Il pane è il miglior amico dell’uomo. Fin dall’antichità,dove veniva condito con i circenses . Più tardi sono state inventate la panzanella (per chi non osava raccontare grandi panzane) e la bruschetta (per chi aveva modi ruvidi e non disdegnava l’aglio). Per Dante quello altrui era sempre salato. E dire che l’autore della Divina Commedia non aveva mai avuto modo di entrare in una di quelle boutique che costellano le grandi città dove per un chilo di pane (ovviamente con lieviti naturali e cotto nel forno a legna) devi fare un mutuo. Torino, dove un tempo imperava la biova e oggi la baguette da supermercato, ha conosciuto varie mode.
Negli Anni 50, l’arrivo dei ristoratori toscani lanciò il pane di Altopascio, negli Anni 60 con l’immigrazione dal Sud non c’era panetteria che non avesse il pane pugliese di Altamura (ma in Lucania c’è chi sostiene che sia quello di Matera il miglior pane del mondo). Per un certo periodo sempre sotto la Mole trionfò invece il pane sardo (ma non il carasau) in grandi forme con un bollino dai quattro mori. Inutile dire che in Sicilia sono convinti che sia quello di Castelvetrano il pane più buono e che a Ferrara per la loro ciopa ociupeta (ossia coppia) di pane scioperebbero (morirebbero in piemontese).
Insomma è il campanilismo la caratteristica del nostro paese, anche per ciò che riguarda il pane. Per questo era l’unica cosa che non veniva portata in dono dai diplomatici: ambasciator non porta pane.
ROCCO MOLITERNI
per lastampa.it
http://www3.lastampa.it/cucina/sezioni/ricette/fratelli-di-teglia/articolo/lstp/421457/
..beh..se è il campanilismo la caratteristica del nostro paese, allora lasciatemelo dire: il pane più buono che si mangia in Sicilia è quello che sfornano a Mazara del Vallo: le ‘vastedde’ tonde da 1 kg vengono preparate in maniera da rimanere appetibili per giorni, dal momento che sono destinate alle ‘cambuse’ dei pescherecci che fanno pesca d’altura. A Trapani s’è di recente trasferita una fornaia mazarese: ogni giorno c’è la fila davanti al suo negozio, perchè i trapanesi hanno notato che se tra il pane trapanese e mazarese non c’è differenza quando è appena uscito dal forno, col trascorrere delle ore il primo diventa immangiabile..sparagnini come sono cominciano a preferire il secondo. Il pane di Marsala, venduto soprattutto in piccole pezzature non è granchè, ed è simile a quello di Palermo ( anzi, viceversa!)Sul versante orientale viene declamato assai il pane di Dittaino, nell’ennese, molto venduto a Catania e Siracusa, ma che non è niente di che. So però di siracusani capitati per sbaglio da queste parti che farebbero carte false per avere ogni tanto un pò di pane mazarese. Del messinese neanche a parlarne. Detto questo, visto che siamo su castelvetranoselinunte.it debbo dire che quando noi mazaresi cerchiamo pane altrove ci rechiamo solo a Castelvetrano. Ma solo per il pane nero. Grande successo sta riscuotendo un forno che propone pane nero a Torretta Granitola, sul confine tra i comuni di Mazara e Campobello.