procedura. Ma anche lì, per l’utilizzo di queste norme di procedura che sono alcune inclinazioni, chiamiamole così, di una parte molto ristretta ma influente ed evidente della magistratura”.
L’intervista procede molto bene, toccando tanti altri argomenti, dal sostegno alle liste civiche al parco archeologico, dalla chiusura delle sezioni distaccate dei tribunali all’America’s Cup.

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