elena-ferraroBen nota è la vicenda legata al centro commerciale Belicittà di Castelvetrano, in particolare il caso del Gruppo 6GdO confiscato all’imprenditore Giuseppe Gricoli, ritenuto fosse il braccio destro di Matteo Messina Denaro.

Dopo varie vicissitudini, e dopo aver alzato l’attenzione al Senato, con una interrogazione consegnata al viceministro dell’Interno Bubbico, ecco che arriva a Castelvetrano il Ministro Angelino Alfano e il prefetto Umberto Postiglione, capo dell’agenzia nazionale dei beni confiscati ad ufficializzare il ritorno in attività di un bene confiscato alla mafia.

Affermare che lo Stato ha vinto, non direi proprio, specie se poi dal dicembre 2007 è stato nominato amministratore giudiziario dell’azienda il dottor Nicola Ribolla cui sono state contestate “gravissime inadempienze” a seguito della sua attività amministrativa aziendale: “debiti occultati”, mancata definizione dei bilanci societari, modifiche gestionali, procedure per concedere in affitto i rami gestionali delle aziende, avvio di trattative per affidare ad altre società la stessa società confiscata, inadempimenti degli obblighi informativi nei confronti del tribunale competente.

Ora non si venga a dire che questo, sia un successo dello Stato. Ritengo ancora, che non sia necessario organizzare un ricevimento, nella sede del Municipio di Castelvetrano, e invitare Elena Ferraro, l’imprenditrice di Castelvetrano che due anni fa denunciò Mario Messina Denaro, il cugino del boss superlatitante, e non casualmente, qualche giorno fa, “qualcuno” le ha lanciato l’ennesimo messaggio, tagliando i fili di una macchina per la tac che doveva essere messa in funzione nella clinica “Hermes” da lei gestita.

Lo Stato vince quando si schiera per la legalità e quando tutela i suoi cittadini, sicuramente non servono le strette di mano, le belle parole di solidarietà, ma servono i segnali forti e decisi.

Un segnale poteva essere quello dell’amministrazione comunale di Castelvetrano, costituendosi parte civile proprio per il caso di Elena Ferraro, ma non è stato così.

Elena Ferraro però, coerentemente con le sue decisioni pregresse, non ha esitato a ribadire subito: «non mi fermeranno, andrò avanti per la mia strada».

Ha detto: No alla mafia!

Ha detto subito di no ad una richiesta estorsiva, avendo il coraggio di recarsi in questura a denunciare l’accaduto. Ha fatto una scelta di campo, dettata dall’educazione e dai valori con cui è cresciuta.

Lei, ha declinato l’invito di Angelino Alfano non partecipando alla manifestazione, condivido la sua scelta. Se il Ministro avesse realmente voluto incontrarla per farle sentire la vicinanza e la solidarietà dello Stato, avrebbe potuto farlo in privato. Evidentemente aveva bisogno di una testimonial per il suo evento, ma è cascato male. La risposta è stata un No categorico!

Chiediamoci, perché la Ferraro avrebbe dovuto recarsi là, dove il Comune ancora non convoca una seduta straordinaria del Consiglio comunale, per parlare di lotta alla mafia?

Stima, ammirazione, solidarietà e vicinanza per questa straordinaria donna!

Comunicato Stampa
Vincenzo Santangelo
Portavoce M5S al Senato

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Elena Ferraro desidera sottolineare quanto segue:

Ho detto di no perché non mi interessano le passerelle e non posso restare solo una testimonial di questa antimafia, se il ministro vuole incontrarmi venga nella sede della mia clinica come hanno fatto i senatori Lumia e Santangelo, le associazioni Libera e Addiopizzo e altri liberi cittadini

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