Maria e Salvatore sono i due protagonisti che animano lo spettacolo teatrale “I giorni che verranno” scritto da Vito Signorello e magistralmente diretto da Giacomo Bonagiuso, regista di comprovata esperienza professionale nel campo teatrale.
La storia dei due protagonisti è un po’ la storia della Sicilia degli anni ’50, quando gli emigranti andavano in America in cerca di fortuna, lasciando famiglie e amori nel paese natìo; la storia ruota attorno al problema dell’identità siciliana: identità dell’emigrato, ma anche di chi è rimasto; evoluzione identitaria del primo al contatto con mondi nuovi e del secondo dentro a una Sicilia che vuole cambiare di fronte a quanto gli emigrati riportano nell’isola al ritorno dal loro soggiorno americano.
Le scenografie essenziali disegnate da Bonagiuso e realizzate dalla maestria di Guglielmo Barbaresi, mettono in evidenza le anime dei personaggi che si susseguono in un vortice di emozioni ed il ritratto che ne emerge è quello di un mondo pieno di speranza; quella stessa speranza che porterà Maria la protagonista ad aspettare il suo amato e a conservare dentro di sé quell’amore proibito da una società stereotipata e tradizionalista.
Le note poetiche arrangiate in musica da Gaspare Federico, la voce melodiosa di Debora Messina e la voce grintosa di Peppe Clemente, mettono ancora di più in evidenza una liricità di sentimenti che vanno dalla gioia al melodrammatico, dalla tristezza all’espressione della rinascita di quel sentimento chiamato “amore” e mai dimenticato.
A questi palpitanti stati d’animo il regista sovrappone un’ulteriore sfera di emozioni, corredata da luci magicamente appropriate e da coreografie – incarnate da Enza Valentina Di Piazza, Martina Calandra, Giulia Gucciardo, Sara Fittante, Giordana Firenze e aVanessa Di Stefano – che ne accentuano l’impianto narrativo connotando la scene di anime che si susseguono sul palco dando colore agli animi espressi dai personaggi.
Bravi anche Sciupè – dalla grande voce tenorile –, Irene Bonanno, Nino Cuttone e Giovanni Lamia.
Marianna Accardi
AUTORE. Redazione