Le colture sono in pericolo e l’acqua della diga Trinità di Castelvetrano continua a essere sversata a mare perché la Regione non è intervenuta per mettere in sicurezza l’invaso e consentire così un maggiore accumulo d’acqua. Ieri la dichiarazione dell’assessore regionale all’agricoltura Luca Sammartino ha fatto andare su tutte le furie gli agricoltori. «Dichiarare lo stato di calamità per supportare i nostri agricoltori: i volumi d’acqua negli invasi sono sotto il livello di guardia. La fotografia complessiva è preoccupante», ha detto Sammartino. «La mancanza di azioni tempestive ha causato danni irreversibili all’agricoltura locale mettendo a rischio le fonti di reddito e minando la stabilità economica della nostra comunità», ha detto Davide Piccione, portavoce dell’associazione “I guardiani del territorio”. «Potrebbe essere necessario considerare un ricorso collettivo, come una class action, per garantire che gli agricoltori ricevano giustizia e compensazioni adeguate per le perdite subite», ha detto ancora Piccione. Gli agricoltori sono pronti a intraprendere un’azione legale.

E che il comparto agricolo è al collasso lo rimarca anche Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca Biocantine di Sicilia. La cantina, una delle maggiori cantine produttrici di vino biologico in Europa, conta 2.480 soci viticoltori. «Non si può andare avanti così. Non si può fare impresa così. Se non si interviene in tempi utili, si rischia il collasso della viticoltura in una grande fetta della provincia di Trapani». E aggiunge: «La gran parte delle dighe presenti in Sicilia sono state realizzate negli anni 50, possiedono le sponde in terra battuta, necessitano di manutenzione costante. Se non si interviene e non si concedono le autorizzazioni per proteggere le dighe – e l’acqua in esse contenute – si rischia di disperdere ogni sforzo profuso». Su 46 invasi presenti in Sicilia, appena 22 risultano in “esercizio normale” secondo la banca dati del ministero delle Infrastrutture.

AUTORE.