Dalle indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro emergono ulteriori dettagli che danno contezza sul fatto che il boss sfuggiva alla cattura ma non certo trascorreva la vita dentro un bunker. Se gli ultimi anni la “u siccu” di Castelvetrano aveva trovato ospitalità e rifugio a Campobello di Mazara, cioè a pochi chilometri da casa sua a Castelvetrano, in giro per altri paesi e città Messina Denaro aveva riferimenti precisi. Come scrive Lirio Abbate su Repubblica «nel capoluogo aveva il suo dentista, il tatuatore nel centro della città, il mare e le amicizie». Il boss ai giudici ha tenuto a dire che la sua vita «non è stata solo mafiosità, sarebbe riduttivo…». Sempre Repubblica scrive che per oltre dieci anni Messina Denaro ha frequentato lo stesso studio dentistico in via Belgio, zona residenziale alle porte di Palermo, «ma il dentista non sa nulla di me, mi sono sempre presentato con il nome di Corseri o Curseri, di cui avevo anche il documento», cita Repubblica. In altri posti, come a La Maddalena, invece, Messina Denaro indossava i panni di Andrea Bonafede, colui che gli prestava l’identità per le cure mediche.

Nell’interrogatorio prima di morire il boss arrestato il 16 gennaio 2022 spiega che «le mie amicizie non iniziano e finiscono solo nel mondo che considerate mafioso, no, non è così, le mie amicizie erano trasversali». Sempre secondo Repubblica, «le indagini hanno accertato che fino all’estate del 2022 si accompagnava a una donna che lo portava in uno stabilimento balneare all’Addaura, sulla costa palermitana». E ha raccontato poi di essersi fatto anche diversi tatuaggi.

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