Stamattina abbiamo pubblicato l’articolo sulla condanna del giornalista Rino Giacalone da parte della Corte d’Appello di Palermo. Nel pomeriggio abbiamo ricevuto una lettera con alcune precisioni dell’avvocato Daniele Bernardone, difensore di fiducia di Francesco Allegra, che qui pubblichiamo integralmente.
Egr. Sig. Direttore, con riferimento all’articolo “Giornalista condannato in Appello, Giacalone: «Pronuncia da querela temeraria», pubblicato sul sito CastelvetranoSelinunte.it il 20 maggio 2022, si rendono necessari alcuni chiarimenti, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del signor Rino Giacalone.
Il signor Giacalone, del tutto comprensibilmente, pone l’accento su un aspetto assolutamente secondario della vicenda, ossia la mera presenza del mio assistito signor Gaspare Allegra alle esequie di Paolo Forte. Questo è un dato di fatto che non è mai stato messo in discussione. Il fulcro dell’accusa riguarda un altro aspetto, costituito dal presunto ruolo di rappresentante della “famiglia” che avrebbe rivestito il signor Allegra in occasione del funerale di Forte. In particolare, la frase presente nell’articolo a firma del signor Giacalone è la seguente: «Non c’era Matteo Messina Denaro a quel funerale, ma i rappresentanti della “famiglia” c’erano. Uno in particolare: Gaspare Allegra, 28 anni, nipote del latitante». Con tale affermazione, secondo il capo di imputazione a carico del signor Giacalone, quest’ultimo «offendeva la reputazione del predetto (Gaspare Allegra), attribuendogli la qualità di persona legata a famiglia mafiosa e in tal modo ingenerando nel lettore il convincimento che lo stesso Allegra fosse un mafioso». È questo il contenuto ritenuto diffamatorio, non la presenza alle esequie in sé (tra l’altro, nel corso del processo è stato provato che tale partecipazione era dovuta al legame amicale che il signor Allegra aveva con dei nipoti di Paolo Forte).
Sul rispetto del principio di continenza, che il signor Giacalone correttamente annovera tra i requisiti cardine del diritto di cronaca, mi permetto di dissentire, in ciò confortato dalla pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 5259/1984 (c.d. decalogo sui limiti del diritto di cronaca), secondo cui tale principio non è rispettato quando si fa uso di alcuni «subdoli espedienti» quali il «sottinteso sapiente», cioè l’uso di determinate espressioni nella consapevolezza che i lettori le intenderà in maniera diversa dal loro significato letterale; secondo la Corte di legittimità, «il più sottile ed insidioso di tali espedienti è il racchiudere determinate parole tra virgolette, all’evidente scopo di far intendere al lettore che esse non sono altro che eufemismi e che, comunque, sono da interpretarsi in ben altro (e ben noto) senso da quello che avrebbero senza virgolette».
Preme, inoltre, fare chiarezza su altri due aspetti evidenziati dal signor Giacalone. Vero è che la Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione, ma è altrettanto vero che il Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo, ritenendo al contrario la notizia di reato fondata, aveva disposto la c.d. imputazione coatta, disponendo che la Procura formulasse l’imputazione e chiedesse il rinvio a giudizio del signor Giacalone. Infine, sostenere che la sentenza penale di assoluzione è stata confermata in appello è tecnicamente inesatto: in appello non c’è stata alcuna pronuncia sulla responsabilità penale del signor Giacalone perché la Procura non ha ritenuto di impugnare la sentenza di primo grado. Essendo stata la sentenza appellata soltanto dalla parte civile, la Corte di Appello si è potuta pronunciare solo sulla responsabilità civile. Il dispositivo della sentenza di secondo grado, del resto, recita testualmente: «dichiara ai soli fini civili la responsabilità del predetto imputato in ordine al reato di diffamazione aggravata ascrittogli in danno di Allegra Gaspare». Alla luce di tali precisazioni, appare ardito qualificare come “temeraria” la querela all’epoca sporta dal signor Gaspare Allegra (per la Corte di Appello di Palermo, evidentemente, tanto temeraria non era).
AUTORE. Redazione