Qui la minaccia mafiosa è palpabile anche nelle cose di tutti i giorni: «Questo territorio – dice Giuseppe Andrea Monreale, giovane dirigente del neonato commissariato – subisce fortemente la presenza del crimine organizzato che spegne gli entusiasmi della gente, soprattutto dei giovani che, ad esempio, vogliono aprire un’attività in proprio. Spero che questa nuova struttura sia di stimolo per chi ci lavora come per la cittadinanza che ora qui ha un segno forte della presenza dello Stato».
Ed è proprio questo il leit motiv di questa giornata particolare, di un’inaugurazione di un “luogo simbolo” in cui lo Stato ha piantato la sua bandiera con forza per far sentire la sua presenza, per giunta in un giorno particolare per la Polizia di Stato, quel 29 settembre in cui l’Istituzione celebra il proprio patrono: San Michele Arcangelo.
«Sono convinto – ha detto il questore di Trapani Carmine Esposito – che l’attività dello Stato per sconfiggere la mafia non debba essere solamente di carattere repressivo, ma può essere affidata anche a tutta una serie di attività collaterali volte a sensibilizzare la collettività a seguire la via della legalità. E questa nuova struttura sicuramente ci sarà d’aiuto».
Ed è proprio così. La palazzina che ospita gli uffici del commissariato sembra essere costruita proprio nell’intento di marcare fortemente la presenza nel territorio. Imponente all’esterno e dalle dimensioni di una piccola questura, con ampie superfici vetrate, al suo interno, con ovunque i colori che richiamano quelli della polizia, dai pavimenti azzurri ai particolari ed alcune pareti in tinta cremisi, ospita oltre agli uffici un’ampia sala conferenze in cui, come dice il questore «potremo ospitare lezioni per i ragazzi di qui sugli argomenti che stanno più a cuore alla nostra Istituzione: da un uso responsabile di Internet, ai pericoli legati all’abuso di sostanze stupefacenti».
Una storia particolare quella legata a questa struttura, che sorge in un’area di più di 6.500 metri quadri, immersa tra gli uliveti, strappata alla longa manus della mafia nel 1999, anno in cui venne confiscata e tolta dalle disponibilità di Totò Riina che, grazie all’opera di un prestanome oggi collaboratore di giustizia, Francesco Geraci, l’aveva acquistata su richiesta proprio di Matteo Messina Denaro. La costruzione della città della legalità, che ospita anche la tenenza della Guardia di Finanza e gli uffici tecnici del comune, non è stata semplice. Infatti la criminalità organizzata ha fatto di tutto pur di ostacolarne il sorgere, insinuando anche il dubbio che fosse stata costruita con del “cemento impoverito”, fermandone i lavori per più di un anno. Le numerose perizie tecniche effettuate, hanno in seguito scongiurato questa ipotesi.
L’oppressione mafiosa, dunque, qui si percepisce, silenziosa dietro le tapparelle abbassate dei palazzi circostanti. Ma qui, oggi, è presente lo Stato, più forte di prima e con sempre maggiore determinazione nel contrastare quel fenomeno che distorce la visione di una terra unica e stupenda, quella che i suoi abitanti chiamano “Sicilia bedda”.
È proprio il capo della Polizia a sottolineare come e quannti passi in avanti siano stati fatti nella lotta alla criminalità organizzata, che nel tempo ha cambiato il suo modo di agire e che, di conseguenza, ha mutato anche i modi per contrastarla e i mezzi per abbatterla:
«Quello di oggi – ha detto Manganelli – è anche un momento di consuntivi, di riflessione e di memoria. Il consuntivo è quello che conosciamo tutti, con le difficoltà che ancora resistono nel tempo, con la persistenza dell’organizzazione mafiosa su questo territorio. Devo comunque sottolineare che a distanza, ma neanche tanto da lontano, riesco a riconoscere i segnali di una progressiva affermazione dello Stato, del nostro Paese. Dobbiamo fare come il rocciatore – ha continuato il capo della Polizia – che guarda ogni tanto in avanti e viene colto dalla frustrazione di non essere ancora arrivato alla vetta e che, quindi, coglie subito il significato negativo del suo percorso. Però, appena si volta indietro, vede quanta strada ha fatto».
CONTINUA…
AUTORE. Redazione
e intanto il tribunale chiude. sicilia, terra di poteri e contraddizioni. il commissariato nuovo è una vittoria della società civile, il tribunale che chiude è invece una maggiore sconfitta della società civile. un passo avanti e due indietro e siamo sempre nel pantano.
I tribunali chiudono perchè funzionano no male ma malissimo.I poliziotti arrestano e i giudici per una sentenza fanno passare 10 anni.Udienze che si rinviano per nulla, pubblici ministeri che si dormono in aula perchè non si capisce.
Questa è la realtà.