“Vittima della nuova resistenza”, la “resistenza” che si combatte per il “lavoro”. Giovanni Burgarella, “storico” sindacalista della Cgil trapanese, per un periodo costretto a vivere sotto scorta dopo che da segretario della federazione provinciale degli edili aveva denunciato la diffusa presenza della mafia nei cantieri, con le lacrime agli occhi definisce “uomo della nuova resistenza” il fratello, Giuseppe, 61 anni, morto suicida una settimana fa. Pino, come lo chiama suo fratello, da tempo era disoccupato, il dramma di non avere un lavoro lo ha travolto.
Domenica mattina Giovanni lo ha trovato con una corda al collo, penzolante sotto al gazebo del giardino della loro casa che si trova nella frazione di Guarrato, a pochi chilometri da Trapani. Le sue ultime parole Pino Burgarella le ha scritte su un foglio di agenda che i carabinieri hanno trovato dentro una busta sigillata sotto al maglione. In passato Burgarella si era anche rivolto a Napolitano e a Susanna Camusso.
Non ci sono altri drammi, altri “guai” dietro la sua morte, se non quello di un uomo che, sindacalista come il fratello, si era battuto per il lavoro, prima quello per gli altri e poi il proprio. Pino Burgarella ha combatutto fino all’ultima riunione del direttivo degli edili. Con toni forti intervenne per denunciare la crisi del settore dell’edilizia (in provincia di Trapani il comparto ha quasi 4mila senza lavoro, rispetto al 2012 siamo già a un 20 per cento in più di disoccupati) e prendendo la parola aveva detto: “Dobbiamo suicidarci tutti per fare capire quanto grave sia la crisi che stiamo vivendo?”.
Il suo testamento è racchiuso nelle parole scritte su quel foglio del primo febbraio 2013: “44 giorni di lavoro dal 2010 ad oggi… da oggi ho trovato un impiego…un posto fisso per sempre…”. A casa è rimasto un libretto, la storia della Costituzione italiana, regalo della Cgil lo scorso 25 aprile. “Mio fratello aveva sottolineato le frasi relative al lavoro, al diritto che ogni cittadino ha di avere un lavoro, era profondamente convinto che a quel diritto nessuno poteva rinunciare né qualcuno poteva in qualsiasi modo negarlo, lui la pensava in modo chiaro, il lavoro come unica condizione per avere piena dignità sociale”.
In quel foglietto d’agenda che ha lasciato c’è scritto il suo malessere di uomo: “Mio fratello è morto per credere fino in fondo a quello che c’è scritto nella nostra Costituzione a proposito di diritto al lavoro”. Infine uno sfogo. “Qui – dice Giovanni Burgarella – chi è di sinistra, chi fa sindacato, è segnato, non è facile che trovi lavoro chi è così schierato a difendere i diritti… Lui che era molto più rigido di me ha sofferto in silenzio questa realtà”.
di Rino Giacalone
per ilfattoquotidiano.it
foto tratta dal quotidiano Repubblica del giorno 9 feb 2013
AUTORE. Rino Giacalone
Per Giuseppe Bulgarella Eroe edile ,ucciso dai sindacati, dai politici, dalla mafia e dal’ indifferenza della gente. Quei 30miliardi che l’Europa manda in Italia per lo sviluppo ,tornano indietro fino all ‘88% per incapacità di sviluppare un progetto, e perché collusi con la mafia (progetti non affidabili). È vergognoso ! I sindacati dovrebbero fare gli interessi dei lavoratori, invece, stanno muti e nascosti nelle loro tane. Il popolo che lavora e si è sempre distinto per il “Mazzo” fattosi per mandare avanti l’ economia italiana ,invece che essere tutelati da questi parassiti e succhiasangue ,sono dimenticati. Accuso i sindacati di” insensibilità sociale”. In questo momento storico e convergente verso il baratro sociale ed economico, dovrebbero organizzare uno sciopero generale al giorno. Invece loro ,” MUTI COME I PESCI “!! La politica non ha fatto altro che tutelare i propri interessi e quelli dei propri amici (i mafiosi),e lo sanno tutti e tutto, ma intervenire, sconvolgendo “il quieto vivere” non conviene a nessuno di loro ,naturalmente. Potrebbe sovvertire la cattiva sorte toccata agli italiani , gli italiani stessi, la gente comune ma………..troppo permissiva, incapace di intendere e di volere, psicolabile ,facilmente influenzabile, poco obiettiva, privata del suo giudizio e di sana autocritica ,dalle tv.e dai giornali di regime. Votate Berlusconi e Bersani e poi andate a fare in culo definitivamente e non vi dovete permettere di parlare Solidarietà ,non ne avete nessun diritto.
Povero Bulgarella, da SINDACALISTA, in un paese che accusa sempre di più la mancanza dello Sato (mafia e incendi sembrano dimostralo) avrà (non l’ho conosciuto) preso sul serio “Lavoro” (come è offerto ed inteso specialmente da noi) e “Solidarietà”. Proprio la solidarietà, come ha lasciato scritto qualcuno è, però, un termine caro ai “moderati”, cioè ai “fautori di idee politiche moderate, cioè ai politici SEMPRE PRONTI A TRADIRE” (specialmente oggi la realtà è sotto gli occhi di tutti, anche se…). Certamente il lavoro nobilita l’uomo, è alla base dei rapporti sociali, ma in assenza dello Stato, in mancanza dell’equa ripartizione della ricchezza che, sulla Terra, può essere garantita solo rafforzando gli Stati, non sembra degno del valore attribuitogli. Un uomo (evito altre definizioni), in particolare, avendo intuito tutto ciò, coniò la famosa frase: “Non Sarete Ricchi, Ma Lavorerete Meno”. Chi era costui?
Che facciamo noi gente per bene, che viviamo, pur tra mille problemi, con la sicurezza di avere il necessario per vivere, per questa gente disperata che non sa come sbarcare il lunario, che bussa a mille porte senza trovare risposte? Questa mattina in TV un deputato, che faceva l’insegnante, sosteneva che 13.520 euro è una paga giusta. L’altro giorno la Finocchiaro diceva che non era mica una bidella. E chi è costretto a vivere con una pensione di 320 euro o perde il posto di lavoro cosa deve fare? Andarsene a rubare o suicidarsi, gridando a tutti la rabbia che ha in corpo? Il gesto di Burgarella è uno schiaffo, anzi un pugno, per tutti noi, ma soprattutto per i politici che parlano parlano e non concludono mai niente.
Quello che colpisce in questa tremenda tragedia è il silenzio “assordante” del Presidente della Repubblica, del Ministro del Lavoro, dei nostri Governanti, dei Deputati nazionali e regionali, del Presidente della Regione, dei Sindacati, dei Partiti, dei Movimenti, tutti impegnati nella campagna elettorale. Il suicidio di questo uomo, dignitoso e rispettato non è stato un gesto in disprezzo della vita, ma un gesto in disprezzo dei nostri Governanti, di chi ha detenuto e detiene il dovere di rispettare ed applicare, prima di tutti gli altri , la Costituzione. Coloro che lasciano l’uomo senza lavoro, tanto da indurlo a questi gesti disperati, sarebbero da perseguire per istigazione al suicidio.