E poi ancora leggiamo: «Perder tempo a chi più sa più spiace», cioè quanto più sei consapevole, tanto meno vuoi sprecare tempo. Una perla di saggezza dopo l’altra, massime che derivano dall’esperienza di vita dell’autore, che documentano e illuminano il nostro al di qua, prima dell’aldilà. Nello stesso canto, Dante sintetizza in maniera potente l’aspirazione dell’uomo a conoscere la verità e il mistero e ad un tempo la necessità della rivelazione: «Matto è chi spera che nostra ragione/ possa trascorrer la infinita via/ che tiene una sustanza in tre persone./ […] Se potuto aveste veder tutto,/ mestier non era parturir Maria».La Commedia è uno degli esiti più grandi e più belli che l’uomo abbia mai concepito. Charles Moeller scrisse addirittura che c’è una sola cosa che supera la magnificenza della Divina Commedia, ed è lo splendore dei santi, uomini e donne che hanno incontrato un ideale così grande che nel loro volto è come se trasparisse questa bellezza. Dio ci ha creati per il bello, per l’amore, per la felicità.
La bellezza infonderà sempre quello stupore, trasmetterà sempre l’entusiasmo e la speranza che ci consentiranno di ripartire. Ricordo un film di di Florian Henckel von Donnersmarck, Le vite degli altri, dove il protagonista lavorava nella Stasi, la polizia segreta della DDR, e controllava l’esistenza delle persone. A un certo punto si trova a spiare la vita di un artista. A poco a poco egli entra in crisi, osservando come questi viva in maniera diversa l’amore, l’arte, la musica. Finalmente esclama: «Come si fa ad essere cattivi dopo aver sentito una musica così bella?». La vera bellezza porta al desiderio di cambiamento e alla voglia di essere migliori, come quando ci innamoriamo davvero di una persona. Ambiamo ad essere all’altezza di lei e desidereremmo essere migliori di quello che effettivamente siamo.Ecco il motivo per cui conviene ancora oggi affrontare l’avventura del viaggio con Dante, anche se non bastano l’apparato critico, le note, la parafrasi.
Dante stesso ce lo dice nel Convivio: un’opera di carattere sacro deve essere letta su quattro livelli: il letterale, l’allegorico, il morale e l’anagogico. Troppo spesso ci si limita nelle scuole a far la parafrasi del testo dantesco e a spiegare l’allegoria (il significato nascosto), senza la preoccupazione di intendere quello che Dante scrive per la nostra felicità (significato morale) e per la nostra salvezza (livello anagogico). Per ritornare a leggere la Commedia occorre un io che sia risvegliato e assetato di domanda di vita e di significato, che sia desideroso di «divenire del mondo esperto/ e de li vizi umani e del valore», che riscopra, come Ulisse, che la natura umana è stata concepita «per seguir virtute e canoscenza».
AUTORE. Francesco Saverio Calcara
Mirabile e apprezzabilissima spiegazione del contenuto della Divina Commedia, si apprende molto del significato della stessa attraverso questa spiegazione. Ma, potrebbe gentilmente prof.Calcara, spiegare perche’ la traduttrice persiana lo accusa di omofobia e razzismo? grazie.
Gentile Signora Mirella, intanto vorrei precisare che l’accusa a Dante non proviene dalla traduttrice persiana, ma da questo fantomatico istituto accredidato presso l’ONU e, segnatamente, dalla dott.ssa Valentina Sereni. Le accuse a Dante derivano da una lettura decontestualizzata di alcuni canti dell’Inferno, in particolare, l’accusa di antisemitismo partirebbe dall’analisi del canto XXXIV, dove compare Giuda come una persona falsa per antonomasia, traditore. Per quanto concerne l’Islam, nel canto XXVIII dell’Inferno, Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l’Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe. La teoria di un Dante omofobo viene, invece, estratta dal girone dell’Inferno dove compaiono coloro che ebbero rapporti “contro natura”, i sodomiti, condannati a non fermarsi, correndo sotto una pioggia di fuoco. Conme giustamente ha chiosato il Corriere, la colpa di Dante sarebbe quella di ragionare come un uomo del Basso Medioevo e non come una persona della nostra epoca. Ma la domanda è: condanniamo anche il ser Ciappelletto di Boccaccio, l’ omosessuale malvagio che più non si può? E che fine farà Shakespeare, il cui pregiudizio sui Mori non è mai mascherato? E Cicerone, Orazio, Seneca e Sant’ Agostino, tutti più o meno terrorizzati dal proselitismo ebraico («barbara superstitio»)? In realtà, la richiesta di Gherush92 rivela la pochissima fiducia negli insegnanti (non sarà razzismo anche questo?), che sarebbero incapaci di comunicare una banalità: la distanza che ci separa dalla cultura del passato. Avvicinare Dante a noi, depurandolo, sarebbe un imperdonabile peccato di antropofobia…
Cordialità.
Egr. prof. Calcara, grazie per il cortese chiarimento.Mi viene da fare una considerazione. .Nella Divina Commedia Dante opera una rappresentazione dell’oltretomba in forma allegorica e immaginaria, perfettamente aderente alla visione che la chiesa cattolica aveva del mondo nel mediovevo e Dante, uomo del suo tempo, non puo’ che aderire a questa visione. Non regge dunque l’accusa che gli si rivolge perche’ si ignora questa elementare considerazione. Piuttosto e’ la chiesa cattolica che rimane, tetragona in posizioni ormai insostenibili e se da un lato ha rinunciato alle guerre teologiche aprendosi all’ecumenismo, dall’altro continua a considerare peccato l’omosessualita’ oggi come appunto nel medio evo. Mi piacerebbe sapere la sua opinione sull’oscurantismo imperversante nella chiesa cattolica . Saluti.
Bene, prof. Calcara, io la penso esattamente come Lei. E condivido quanto scritto dal Corriere, cioè che Dante ragionava come un uomo del basso Medio Evo. Ma allora basta con stà camurrìa che mi sento ripetere dai tempi della scuola circa la presunta ‘attualità’ di Dante. Dante non è affatto attuale, e non lo è il suo pensiero. Fu un uomo del suo tempo. Un geniale uomo del suo tempo, di un genio che può essere esaltato tutt’ora. Ma un genio medievale. Ho assistito ad esami di maturità ove si approvavano gli studenti che definivano Dante attuale e correggere quelli che consideravano attuale Pirandello.. Quanto alla Sereni un conto è evidenziare certi aspetti del pensiero dantesco, un conto proporre censure…questo sì che sarebbe un ‘ragionamento’ da Medio Evo!
Caro Valenziano, ritengo Dante sempre attuale, come è attuale chi conosce l’animo umano. E’ chiaro che il contorno è quello del suo tempo, ma l’uomo rimane sempre tale.
Viva Dante, e viva la nostra letteratura, linfa vitale del nostro sentimento e vivida luce della nostra libertà di pensiero.
Luigi
Gentile signora Mirella, lei pone una questione molto delicata che, come lei capirà, non può essere discussa in questa sede. Oggi, il catechismo della Chiesa Cattolica non condanna in sé la condizione omosessuale ma, come tutti gli atti sessuali compiuti al di fuori del matrimonio, il suo esercizio concreto. Ovviamente altra cosa è la pratica pastorale che tiene conto anche delle situazioni soggettive. C’è un dibattito aperto da tempo e, in tal sesno, se è intertessata all’argomento, le consiglio un testo pionere, pubblicato da un gesuita americano con tanto di imprimatur: John J. Mc Neill, La Chiesa e l’omosessualità, Mondadori.
Cordialità.
@prof. Calcara: seguendo il suo ultimo ragionamento la Chiesa Cattolica dovrebbe allora, per coerenza, ammettere le nozze tra gli omosessuali…
Ovviamente l’unico matrimonio che la
Chiesa ammette ė quello tra un uomo e una dona in quanto è il solo legame aperto potenzialmente alla vita. Per il resto, come dicevo, esiste un interessante dibattito sull’etica sessuale anche in campo cattolico.