Vince Grillo. Non c’è dubbio.
Ma l’Italia va verso l’ingovernabilità più assoluta.
Pd e Pdl hanno perso milioni di voti rispetto al 2008.
Un quarto degli elettori non è andato a votare, con un crollo di affluenza mai visto dal dopoguerra.
Difficile dire quanti elettori invece abbiano votato in base alle sintesi propagandistiche, anche se è probabile che siano stati tanti.
E ai tanti di questa Italia sempre più povera, sono arrivati i messaggi di superficie, le etichette del prodotto, i titoli cubitali dei giornali: “Devono andare tutti a casa. Un reddito di cittadinanza a chi non ha un lavoro” dice Grillo; “Restituirò l’Imu in contanti” dice Berlusconi; “Smacchieremo il giaguaro” dice Bersani.
Un Bersani così sicuro di vincere a mani basse che, avendo snobbato le altre forze di sinistra, si ritrova il giaguaro vicino al capotavola.
Berlusconi, rispetto alla fine del 2011, quando veniva dato al 7%, ha rimontato alla grande.
Il truchetto del governo tecnico, al posto di andare subito alle elezioni, ha giocato la sua parte nei confronti di un Paese dalla memoria corta e l’odio (spesso giustificato) per le tasse.
Per il “bene dell’Italia”, anche Bersani non volle andare alle elezioni, dando così agli italiani il tempo di dimenticare e al giaguaro quello di allenarsi per la zampata finale.
Adesso dovrà scegliere se aprire a Grillo o fare il governissimo col giaguaro.
Intanto i ragazzi del movimento 5 stelle, sembrano inarrestabili, anche se il loro compito di scardinare un sistema chiuso diventa sempre più arduo.
Oggi, finito il tempo della propaganda, del volantinaggio, delle riunioni per organizzare la visibilità del movimento, gli attivisti dovranno tornare ad essere presenti nelle varie realtà dei singoli comuni, occupandosi dei problemi locali e mettendosi di traverso rispetto alle decisioni amministrative delle singole città.
La vera sfida si vince nei comuni. E al sud è ancora più difficile, specialmente in quelle città dove spesso chi tenta di parlare di mafia, di corruzione, di sprechi e di ambiente, rischia l’isolamento.
In questo senso, se il reddito di cittadinanza non può che trovare tutti d’accordo, nei singoli territori gli argomenti da affrontare dovranno essere certamente altri.
C’è da aspettarsi però che le classi politiche locali vorranno assicurarsi la propria continuità e, per farlo, i mezzi saranno quelli più consolidati: affondare il “nemico” o tirarlo sulla propria barca.
Egidio Morici
www.500firme.it
e.morici@alice.it
Ma chi l’ha detto che il paese è ingovernabile? Stabiliamo il tutto dopo le consultazioni!! Certo giornalismo non si rende conto (spero proprio che non sia volontario) che col proprio modo di scrivere si crea ancora di più ansia, colpevolizzando magari proprio il movimento di Grillo, grande usurpatore del momento! E’ politica: aspettiamo i risultati definitivi, aspettiamo un confronto tra tutti e poi si vedrà…
Sento dire spesso che il movimento 5 stella rappresenta un movimento di protesta e di cambiamneto della politica. Nel concreto non ho visto alcuna protesta quando una ventina di giorni fà è crollato il ponte sul fiume verdura, che ha diviso letteralmente la Sicilia in due. ho visto un gruppo presente all’A.R.S. con 15 rappresentanti, che non prende alcuna iniziativa ne di protesta, che di proposta. Dovevano inchiodare il Governo Regionale alla risoluzione del problema in tempi rapidi, mentre non hanno aperto bocca, con l’On. Mangiacavallo che è di Sciacca, e che conosce bene i disagi che stanno vivendo gli operaratori della zona.
Eppure il risultato è che rispetto alle regionali aumentano considerevolmente i voti. Vorrei tanto valutare positivamente le future iniziative che indraprenderanno nei due rami del Parlamento Nazionale.
CERTO, PERCHE’ PER GOVERNARE DEVONO FARSI I PROPRI MALAFFARI, ADESSO CHE QUALCUNO GLI HA SCOMBINATO IL LORO GIOCO DI POTERE DIVENTA IL NEMICO.. AHAHAH… COME VI RODE E VI BRUCIA…!!!
Io sono molto contento che si sia salvato il giaguaro.
Meno male che la maggioranza degli italiani dimostra di non essere masochista come Alberto.
Non si fosse salvato il giaguaro saremmo già, di fatto, fuori dall’Europa.