[di Adriana Montalbano] Donne che “rimìnano”. Io le ho sempre immaginate così. Le donne siciliane, intendo. Quelle della terra mia. Chiddi cu lu mirriuni n’testa, cu li pusa di ferru, chiddi chi ‘mpastavanu deci chila di farina tutti nta nna vota…quelle che sapevano parlare soltanto questa lingua povera.
Io le ho sempre immaginate così: forti e abili, come se le loro vite appesantite, in cucina diventassero di colpo semplici. E mi piace far loro questo regalo ancora oggi; perché una donna in cucina è sempre la più bella. Anche quella povera, anche quella vecchia. E non abbiate paura di questi aggettivi; sono forti, sì, è vero, ma una donna è donna sempre.
Ed è con una donna povera che inizia il mio cammino. Una donna che cucina un dolce povero come lei, è così intenta e attenta: rimìna dintra nna pignata, chi pari chi c’avissi a cadiri dintra puru idda; e quell’odore povero, di latte e di zucchero mescolati insieme, diventa il suo profumo, il profumo di tutte le donne.
Donne che rimìnano i giorni, i loro, i nostri, che altrimenti quelli si attaccano sul fondo. Rimìna, rimìna ancora. E loro rimìnano. Donne caparbie, matruzzi boni di sta nostra vita.
Ingredienti:
1 litro di latte;
200 g di zucchero;
100 g di amido per dolci.
Procedimento:
Miscelare con cura zucchero e amido dentro un pentolino. Aggiungere poco per volta il latte, continuando a mescolare. Porre il pentolino sul fuoco (fiamma dolce), mescolando ancora. Portare a ebollizione e far cuocere per altri due minuti.
Il Biancomangiare è considerato uno dei più antichi dolci siciliani: tipico, probabilmente, della zona del ragusano, si pensa che risalga all’XI secolo.
Caratterizzato da un sapore delicato, viene utilizzato come farcitura per torte e pasticcini, o gustato in tazza, spolverizzato con cannella o cacao.
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Ottimo sulla cuccia