EnelIl Decreto Bersani ha liberalizzato l’energia, separando il mercato elettrico in due aree: quello vincolato (detto anche “tutelato”) che esisteva già e quello libero, in cui si dà la possibilità di avere elettricità da qualunque gestore benedetto dal ministero dell’industria .

Il mercato vincolato viene gestito da una S.p.a. denominata “Acquirente Unico” che compra energia in Italia e all’estero in modo da garantire ai clienti vincolati dei prezzi decenti.
Ma chi ci assicura che tutto funzioni davvero? Ecco allora la creazione di un’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (Aeeg).
Il risultato è che quello che prima veniva fatto da un’azienda pubblica (l’Enel), dopo il decreto Bersani lo fanno almeno in tre: Acquirente Unico, Aeeg e le aziende libere.

Oggi la rete elettrica nazionale (cavi, tralicci e quant’altro) è di proprietà di Terna S.p.a. che ha il suo ruolo principale nel “dispacciamento” (una sorta di equilibrio tra l’energia prodotta e quella consumata).
Terna però è una società blindata: il 30% è in mano allo stato e gli altri azionisti possono avere soltanto delle piccole quote. Questo col chiaro intento di mantenere il controllo pubblico sul servizio di erogazione, evitando scalate da parte di agili imprenditori italiani o esteri.
Enel è una scatola che contiene al suo interno “Enel Produzione” (che produce l’elettricità) ed “Enel Distribuzione” che, proprietaria dei contatori, vende energia sul mercato vincolato.

E sul mercato libero?

Per quello è stata creata una società apposta, chiamata Enel Energia che, instancabile negozio virtuale, sforna le tariffe. Ovviamente, anche Enel Energia è detenuta in maggioranza dallo stato.

Ricapitolando, attualmente l’Enel produce la metà dell’energia elettrica italiana, la fa girare su rete Terna (che la dispaccia) vendendola sul mercato vincolato tramite Enel Distribuzione e sul mercato libero tramite Enel Energia.
Con la curiosa particolarità che tutte queste società Enel sono a prevalente partecipazione statale!

E sarebbe questa la liberalizzazione del mercato elettrico in Italia?
Ma cosa paga l’utente finale?

il costo dell’elettricità è determinato dalla somma di sei componenti! E il gestore alternativo può influire solo su una di queste componenti!
Probabilmente a molti nei giorni scorsi è arrivata a casa la lettera di Enel Energia che offre una tariffa bioraria di circa 11 cent al Kwh in fascia arancione e circa 7 cent in fascia blu. Non fatevi sfuggire le note: per “costo dell’energia” si intende il “costo di produzione dell’energia elettrica al netto dei costi di trasmissione e dispacciamento”. Cioè al netto i quanto si deve a Terna, mentre il prezzo sul mercato vincolato è tutto incluso.
Praticamente, se una delle altre cinque componenti aumenta, certamente non sarà colpa di Enel Energia.
Dulcis in fundo, troviamo le società che collaborano con Enel energia, a caccia di contratti. Ma dato che il fantomatico risparmio (ammesso che esista) è quasi impossibile da spiegare all’utente finale, spesso questi gruppi si spacciano per l’Enel e propongono sconti e vantaggi, senza dire che questo comporterà il cambio di gestore ed un nuovo contratto e fissando termini oltre i quali questi vantaggi spariranno per incanto.

Ma se l’Enel si moltiplica con le sue scatole cinesi, l’Eni non starà a guardare, pretendendo anche lei la sua fetta di torta.
Il 20% della proprietà di Eni è del ministero dell’Economia, il 10% della Cassa Depositi e prestiti e tutti gli altri azionisti non possono possedere più del 3% (ci risiamo).
Praticamente finirà che due aziende parastatali si faranno concorrenza (coi nostri soldi) proponendo prezzi molto simili fra loro. Un film già visto con le telecomunicazioni.

Ma allora tanto valeva restare con l’Enel monopolista. Perché fare finta di liberalizzare?
Semplicemente perchè le liberalizzazioni le impone l’Unione Europea e se non si fanno piovono multe e sanzioni.
E allora se, come dice il logo, l’Enel è l’energia che ti ascolta, ci sarebbe da cantargli in coro “la senti questa voce?…”.

Egidio Morici
www.500firme.it

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