“Pugno duro” di Mark Zuckerberg contro le bufale. Con un lungo post sul suo profilo personale il fondatore di Facebook condivide con gli utenti il piano per arginare le notizie false che circolano sul social network che oggi conta 1,8 miliardi di utenti.
“Un paio di settimane fa – scrive – ho esposto alcuni progetti su cui stiamo lavorando per costruire una comunità più informata e per combattere la disinformazione. Oggi voglio condividere parte del lavoro che abbiamo inziato a fare”.
La nuova funzione: Il social battezza una funzione che penalizza le notizie poco attendibili: “Crediamo fortemente che la nostra community possa aiutarci per individuare notizie false”, afferma dal canto suo Adam Mosseri, vicepresidente di Facebook con la responsabilità del News Feed.
Come segnalare la bufala: Gli utenti potranno indicare, grazie a un nuovo bottone, le storie sospette. Sarà il social a fare una prima scrematura, per poi inoltrare le segnalazioni a un comitato di giornalisti specializzati che si rifà ai principi del l’International Fact Checking Code of Principle stilato dal Poynter Institute. Se la notizia verrà riconosciuta come falsa, sarà etichettata come “disputet”, cioè contestata.
Niente censure: Facebook, quindi, non chiude i rubinetti alla fonte: niente censura ma, spiega Mosseri, “nuovi elementi che possano aiutare le persone a decidere a cosa credere”. I post bollati resteranno in bacheca, anche se saranno penalizzati dall’algoritmo del News Feed. Sullo schermo degli utenti che vorranno comunque condividere la notizia, apparirà un messaggio. Che suona più o meno così: “L’accuratezza di questa storia è stata ritenuta discutibile da un gruppo di analisti terzi”. Sarà quindi chiesto di tornare indietro (“cancel”) o confermare la scelta (“continue”).
Lo spam paga pegno: Facebook indica anche un’altra novità anti-bufale. Afferma che “sarà penalizzato dal punto di vista finanziario” chi userà lo spam per aumentare gli accessi al proprio sito. E che “sta analizzando gli editori per capire se sono necessari nuovi interventi”. Su questo punto, però, il social resta in superficie: niente dettagli.
fonte. AGI