Pubblichiamo di seguito la lettera di Nicola Clemenza, presidente dell’Associazione antiracket “Libero Futuro”, in merito alle recenti dichiarazioni del consigliere comunale Bartolomeo La Croce che in un precedente articolo pubblicato su questo blog aveva duramente criticato le dichiarazioni di Clemenza (clicca qui per leggere il commento)

da sin: Gregory Bongiorno, Nicola Clemenza
AUTORE. RedazioneTrovo “grande coraggio” nelle parole del Consigliere Comunale di Castelvetrano Bartolomeo La Croce, che commenta una parte della mia dichiarazione “ Castelvetrano ha una cultura mafiosa” ma dimentica di aggiungere “ bisogna far crescere la città per cambiare”. Forse la mia generalizzazione è poco felice ma che dire dell’affermazione del consigliere “un’intera Città di persone perbene che lavorano ed operano onestamente”? Mi chiedo chi generalizzi di più e di quale città parli il consigliere.
Castelvetrano è il teatro crudo di uno spettacolo straziante che giornalmente viviamo. La città con oltre un miliardo di euro di beni sequestrati per mafia ed altrettanti confiscati, con più operazioni antimafia della provincia e con decine di uomini e donne in galera per mafia.
Bel coraggio, complimenti! Meglio non manifestare disprezzo verso i mafiosi o verso un comportamento di tipo mafioso e preferire offendere chi rischia di persona e con azioni concrete per gli ideali di giustizia in cui crede spendendosi quotidianamente in difesa degli imprenditori e dei lavoratori onesti, dichiarandosi parte civile nei processi di mafia e contrastando con convinzione quella mentalità che calpesta ogni giorno la dignità del nostro bellissimo ma “disgraziato” territorio.
Scalda il cuore veramente un intervento di solidarietà nel quale la maggior parte delle disquisizioni sono rivolte ad offendere “quel tal Clemenza” che ahimé è stato vittima di quella stessa mafia che il consigliere nega sia presente in misura massiccia nella nostra terra! Ci si sarebbe aspettati un pensiero di vicinanza sincero, una riflessione sul peso che quel gesto vigliacco e in pieno stile mafioso ai danni di Antonio ha sicuramente sortito su tutti i soci di quella associazione che si batte ogni giorno per riaffermare il diritto a vivere in una città libera.
Non sarebbe forse più utile interrogarsi sul perché a Castelvetrano ricorrentemente auto, locali e terreni vengono dati alle fiamme? Una città piena di balordi o “nmidiusi” dal cerino facile? Nessun aiuto quindi per il lido Tukè, bruciato per ben due volte a Castelvetrano dal balordo di turno! Ci si chiede: “un gesto del genere non è forse frutto di una mentalità mafiosa che ci portiamo addosso?”
Vogliamo Castelvetrano sia conosciuta perché è la città che sa alzare la testa e non quella che come gli struzzi la nasconde sotto terra! Questo succederà solo se sapremo riscattarci, ed è questo lo spirito con cui a Castelvetrano è nata l’associazione antiracket “LIBERO FUTURO”, perché c’è qualcuno che ha il coraggio di ribellarsi e di denunciare e come dice Antonio non siamo soli e siamo capaci di veicolare buone pratiche e mandare messaggi positivi.
Con l’amaro in bocca per attacchi gratuiti di questo tipo non ci lasciamo scoraggiare e continuiamo a lavorare.
La prossima tappa sarà la presentazione dell’accordo con la COOP per l’inserimento dei prodotti certificati FAI e Addiopizzo nel circuito nazionale dei loro supermercati.Nicola Clemenza
sono certo che se domani avvenisse un miracolo e tutti i mafiosi di castelvetrano venissero arrestati(purtroppo è solo un sogno ed una speranza..) il 98% dei castelvetranesi sarebbe felice, il 2% no, e fra questi annovero gli amici ed i parenti dei mafiosi ed alcuni soggetti che vivono di antimafia ,e che non avrebbero piu’ nulla da dire.Attenzione dico antimafia che è cosa assai diversa dalla lotta alla mafia, degna del massimo rispetto.
Caro clemente in quel 98 per cento ci sono tutti quei cittadini che ogni giorno si alzano, vanno a lavorare, rispettano le leggi, pagano le tasse e sopratutto danno
buon esempio di correttezza e laboriosita’ ai figli , questa è la vera lotta alla mafia dopo naturalmente quella delle forze dell’ordine e dei magistrati e delle loro vittime.
La replica di Clemenza non fa una grinza, sono totalmente d’accordo con lui. Forse è vero che una buona parte di Castelvetranesi sarebbe contenta, nel proprio intimo, dell’eventuale arresto di massa dei mafiosi del luogo, ma questa stessa gente, sebbene onesta e laboriosa, oggi non fa nulla e né dice nulla per meritarsi questa ottimistica previsione al suo riguardo. Anzi, all’argomento mafia, preferisce svicolare o rimanere in silenzio, per paura ma spesso per assuefazione al sistema. E ditemi voi se anche questa non è mentalità mafiosa…Ecco dimostrato il teorema Clemenza!
A Nicola Clemenza dico di non badare a chi fa, come già detto da Papa Francesco, “terrorismo con le chiacchiere”. Alcuni sanno fare solo quello e per di più lo fanno male. Altri si atteggiano a esperti di statistica improvvisata ma, rendendosi conto di essere troppo sciocchi, mantengono l’anonimato.
Un detto dice “non parlare mai con un idiota perché prima ti trascina al suo livello e poi ti batte con l’esperienza”.
Buon lavoro a te e allo staff dell’Associazione Libero Futuro
Peppino Impastato a Cinisi sbeffeggiava il boss del paese dai microfoni di una piccola emittente radiofonica. Il paese, in misura prevalente, fu silente è molti ritenevano il suo comportamento fantasioso perché in tanti pensavano che la mafia a Cinisi non esisteva. Rostagno fece più o meno la stessa cosa a Trapani in una città nella quale chi parlava di Mafia era tacciato di “demenza non senile”.
Fava scrisse di storie di mafia e di mafiosi che intrecciavano compromettenti relazioni con la politica e le istituzioni e con la parte deviata di pseudo servizi segreti.
Gli esempi sono un’infinità.
Castelvetrano è una cittadina meravigliosa la cui stragrande maggioranza delle persone che la abitano è per bene e laboriosa.
Questo concetto è ovviamente scontato, talmente scontato da apparire addirittura quasi demagogico.
Ma chi ha scritto che a Castelvetrano è presente una cultura mafiosa non credo avesse intenzioni di offendere le persone per bene di Castelvetrano. Chi ha scritto quella frase ha voluto sottolineare che a Castelvetrano, così come a Campobello o a Napoli, a Caserta o in Calabria il riscatto deve necessariamente passare dalla crescita culturale delle comunità che della lotta alla mafia e dell’antimafia devono farne un obiettivo principale della maturazione del territorio.
Se a Triscina, come a Tre Fontane così come altre centinaia di città a “forte presenza mafiosa” il territorio è stato devastato da un dilagante abusivismo edilizio il fenomeno altro non è stato che il risultato di una cultura che ha premiato il non rispetto delle regole. La mafia si alimenta e prolifera soprattutto la dove la cultura della legalità è scarsamente presente.
Quando si dice che la ‘ndrangheda è in Calabria, che la camorra è a Napoli non si vuole dire che tutti i calabresi sono ‘ndranghedisti e così dei napoletani.
Ma non possiamo ovviamente nascondere che la ‘ndrangheda e la camorra dominano in Calabria e in Campania, come fa la mafia in Sicilia.
Nicola Clemenza è stato non solo vittima della mafia, ma ha saputo tramutare la sua condizione di vittima in quella di attore principale del suo destino, non piegando la testa e anzi proponendosi ispiratore di un associazione Antiracket. E molti cittadini castelvetranesi hanno aderito a tale associazione e sta nascendo una sensibilità diffusa che genera contagio virtuoso che dà lustro alla già nobile città.
Alla politica il compito di enfatizzare gli esempi positivi e coraggiosi. La Sicilia non ha bisogno di eroi, ha bisogno di una società di eroi. Le persone per bene sono la stragrande maggioranza mentre i criminale una sparuta minoranza.
Uniamo le forze per far si che la maggioranza di persone per bene abbiano il coraggio di far sentire forte la propria voce per sconfiggere la più terribile delle piaghe, la mafia.