Cuffaro licenziato dalla Regione

Dopo la condanna in Cassazione a sette anni di carcere, per favoreggiamento alla mafia, e l’ingresso in cella, per l’ex governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro e’ arrivato il licenziamento dall’ispettorato regionale alla Sanita’ dove era dipendente da 21 anni.

Il direttore del personale, Giovanni Bologna, ha firmato, oltre un mese fa, il provvedimento che risolve qualsiasi rapporto tra Cuffaro e l’amministrazione regionale. ”Abbiamo rescisso il contratto – dice – appena abbiamo ricevuto copia della sentenza”.

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  • Quando ancora la politica e i polotici ci andavano a bracetto:
    “ Sono emersi dalle nostre indagini tutta una serie di rapporti tra esponenti politici e organizzazioni mafiose che nella requisitoria del Maxiprocesso vennero chiamate contiguità, delle situazioni di vicinanza o di comunanza di interessi che però non rendevano, automaticamente, il politico responsabile del delitto di associazione mafiosa. Questo non ci ha consentito, dal punto di vista giudiziario, di formulare imputazioni su politici. Però stiamo attenti. Vi è un accertamento rigoroso di carattere giudiziario, che si esterna nella sentenza, nel provvedimento del giudice e poi successivamente nella condanna che non risolve tutta la realtà, la complessa realtà sociale. Esistono oltre i giudizi del giudice anche i giudizi politici, cioè le conseguenze che da certi fatti accertati trae o dovrebbe trarre il mondo politico. Ora l’equivoco su cui, spesso, si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose però la Magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. Eh no! Questo discorso non va. La Magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire: beh ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente d dire quest’uomo è un mafioso. Ma siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituiscono reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza…….però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici non soltanto ad essere onesti ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti, comunque, da episodi o fatti inquietanti”. (Paolo Borsellino)

  • Trattasi evidentemente di un atto dovuto, ma quello che dispiace è considerare che tutti coloro che si sono avvalsi, direttamente o indirettamente, della amicizia e/o dell'appoggio del soggetto in questione, godano ancora di privilegi, prebende, lauti stipendi, etc.etc.; mentre chi questi appoggi non li mai cercato o ricevuti, è costretto a tirare la cinghia, o andare fuori, o essere disoccupati a carico delle famiglie.
    Che amarezza, che delusione, che tristezza.
    Luigi Calcara

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