La storia del nostro Paese è piena di volti e profili che l’hanno resa immortale nel tempo. Filosofi, psicologi, letterati, e così via. Tutti facenti parte di un patrimonio culturale che tramandato di generazione in generazione è giunto a noi oggi. Tra queste figure certamente importanti ed influenti per la propria epoca e non solo, vi è senza dubbio Giovanni Gentile, di cui abbiamo stilato un primo approfondimento qui. Un filosofo, storico, pedagogista e politico italiano, che ha caratterizzato insieme a Benedetto Croce il Neoidealismo nostrano. Ripercorriamo per tanto la parabola esistenziale e professionale di Gentile in questo focus dedicato.
La formazione accademica di Giovanni Gentile
Nato a Castelvetrano nel 1875, Giovanni Gentile frequenta il ginnasio a Trapani dove inizia a dare forma alla propria cultura. Dopodiché si sposta nel pisano, dove si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia sotto l’ala di Alessandro D’Ancona, professore di letteratura. Quest’ultimo fa appassionare Giovanni alla filosofia, al metodo storico ed al positivismo liberale. Anche gli studi di Hegel influenzano Gentile agli inizi della formazione accademica, che termina nel 1897 con la laurea perfezionata poi con apposito percorso per diventare docente a Firenze. Da qui ottiene una cattedra di professore di Filosofia presso un convitto a Campobasso. Ad inizio Novecento, poi, si trasferisce a Napoli, dove insegna in un liceo; contesto, questo, che porta Giovanni a conoscere anche quella che sarà la futura compagna Erminia Nudi con cui convolerà a nozze a stretto giro. Moglie dalla quale Gentile ha ben sei figli, di cui due gemelli.
Il prosieguo della formazione culturale di Gentile
Dopo una prima parentesi formativa tra Firenze e Campobasso, Giovanni Gentile prosegue il proprio aggiornamento in filosofia teoretica e pedagogia ottenendo una cattedra a Palermo. Il giro dello stivale però non è ancora completo sul piano della docenza, infatti negli anni successivi, tra il 1910 ed il 1926 la carriera professionale di Giovanni conosce anche Pisa e Roma. Proprio nella prima delle due città menzionate incontra un profilo di prestigio: Benedetto Croce. I due condividono diversi interessi accademici: dallo studio della filosofia, ai trattati di storia e letteratura. Accomunati poi dall’idealismo, i due sostennero insieme la lotta al positivismo e alle sue declinazioni negative imperversanti nel periodo storico vissuto. Inoltre, Gentile e Croce fondarono anche una rivista culturale chiamata “La critica”.
Giovanni Gentile: l’interventismo, la politica e il fascismo
Con l’arrivo del primo grande conflitto bellico di inizio Novecento, anche Giovanni Gentile si ritrova coinvolto sul piano decisionale nel dover scegliere. Una decisione difficile da prendere, quella tra neutralismo ed interventismo, con il filosofo che propende per la seconda opzione. Giovanni, si rende sempre più conto, infatti, che la sua passione non era solo la docenza, ma anche la lotta per la “rivoluzione culturale” ed il cambiamento intellettuale tramite le riviste ed i quotidiani. Mezzi, questi, che gli consentivano di innestare negli altri la propria dottrina e provocare un mutamento concreto. Da qui la propensione sempre maggiore di Gentile verso la politica. Affiancato da elementi di spessore come Luigi Einaudi e Gioacchino Volpe, Giovanni Gentile crea insieme a questi ultimi un’alleanza nazionale il cui programma politico si basa sul concetto di uno Stato forte. Nel 1920, poi, il filosofo e docente diventa consigliere comunale a Roma dove si avvicina al Fascismo poiché sostenitore della figura di Mussolini quale figura affine per la difesa del liberalismo risorgimentale. Tale affinità fa sì che il duce gli affidi il Ministero della Pubblica Istruzione, che Giovanni adopera dando vita poi alla rinomata riforma Gentile. Una riforma dell’organo scolastico che ha influenzato molto tale ambito negli anni a venire. Sempre più centrale nella politica fascista, Gentile si iscrive e rende partecipe del PNF: ossia il Partito Nazionale Fascista. Tale posizione però allontana sempre più Giovanni da Benedetto Croce, che arriva a produrre un anti manifesto (o manifesto antifascista) per contrastare il pensiero ideologico del docente e filosofo di Castelvetrano.
Una riforma che, inoltre, secondo molti studiosi avrebbe ridotto il numero degli iscritti alla scuola, facendo sì che calasse l’alfabetizzazione in Italia. Inoltre, anche se tutto questo è da dimostrare, sembrerebbe che coloro che non andassero a scuola, facessero delle attività che, in quel periodo, erano illegali o, comunque, non totalmente libere, come il gioco. All’epoca non c’erano gli smartphone e quindi le persone non potevano, ovviamente, trovare i migliori mobile casino ma tramite passaparola, sembra che si recavano in luoghi che il fascismo non riusciva a controllare.
Le altre cariche e riconoscimenti della carriera di Gentile
La carriera di Giovanni Gentile non si ferma al fascismo, e alla campagna politica, ma prosegue anche in ambito accademico e culturale con la direzione scientifica dell’Enciclopedia Treccani dal 1925 al 38’. Inoltre egli diventa regio commissario della Normale di Pisa e vicepresidente della Bocconi di Milano. Poi fondatore dell’istituto italiano di studi germanici e presidente dell’istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente. E ancora inauguratore successivamente dell’istituto mazziniano e presidente del centro nazionale di studi manzoniani. Insomma riconoscimenti e cariche una dopo l’altra senza soluzione di continuità. Una costellazione di riconoscimenti e titoli che rendono sempre più di spicco la personalità ed influenza di Giovanni Gentile nel periodo storico che lo vede protagonista. Una figura culturale a 360 gradi, che spazia dalla politica alla filosofia, passando per la letteratura e la pedagogia con estrema versatilità e competenza. Per non parlare della religione, sfera delicata che Gentile maneggia con difficoltà a causa delle controversie con il regime a cui appartiene. Dibattiti interni lo coinvolgono in una lotta per il pensiero cattolico e l’accettazione forzata di uno stato non laico. Altra lotta importante è stata quella portata avanti da Giovanni contro le leggi razziali in Italia. Una battaglia che sposa anche per l’amicizia con colleghi ebrei come Momigliano, Mondolfo e Arias. Note, infine, le due conferenze politiche tenute da Gentile nel 1943 per l’affermazione della propria cattolicità nonostante il supporto allo stato laico, e il sostegno dell’unità nazionale nel momento più arduo del secondo grande conflitto bellico mondiale.
L’adesione alla RSI e l’assassinio di Gentile
Alcuni dialoghi interni con Mussolini lo portarono poi ad aderire alla Repubblica Sociale Italiana, fatto questo che iniziò a fargli ricevere diverse missive con minacce di morte. Motivo per cui ricevette l’invito alla scorta armata però declinato dallo stesso Gentile come segnale di apertura verso coloro che lo avevano minacciato. Un segnale che non bastò ad evitargli l’assassinio il 15 aprile del 1944 ad opera di un gruppo di partigiani fiorentini appartenenti al GAP (Gruppo di Azione Patriottica).
AUTORE. Claudia Bianco