Il Covid segnerà la storia, ne siamo certi, ma, come i numeri ci raccontano, è una pandemia non ancora conclusa. I casi sono in aumento anche se gli ospedali non soffrono più come quando tutto è iniziato. Sono passati due anni da quel maledetto marzo quando in provincia di Trapani si registrò il primo caso di Covid-19. Da lì in poi, purtroppo, anche nella nostra provincia si sono registrati i morti e tantissimi ricoveri in terapia intensiva.

Francesco Regina di Alcamo, 58 anni, dipendente dell’Asp Trapani, è stato il primo paziente a contrarre il virus ed è oggi uno dei superstiti del Covid-19, uno di quelli che è arrivato a un passo dalla morte, avendo consapevolezza di ciò che effettivamente il Coronavirus semina, infetta e danneggia.

È stato lui è il paziente n.1 della provincia di Trapani, cioè il primo che a marzo 2020 si ammalò di Covid-19, finendo in terapia intensiva all’ospedale “Sant’Antonio Abate” di Trapani: «Ho vissuto un incubo – racconta – la mia vita capovolta, messa a serio rischio da un virus invisibile». Francesco Regina se lo ricorda bene quel maledetto 11 marzo, due anni esatti come ieri. Il giorno d’inizio del calvario: stare male a casa, l’ambulanza del 118, il trasferimento all’ospedale di Trapani e poi il buio. Un vuoto di 20 giorni, un buco nero nella sua vita, la terapia intensiva e il rischio di non farcela. Una battaglia tra lui e il Covid-19, quel virus maledetto che ha segnato per sempre la sua vita. Alla fine l’ha spuntata lui («con l’aiuto del Signore»), vincendo la battaglia tra la vita e la morte, ma è stato costretto a curarsi le ferite, profonde e lunghe nel rimarginarsi.

Quando Francesco Regina è risultato negativo, è tornato a casa in sedia a rotelle, 30 chili meno, senza più massa muscolare, con problemi neurologici e crisi d’ansia. «Quando lo visitai per la prima volta mi sono trovato davanti una persona seriamente problematica – spiega Luca Scalisi, l’ortopedico-fisiatra – che necessitava di cure urgenti e riabilitative». Francesco Regina in questi due anni (uscì dall’ospedale il 28 aprile 2020) ha seguito un percorso di riabilitazione e da alcuni mesi è tornato al lavoro.

«Sono un sopravvissuto, lo ammetto – dice Regina – oggi che il virus è stato studiato ed esiste un vaccino il mio invito che rivolgo a tutti è quello di vaccinarsi e di utilizzare tutte le precauzioni necessarie. Io conosco bene cosa è il Covid-19, sono un reduce che fa il conto con le ferite. E il virus ancora c’è e si trasmette con facilità…».

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