Altre sei opere, installate lungo gli spazi urbani di Gibellina, sono state restaurate. Dopo l’apertura, a luglio scorso, del MAC (Museo d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”), l’Amministrazione comunale di Gibellina ha completato il progetto di recupero delle sculture e installazioni che punteggiano il nuovo centro abitato, col restauro di ulteriori 6 opere. Si è intervenuto su “Senza titolo”, opera dal 1999 di Nino Mustica e “Ragnatela” di Arnaldo Pomodoro, elemento di scena in vetroresina; si tratta di opere che presentavano un forte degrado con profonde spaccature e lesioni che oggi, restaurate, si possono ammirare nello spazio antistante il Museo. È stata completata la pulizia e il ripristino di “Macchina per ascoltare il vento” di Giovanni Albanese, in rame, ferro, acciaio e vetro, ricollocata su una nuova base in pietra arenaria.

In piazza 15 Gennaio 1968 è stata restaurata l’opera “Omaggio a Tommaso Campanella” di Mimmo Rotella, col recupero degli elementi cromatici che erano quasi del tutto scomparsi. Gli interventi di restauro hanno riguardato anche l’“Aratro” in rame, ferro e tufo, opera realizzata nel 1986 da Arnaldo Pomodoro. Infine è stata restaurata strutturalmente, cromaticamente e riposizionata sulla base originaria in pietra arenaria la scultura in ferro dal titolo “Scultura sdraiata” di Salvatore Cuschera.

«Crediamo che il patrimonio artistico è fondamentale per lo sviluppo della città – ha detto il sindaco Salvatore Sutera – per questi interventi abbiamo utilizzato fondi comunali ma è necessario che le istituzioni regionali e nazionali ci aiutino e che non ci lascino soli per i successivi restauri necessari su ulteriori opere». «Stiamo curando il patrimonio artistico di Gibellina per restituirlo alle future generazioni quale valore culturale, artistico, morale ed economico», ha detto l’assessore Tanino Bonifacio.

Già nel 2020, sempre con fondi dell’ente, il Comune è intervenuto nel restauro di 3 opere. Sono stati recuperati e ripitturati (e ancorati saldamente al terreno) gli elementi in ferro della “Citta di Tebe”, realizzata da Pietro Consagra come grande elemento scenografico per l’Edipo Re di Jean Cocteau sulle musiche di Igor Stravinskij, portato in scena nel 1988 sui ruderi di Gibellina Vecchia. Sedici elementi plastici in ferro bianco monocromo che simbolicamente rappresentano i grandi oracoli posti a vegliare sulla città di Tebe. È stata recuperata e saldata nelle sue lesioni la “Doppia Spirale” in ferro monocromo di Paolo Schiavocampo (1987), sistemata nel cuore del tessuto urbano di Gibellina in un dialogo armonioso con l’architettura de “Il Giardino segreto” di Francesco Venezia (1992) e le architetture delle abitazioni private. Terza opera restaurata è stata “Tensioni” di Salvatore Messina (1979) anch’essa recuperata da ruggine e lesioni.

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