Il vero appassionato di cavalli era Elio Zuccarello, uno dei fondatori del centro Aias di Castelvetrano, scomparso un anno addietro. Fu lui – ricorda Angela Puleo – nel 1983 a far nascere il centro di riabilitazione portando l’equitazione come disciplina per i bambini diversamente abili. Il signor Zuccarello era un bravo cavaliere e s’incrociò, per qualche anno, con Giuseppe Cimarosa che presso il centro svolse due anni d’attività coi bambini disabili. Cimarosa aveva 17 anni e già masticava di equitazione, poi per motivi di studio si allontanò dall’Aias. Quest’anno c’è tornato come un segno del destino. A volervo nell’equipe è stata Angela Puleo, anima dell’Aias: «Dopo la morte di Elio l’equitazione l’abbiamo un po’ trascurata come disciplina – dice – e ho pensato a Giuseppe che con la sua professionalità avrebbe potuto dare un nuovo slancio».

Cinque cavalli e un campo con sabbia (zona dedicata alla memoria di Zuccarello) dove per un anno Giuseppe Cimarosa ha lavorato in sinergia con gli operatori aggiungendo, alle pratiche di riabilitazione, i rudimenti del volteggio. Da qui sono nati entusiasmo, passione e l’andare oltre la paura: «C’erano bambini, come ad esempio Francesco, che aveva paura dei cavalli – spiega Giuseppe Cimarosa – aveva sempre svolto attività col pony e salire in sella a un cavallo adulto è stato faticoso ma non impossibile. L’approccio? Iniziando a dare carruba da mangiare…».

Ieri, davanti a una platea piena di genitori e parenti, 24 bambini si sono esibiti in un saggio che ha avuto come filo conduttore la Sicilia: dalla musica alla Trinacria stampata sulle magliette, ai proverbi recitati in dialetto dai bambini. A cavallo i bambini, col supporto degli operatori, sono stati protagonisti di piccoli esercizi. «È stato un risultato molto bello – commenta Angela Puleo – che ha coinvolto gli operatori e gli stessi bambini di cui oggi vediamo i risultati». Di riflesso quell’entusiasmo ha contaminato le famiglie che nell’Aias, in questi anni, hanno trovato un punto di riferimento certo e sicuro per la disabilità dei propri figli. «Se qui dentro facciamo il massimo per i diversamente abili, con amarezza devo dire che fuori non è così – ammette Angela Puleo – ricordo le battaglie per l’abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi pubblici, ad esempio, e l’attenzione posta ai diversamente abili spesso non è massima». Ieri, però, il saggio dei bambini in sella ai cavalli davanti ai propri genitori è stata la dimostrazione che la linea di demarcazione tra normalità e disabilità può essere davvero sottile. E i segni sono stati evidenti: la gioia nei bambini-pazienti e la felicità (con qualche lacrima) dei genitori.

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