[di Antonino Donato per Giornale di Sicilia] L’Azienda sanitaria provinciale di Trapani è stata condannata al pagamento della somma di 900 mila euro per lesioni gravissime procurate ad un neonato al momento del parto. L’ Asp, pur accettando il responso, ritiene però che dovrà essere la compagnia di assicurazione a dover intervenire economicamente e la chiama in causa proponendo appello proprio nella parte della sentenza in cui la domanda di garanzia è stata respinta.
I fatti. Il contenzioso tra le parti ebbe inizio 14 anni addietro ed esattamente nel lontano gennaio del 2003. I genitori di un neonato venuto alla luce all’ospedale “Vittorio Emanuele” di Castelvetrano citarono in giudizio l’ex Unità sanitaria locale, ora Azienda sanitaria provinciale, chiedendo il ristoro di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali asseritamente patiti, così viene scritto nel provvedimento dell’Asp, guidata dal manager Fabrizio De Nicola, in conseguenza della colposa condotta dei medici dell’ospedale di Castelvetrano.

Ospedale di Castelvetrano
A questo punto l’Amministrazione sanitaria chiamò in causa la compagnia di assicurazione con la quale aveva stipulato un contratto per salvaguardarsi da fatti incresciosi dal punto di vista sanitario. Dopo alcuni anni, e precisamente alla fine dell’anno 2007, la Sezione penale del Tribunale di Marsala, su richiesta dei genitori del bambino, condannava in solido la stessa amministrazione sanitaria e gli operatori sanitari al pagamento della complessiva somma di 300 mila euro a titolo di provvisionale, ma rimettendo le parti dinanzi al giudice civile per la liquidazione definitiva.
L’Asp, dopo qualche mese, liquidava ai genitori del piccolo la somma di 105.756 euro. Ma i genitori del bambino non accettarono affatto la decisione del tribunale lilibetano, decidendo di impugnare la sentenza. Di conseguenza la Corte di Appello di Palermo, nel 2010 a parziale riforma della sentenza del Tribunale di Marsala dichiarava di non doversi procedere nei confronti di un operatore sanitario e per il resto confermava la sentenza impugnata.
Non soddisfatti della decisione i due genitori reiteravano nel 2013 la loro richiesta risarcitoria, chiedendo sia dalla stessa Azienda sanitaria che da un operatore sanitario complessivamente una somma non inferiore a 3 milioni e mezzo di euro, oltre interessi e rivalutazione delle somme dal 2003 sino al momento della riscossione delle stesse. Ma l’Azienda sanitaria provinciale decise di costituirsi in giudizio con il patrocinio dell’avvocato Luigi La Placa del Foro di Sciacca.
E, finalmente, dopo un lungo iter recentemente il Tribunale di Marsala, ha condannato l’operatore e la stessa Asp in solido al risarcimento di 900 mila euro e la compagnia assicurativa, la G.I., a manlevare il soggetto dipendente della stessa Azienda sanitaria fino alla concorrenza del massimale di polizza residuo pari a circa 400 mila euro, rigettando di fatto la domanda di garanzia formulata dall’Asp nei confronti di un’altra compagnia assicurativa G.I.V./ AG e condannando le parti al pagamento della metà delle spese. L’amministrazione sanitaria trapanese però ritiene, stante al provvedimento adottato dal direttore generale Fabrizio De Nicola che deve essere comunque la compagnia assicurativa a garantire economicamente, confortata, come si legge nello stesso provvedimento, dal parere del legale saccense, il quale appunto ritiene che vi siano gli estremi per poter appellare la sentenza limitatamente alla parte che parla della garanzia. Per tale motivo il manager della Struttura sanitaria provinciale ha conferito incarico allo stesso legale, deliberando peraltro che a conclusione del giudizio il compenso definitivo in favore dello stesso professionista sarà complessivamente di circa 17 mila euro, comprensivi degli accessori di legge e del rimborso del contributo unificato in base al preventivo presentato dallo stesso professionista e dal regolamento aziendale adottato dalla stessa amministrazione sanitaria trapanese nel corso di quest’anno 2016.
Antonino Donato
per Giornale di Sicilia