
da six: Michele e Giuseppe Cimarosa
Non si sentono “vittime ma guerrieri in battaglia, contro il cancro mafioso” . Lo sostengono senza indugi, Giuseppe e Michele Cimarosa, figli di Lorenzo, l’imprenditore castelvetranese coinvolto nell’operazione “Eden”, cugino acquisito del latitante Matteo Messina Denaro che ha deciso di collaborare con la giustizia e di recente condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione , per il reato associazione mafiosa .
Giuseppe e Michele rispettivamente di 31 e 25 anni, raccontano la loro storia di figli e anche di parenti prossimi della famiglia Messina Denaro. La madre di Giuseppe e Michele è cugina di primo grado del padrino castelvetranese. Decidono di parlare pubblicamente per spiegare il loro continuo disagio. Lo fanno dopo la sentenza che ha condannato il padre in rispetto del lavoro svolto dalla magistratura. Il padre Lorenzo, in dibattimento, ha ammesso di essere stato finanziatore della famiglia del boss. Una specie di bancomat al servizio di Patrizia Messina Denaro.
Noi giovani- afferma Giuseppe Cimarosa a capo di una società di equitazione e di spettacoli equestri- non possiamo pagare le colpe dei grandi.
Io e mio fratello abbiamo diritto di vivere la nostra vita cosi come sentiamo e lontani dalla macchia mafiosa. Ciò che sta accadendo alla mia famiglia lo stiamo pagando ad un prezzo molto caro. Sono sempre stato contro la mafia e i mafiosi.
Giuseppe Michele hanno apprezzato molto la decisione presa dal padre di collaborare con i giudici e di parlare dei rapporti avuti con la famiglia del boss. “E’ un fatto molto importante- aggiungono Giuseppe e Michele e in perfetta sintonia anche con la volontà di mia madre. Basta! Questa città si deve liberare dal cancro mafioso “.
La battaglia di Giuseppe inizia molti anni fa. Dopo alcuni diverbi avuti con il padre va a studiare a Roma e ci rimane per 8 anni. Lui, non vuole fare l’imprenditore edile. Il fratello Michele, dopo il diploma conseguito all’Istituto Alberghiero decide lavorare con il padre, fino all’arresto del dicembre scorso. Oggi Michele è disoccupato e non riesce a trovare un lavoro. Momentaneamente aiuta il fratello a governare i cavalli. Giuseppe continua a parlare della sua vita e condisce ogni parola con tanta rabbia per quello che è accaduto alla sua famiglia. Dopo tanti anni di studi a Roma in Archeologia nel 2009 torna a Castelvetrano. La sua passione è l’equitazione: niente lavori edili o pubblici. Non intende neanche entrarci.
Il mio odio per la mafia non inizia adesso-sottolinea Giuseppe- potrebbe sembrare un fatto contingente, un opportunità del momento. Da quando avevo i calzoni corti, ho sempre respinto questa forma di deviazione, nonostante la parentela con il boss.
Oggi, cerco alleati per vincere questa guerra culturale, che conduca a cambiare questa città, in primis per dare una speranza a tutti i giovani che come me intendono rimanere . Messina Denaro oltre al territorio, ha rovinato tutti i suoi parenti: si costituisca
Sulla stessa scia il fratello Michele e la madre Rosa Filardo. La famiglia Cimarosa, per una scelta precisa di Lorenzo Cimarosa, non ha nessun programma di protezione, poiché non si è considerato un “pentito” ma solo un collaboratore di giustizia. Definendosi “stanco dei soprusi ricevuti dai Messina Denaro” Per la famiglia Cimarosa che vive all’estrema periferia di Castelvetrano, ci sono solo i controlli di routine della Polizia. Loro , preferiscono non parlare di paura. Confidano nelle forze dell’ordine. Giuseppe, chiama i poliziotti -angeli custodi-.
I fratelli Cimarosa con emozione, raccontano anche delle tante amicizie perse e dei rapporti finiti con alcuni parenti a causa delle ultime vicende. Persone con cui hanno vissuto momenti comuni della loro vita di ragazzi ” a chi non riusciamo più a parlare e spiegare la nostra battaglia de visu,- dicono- diciamo con fermezza che si può e si deve cambiare e che la nostra scelta di combattere la mafia rimanendo a Castelvetrano, un giorno sarà utile pure a chi oggi non ci ascolta”.
AUTORE. Filippo Siragusa
parole e prese di posizioni che hanno il sapore della speranza per il riscatto sociale civile ed economico della nostra comuità ed amata terra. Bravi ragazzi
Va data fiducia alle parole di questi ragazzi. Normale che siamo diffidenti e che ogni cosa poi segue una cadenza quasi già scontata. Tuttavia dico che va fatto uno sforzo per confrontarsi con questi ragazzi perchè dal confronto civile possono nascere le premesse per irrobustire la lotta alla mafia. A Castelvetrano questo fardello psicologico e culturale finirà con la cattura di Matteo Messina Denaro. Per questo motivo dobbiamo dare sponda a tutti quelli che ripudiano la mafia a la sua cultura. Certo la sincerità di quello che dichiarano va riscontrata con le testimonianze e con le azioni verso una più incisiva lotta alla mafia.