Grazie all’attività di socializzazione dell’Enpa, sono stati accalappiati i 31 cani del parco archeologico di Selinunte. Sono bastati pochi mesi per mettere la parola fine ad una situazione che aveva creato momenti di tensione per i turisti.
L’Amministrazione comunale aveva addirittura parlato di un intervento di accalappiamento con l’utilizzo di fucili narcotizzanti per il quale aveva ottenuto parere favorevole dalle associazioni animaliste purché fossero state rispettate le corrette modalità d’uso ma l’Amministrazione sembra non aver apprezzato le condizioni degli animalisti e nulla venne fatto.
Dopo svariati tentativi è arrivata, nel settembre scorso, la proposta dell’Enpa che, mettendo da parte tutti quei metodi violenti più o meno legali ed attrezzandosi di tanto amore, cura e pazienza, ha messo in atto una missione di socializzazione, nutrendo ed accudendo i cani con costanza ed impegno, così da far loro acquistare la fiducia verso l’essere umano e poter, quindi, procedere ad una “normale” attività di accalappiamento, meno traumatica possibile per l’animale. I cani, inizialmente affamati, diffidenti e per questo aggressivi con l’essere umano, sono divenuti, grazie alla squadra di volontari dell’Enpa, guidata da Elena Martorana, docili, affettuosi e pronti all’adozione.
Dopo l’opportuna socializzazione, sono iniziate le operazioni di accalappiamento dapprima dei cani giovani, molti dei quali dopo un periodo di stallo presso gli stessi volontari, sono stati adottati. E poi dei cani adulti che, con l’aiuto del Dott. Biagio Bernardi, responsabile sanitario del canile di Castelvetrano, sono stati prelevati e trasferiti al rifugio comunale per essere microchippati e sterilizzati.
Il Comune, con un’ordinanza sindacale ha disposto che i cani in questione, conclusosi l’iter dell’identificazione e sterilizzazione, saranno rimessi all’interno del parco archeologico in modo da “difendere” il territorio da eventuali arrivi di nuovi cani. E’ noto infatti che la recinzione del sito non garantisce una protezione certa da nuovi ingressi.
L’Enpa di Castelvetrano si ritiene soddisfatta del servizio prestato alla città, avendo operato in favore non solo degli animali ma anche del turismo locale. L’auspicio di Elena Martorana, presidente della sezione, è quello di non raggiungere più un numero così elevato di randagi specialmente in un sito turistico così importante, da curare e tutelare. Difendere il Parco Archeologico dal randagismo non vuol dire quindi adottare interventi contro gli animali colpevoli soltanto di essersi trovati lì per caso, ma svolgere un lavoro di prevenzione e sinergia tra associazioni animaliste ed istituzioni, attraverso progetti e strategie condivise.
Si può e si deve combattere il randagismo, per il bene degli animali da un lato e per un migliore senso civico dall’altro.
Corinne Tamburello – Enpa di Castelvetrano
AUTORE. Comunicato Stampa
Devo riconoscere che almeno loro “i cani” potranno godersi i Parco dopo la chiusura, nelle ore più belle e cioè dopo il tramonto. Speriamo che alla fine non sia la presenza degli umani a spaventare la tranquillità dei cani.
con tutto il rispetto che porto agli animali, debbo far notare che il randagismo è simbolo di una nazione incivile. Speciaslmente lasciati in giro proprio nel parco archeologico Castelvetrano acquisterà sicuramente una brutta notorietà. Mi dispiace far constatare che i veri amanti degli animali se li tiene in casa, vaccinati e sterilizzati e non fovorisce il randagismo. In Svizzera, Austria e Germania forse ci sono più cani che in Italia, ma non si vede in giro un cane randagio, nopn si sente il continuo concerto musicale per solo cani, che sono la delizia di chi soffre d’insonnia. Mi meraviglio che i tutori del parco permettano la circolazione di tanti cani nel parco più grande d’Europa, ma sicuramente il meno custodito e il meno curato.