L’ultimo numero della nota rivista “S”, decida la copertina a Giuseppe Cimarosa, il giovane artista castelvetranese che si è distinto per aver duramente sfidato il latitante Matteo Messina denaro.
Ecco uno stralcio dell’articolo firmato dal giornalista Piero Messina
Arriva un cavaliere libero e selvaggio, dal cuore impavido e dagli artigli possenti, perché nelle sue vene scorre forza sufficiente e necessaria per recidere quel male antico chiamato mafia. Quella “Cosa loro” ha rischiato di stritolare la sua vita e quella dei suoi familiari.
Lui si chiama Giuseppe Cimarosa e ha detto no a quel sistema criminale che è la mafia. Il suo, però, non è un diniego qualsiasi, perché quel codice del disonore negato come scelta di vita arriva da un parente strettissimo di Matteo Messina Denaro. La madre di Giuseppe è una cugina di Diabolik. Così quel pezzo di famiglia che si schiera contro i clan serve quasi a dimostrare che gli ultimi anelli concentrici della roccaforte di protezione per la latitanza di Diabolik iniziano a scricchiolare.
Ma non è il boss oggi a fare notizia: la copertina tocca a un giovane di nemmeno trenta anni con la barba ad ornare il suo volto e un orecchino a certificare il suo status di “rivoluzionario”. Cimarosa è un guerriero a cavallo contro la mafia. Per un attimo lo guardi in faccia, e la memoria del cronista torna indietro – non senza entusiasmo – a trenta e passa anni fa, perché parlando con Giuseppe Cimarosa pensi proprio di scambiare quattro chiacchiere con la reincarnazione di Peppino Impastato.
Scacci quell’istinto e chiudi gli occhi per ascoltare le sue parole e il risultato è lo stesso: ti sembra di sentire la rabbia di Impastato e il ronzio di sottofondo di Radio Aut. Ma questa volta, sia chiaro per tutti, la storia dovrà finirà in maniera diversa. Peppino Cimarosa non si fermerà e non dovrà essere fermato. In sella al suo cavallo percorrerà i sentieri del riscatto, della riscossa. Non è solo, perché questa volta le famiglie, quelle vere, hanno avuto il coraggio di ascoltare la voce più giovane e mettersi dalla parte giusta della barricata.
Prima è stato un terremoto giudiziario a travolgere l’entourage dei Messina Denaro, ora è la volta di un sisma culturale, con la promessa che nulla sarà come prima e i ponti saranno tagliati per sempre agli ultimi padrini di stretta osservanza corleonese. I segnali arrivano forti e chiari: il suo parente che di nome fa Matteo Messina Denaro, il quarto più pericoloso latitante al mondo e a capo di Cosa Nostra, non lo degna neanche di un simbolico “lui”.
Giuseppe Cimarosa liquida la faccenda con un “Ma chi lo conosce questo qua?”. È questo il trattamento riservato per l’ombra del cugino della madre. Quel mito in negativo ha sempre aleggiato nella vita di Giuseppe. Sarebbe bastato un nonnulla e magari il ragazzo nato a Castelvetrano avrebbe chinato la testa come hanno fatto in molti, passando dal lato sbagliato della strada, e si sarebbe lasciato travolgere dall’infamia dell’essere connivente con la mafia. E avrebbe perso per sempre i suoi sogni. C’è un tratto distintivo nella ragion d’essere del nipote acquisito del padrino di Castelvetrano e quel tratto è la speranza da coltivare.
Non potrebbe essere altrimenti per chi di arte e natura vive. Sogna coi suoi cavalli e scrive spettacoli di teatro equestre. Questa la sua arte, questo il suo mestiere.
Come si vive con una parentela così scomoda?
“I Messina Denaro sono parenti diretti di mia madre, Matteo Messina Denaro è cugino di mia madre. Noi ci siamo sempre sentiti sotto torchio. Da entrambi i lati: sapevamo di potere essere sfruttati dalla mafia, sapevamo di essere sulla bocca di tutti. Chi ha rischiato di più è stato mio padre. Io ho imparato ad apprezzare il coraggio di scegliere e alla fine, mio padre quel coraggio l’ha trovato. Tutti possono scegliere, tutti devono scegliere. Ma ci sono stati momenti, in cui mio padre s’è ritrovato a dovere dare una mano a questi personaggi. Hanno rovinato la nostra vita. Ma quegli uomini, quei mafiosi, non sono mai stati rappresentati come eroi nella nostra famiglia. Non se parlava, ma era chiara l’aurea negativa di quel sistema criminale”.
Hai mai incontrato Matteo Messina Denaro?
“Ma chi lo conosce questo qua? Ecco, proprio mai visto e non ci ho mai tenuto. Sin da piccolo ho avuto una concezione della mafia come un pericolo, come un buco nero. Matteo Messina Denaro, per me, è sempre stata una figura oscura e negativa. Sapevo che avrebbe causato dolore e guai alla mia famiglia. Eppure, agli occhi della società, della città dove vivevamo, eravamo etichettati come parte di quel sistema, come i parenti di…”.
trovate l’articolo completo, firmato da Piero Messina, con la lunga intervista a Giuseppe Cimarosa, sulla rivista “S” disponibile nelle edicole..
Paura: linfa vitale di supina accettazione popolare del terrore mafioso per secoli imperante. La codardia spacciata come rispetto.
Grazie Preside FIORDALISO, per essere sempre stato immune da tale morbo e per avere operato costruendo la più giusta coscienza civica per il Bene sociale, grazie per la solidarietà offerta al Giovane Giuseppe Cimarosa e ai suoi congiunti che con vero amore familiare sono stati avvolti e coinvolti dal suo fresco e pulito entusiasmo. Grazie Elena FERRARO, grazie CLEMENZA, grazie Pasquale CALAMIA, PERRONE, RENDA…. grazie ai molti altri che con coraggio hanno dato e danno quotidiano contributo perché il cancro mafioso, in ogni sua fetida rappresentazione, oggi ridotto a mefitica “cosa loro” , venga definitivamente debellato. Grazie ai troppi MARTIRI, ai tanti Operatori Istituzionali che ne onorano veramente vita e pensiero. Grazie a Quanti, solo agendo con correttezza sociale, irridono a certi soloni assetati di sangue per conferenze, inquieti e sconvolti per mancate vendette mafiose! Grazie Giuseppe CIMAROSA.Auspico che le Istituzioni tutte, sappiano doverosamente dare il più opportuno e veloce contributo ad una tale rivoluzionaria testimonianza
Mi associo ai ringraziamenti …la mafia si combatte quotidianamente con azioni concrete e impegnandosi in prima persona senza aver paura. . . ONORATA e ORGOGLIOSA di conoscere il Prof Vaccarino e di lottare al Suo fianco contro la mafia per l’affermazione della Verità e della Giustizia. GRAZIE Prof per il Suo esempio.
IL CORAGGIO DI QUESTO GIOVANE NON E’ UN CORAGGIO COMUNE A DIRE NO ALLA MAFIA …..E’ UN CORAGGIO RIVOLUZIONARIO IL SUO ,RENDENDO PRECARIO L’ULTIMO ANELLO DI QUESTA FAMIGLIA CIOE’ LA NUOVA GENERAZIONE ………..COME SE SI VOLESSE INIZIARE UN LAVAGGIO PURIFICATORIO SANGUIGNO E PULITO SENZA TRACCE DI DNA MAFIOSO
Complimenti! Speriamo che sia l’inizio di una rivolta che scacci la criminalità partendo dalle coscienze, questa è la prova che può cambiare finalmente tutto, questa è una notevole prova di coraggio a sostegno di chi si è schierato per il bene anche rischiando la vita e la propria esistenza affinchà la mafia venga definitivamente debellata per sempre, Messina Denaro ed i suoi sodali delinquenti in testa.
Condivido pienamente tutti i commenti, sottolineo che ho sempre provato disgusto per i carrieristi da conferenza e per pseudogiornalisti, fasulli amici di bravi uomini ormai deceduti che non possono smentirli… strapazzano il buon nome di qualcuno a vantaggio del loro portafoglio…
Ho visto il servizio su RAI 2;io che abito al nord non posso fare altro che esprimere tutta la mia ammirazione per la sua lotta a favore della legalità e con la forza e il coraggio con la quale affronta la vita nel combattere con grande dignità la “MAFIA” in un ambiente che si mostra ostile e spesso indifferente ai cambiamenti.Spero che i giovani prendano maggiore coscienza e che il suo sia un esempio da suguire .Complimenti per il proseguo dei suoi valori e per bel lavoro che svolge ,l’arte equestre le riserva grande soddisfazioni