Abitare in Centro Storico e pagarne le conseguenze come se fosse una colpa.
È vero che nei decenni la città si è estesa impropriamente verso Nord, a causa di lottizzazioni selvagge, con lo spostamento in zona decentrata anche degli uffici comunali; è vero che tutta l’economia di natura commerciale si è spostata nell’area limitrofa allo svincolo della A29; ma è certamente assurdo ed ingiusto vessare con scelte inique i cittadini che hanno la ventura di abitare in centro storico; un centro che fino a venti anni fa era vivo e riusciva a mostrare ancora decorosamente le tappe storiche attraverso le quali la città si è sviluppata.
La prima iniquità riguarda il parcheggio. In tutte le città civilmente organizzate i residenti godono di appositi e ben definiti stalli, dal costo annuale molto inferiore rispetto ai parcheggi aperti a tutti e delimitati dalle strisce azzurre. Considerato che ogni famiglia è in possesso almeno di due auto, a Castelvetrano il costo medio per l’abbonamento mensile (naturalmente per le famiglie che rispettano le regole imposte dal Comune) si aggira intorno ai 600 euro all’anno.
Ma il fatto di pagare un importo così alto non assicura la certezza di avere il parcheggio vicino alla propria abitazione; dalla mancanza di adeguati controlli, deriva il mancato pagamento del pedaggio da parte di molti automobilisti che, incuranti delle regole, occupano gli spazi del centro ed obbligano i residenti a parcheggiare spesso ben lontano dalla propria abitazione o ufficio.
Un altro iniquo disagio deriva dalla presenza di tanti edifici abbandonati, spesso pericolanti, con gli infissi sfondati in modo che piccioni e topi ne hanno potuto fare la loro dimora proliferando a dismisura.
Non c’è mai stata una seria campagna di sanificazione e messa in sicurezza di tali edifici. Anche i proprietari più abbienti, abitando in zone lontane dal centro, li hanno abbandonati all’incuria ed al degrado; l’amministrazione comunale raramente li ha richiamati ai loro obblighi di rispetto del decoro e della sicurezza della comunità. Ma come se non bastasse ci sono anche situazioni veramente paradossali, come quella che da qualche tempo si verifica nella Via Marconi, dove si sono manifestati atteggiamenti di assoluta prevaricazione rispetto ai sacrosanti diritti dei cittadini.
Il Palazzo Pavone è un’antica costruzione dal notevole valore storico. Per la sua riqualificazione e destinazione a parcheggio pubblico, con diverse decine di posti auto, sono stati spesi soldi dei contribuenti per un ammontare di circa 2 milioni. Per più di 3 anni è stato utilizzato dagli utenti del centro urbano; ma da molti mesi non è più fruibile utilmente in quanto il passaggio pedonale dell’accesso alla Via Marconi è impedito dalla impropria chiusura del portone da parte di un cittadino che, avendo un contenzioso con il Comune, se ne infischia delle esigenze della comunità, ha danneggiato un bene di proprietà pubblica ed ha ridotto quasi del tutto le possibilità di utilizzo del parcheggio.
Si attende da tanti mesi un’ordinanza per l’eliminazione dell’abuso; ed agli ignari cittadini sembra che la giustizia sia impotente di fronte a tanta ottusa mancanza di rispetto per le esigenze della cittadinanza e dei soldi pubblici investiti in quell’opera.
Nei giorni scorsi un’altra bella legnata sulla testa degli incolpevoli abitanti di Via Marconi: con un’ordinanza datata 22 settembre, la strada è stata chiusa al transito veicolare e persino pedonale. La causa è stata identificata nella caduta di alcuni calcinacci dal prospetto di un immobile che, a metà della via, è tra quelli abbandonati e pericolanti.
Poiché l’ordinanza vieta anche il passaggio pedonale, in teoria i residenti, i commercianti ed i professionisti che hanno casa, negozi o uffici in quella strada non dovrebbero più accedere alle proprie abitazioni o sedi di lavoro. In pratica invece si passa a piedi e si parcheggia pure. Dopo una ventina di giorni sono state comminate le prime multe alle auto parcheggiate dai residenti. In questo modo chi in Via Marconi abita o lavora continua a subire oltre al danno della chiusura della strada anche il danno economico e la beffa. Sì, è proprio una beffa il fatto che i cittadini che non hanno commesso nessuna vera colpa siano danneggiati proprio dalle istituzioni che dovrebbero difenderli dalle prevaricazioni di chi impedisce la fruizione di un pubblico servizio o mette in pericolo la sicurezza dei passanti e dei vicini con delle gravi trascuratezze nella gestione dei propri immobili.
Nel contempo una strada così importante per la viabilità nel Centro Storico rimane chiusa dal 22 settembre scorso. O meglio; rimane chiusa per i residenti; perché, in assenza dei controlli, le transenne di sera vengono aperte da cittadini che poco se ne importano delle regole e che passano normalmente per la Via Marconi; come avviene, ancora peggio, per la via Mascagni, chiusa al transito a causa del serbatoio in cemento (quello sì, davvero a rischio crollo).
Il giro di tutti gli uffici interessati (Comando dei Vigili Urbani, Ufficio degli edifici pericolanti, Vigili del Fuoco) ha permesso ieri allo scrivente di appurare che in queste vicende la cosa più importante non è il bene della comunità, ma che nessuno si esponga al rischio di doversi assumere un briciolo di responsabilità. Nel frattempo il portone del Palazzo Pavone rimane chiuso e la Via Marconi è ancora impedita al transito perché i lavori di messa in sicurezza sono stati eseguiti solo stamane (chissà perché solo oggi, dopo le civili proteste nei confronti dei vari uffici).
A Castelvetrano la gran parte dei problemi sociali potrebbero risolversi con un po’ di capacità organizzative e di controllo da parte di chi dirige l’apparato burocratico, soprattutto con il rispetto delle regole del vivere civile da parte dei cittadini.
Ma queste sono considerazioni che lasceranno sicuramente il tempo che trovano per la loro banalità agli occhi di chi ha interesse che le procedure siano complicate e che le soluzioni siano tanto difficili da ottenersi. Compresa la cattiva informazione (ancora sere fa “Rete 4”) con la solita cantilena che i castelvetranesi sono evasori, costruttori abusivi e collusi.
Intanto sarebbe indispensabile stare tutti dalla stessa parte, cittadinanza ed istituzioni; ma la premessa è quella che si agisca nel rispetto e nella tutela reciproca, con tanto più impegno rispetto a quanto non sia stato fatto fino ad oggi.
Antonio Colaci
Gent.mo poeta-scrittore dei giorni nostri, maestro di arte oratoria contemporanea, mi permetto di replicare a quanto da lei scritto nella sua prosopopea forbita di doglianze che alla fine lasciano in chi legge solo un convinzione, il fatto che lei è convinto di quello che scrive e che di tali convinzioni si dovrebbe avere rispetto. In realtà, esulando su quanto da lei scritto nella prima parte del suo pseudo-articolo, la mia risposta mira a chiarirle una vicenda di cui lei, per quello che scrive, dimostra perfettamente di ignorare ed ergendosi a paladino della collettività tutta, vuole far arrivare un messaggio che forse è chiaro solo a lei che lo ha scritto. Per prima cosa va chiarita una sostanziale differenza che lei dimostra chiaramente di non conoscere ( al fine di evitare tali strafalcioni sarebbe bastato informarsi) tra l’immobile denominato Palazzo Pavone e l’aria ad esso attigua ( conosciuta come ex cinema Arena), la sola destinata a parcheggio. Palazzo Pavone, ovvero il corpo di fabbrica che prospice la via Marconi e nel quale si accede attraverso il portone che lei lamenta essere chiuso e appartenente a mio padre, è stato ed è una proprietà privata alla quale per tanti anni è stato negato l’accesso persino al legittimo proprietario. Tale immobile, per conformazione e struttura non è affatto servente all’aria ad esso attigua che, ex adverso, è stata acquisita dal Comune per cessione della stessa da parte di altro proprietario e che è stata, al momento dell’intervento di risanamento posto in essere dal Comune di Castelvetrano, munita di normali e conformi vie di accesso che consentono a chi lascia la macchina parcata nell’aria di raggiungere agevolmente, attraversando un piccolo tratto della via Rampingallo, la via Bonsignore, Piazza Principe di Piemonte e la stessa via Marconi. Pertanto è del tutto falsa la sua affermazione che la chiusura del portone ha ridotto l’uso del parcheggio, come del tutto falsa è la sua affermazione che l’aver chiuso il portone ha finito per danneggiare un bene di proprietà pubblica. Le ribadisco che Palazzo Pavone non è una proprietà pubblica, ma privata e che nulla ha a che vedere con il parcheggio ad esso attiguo. La vicenda è ben nota ha chi ha legittimazione a sapere ed anche a stare in giudizio e non deve necessariamente essere nota anche a lei solo per saziare la sua curiosità e che ha pensato bene di tacere forse la sola motivazione che lo ha portato a scrivere della vicenda, ovvero il fatto che abitando lei in via Marconi era più agevole raggiungere casa attraversando il portone della proprietà Catanzaro prima delle 20:00 ( momento in cui la via di accesso veniva inibita anche a mio padre che non aveva le chiavi del suo portone, ma che erano nella disponibilità di un solo altro soggetto che non avrebbe avuto legittimazione a tenerle), piuttosto che essere costretto a fare un percorso che in tutto le fa perdere meno di cinque minuti. Pertanto la invito, per il futuro ad adottare comportamenti più prudenziali perché pur se in Italia esiste la libertà di parola e di pensiero non è detto che si debbano promulgare messaggi errati, perché non c’è cosa peggiore che lanciare un messaggio distorto, perché per come parte così arriva, forse anche peggio di come è partito. Infine, qualora lei decidesse di continuare a duolersi per Palazzo Pavone lo faccia almeno con cognizione di causa e dopo aver attinto alle giuste e documentali fonti
Cordiali saluti
Vincenzo Catanzaro
29 settembre 2014: …. “Castelvetrano non è più un villaggio ma una vera e propria città in cui le risorse sono drasticamente diminuite e i problemi aumentati”
https://www.castelvetranoselinunte.it/castelvetrano-non-villaggio-vera-propria-citta/59054/