foto di Gianni Polizzi

I lavori del presbiterio furono, invece, ultimati nel 1580, come risulta da un’altra lapide.
Certamente, l’imponente decorazione del Ferraro costituisce il maggiore richiamo della chiesa di S. Domenico, ma in essa sono presenti altre notevoli opere, tra cui spicca la tomba gentilizia degli Aragona Tagliavia nella parete di fondo del coro, altri monumenti funerari nelle cappelle laterali, gli stalli corali, oggi smontati, l’organo, il pulpito, l’altare maggiore.
La chiesa conservava anche pregevoli opere, tra cui lo Spasimo del Fondulli e una bella Madonna del Laurana, ora custoditi in S. Giovanni; mentre altri dipinti sono stati purtroppo trafugati.
Utilizzata come museo, nel periodo fra le due guerre, la chiesa, che è proprietà del FEC, fu riaperta al culto nel 1949 per essere chiusa, a causa dei danni subiti dal terremoto, nel 1968.
Un primo intervento di rifacimento dei tetti si ebbe nel 1980, sotto la direzione dell’arch. Matteo Scognamiglio; un secondo intervento affrontò, nel 1984, il problema dei pavimenti; mentre un ulteriore progetto di ripristino strutturale, conclusosi nel 1992, sotto la direzione degli architetti Errera e Lomeo, consentì, il 1° novembre di quell’anno, la riapertura della chiesa, ma non la fruizione della zona dell’arco trionfale, oscurata da un ponteggio, del presbiterio e del coro.

Dopo lunghe traversìe, seguite sia dalla civica amministrazione sia da un comitato appositamente costituitosi, oggi giunge finalmente a termine il progetto conservativo e di restauro delle decorazioni plastiche e pittoriche, finanziato coi fondi del POR Sicilia 2000-2006, misura 2.01, condotti sotto la magistrale direzione dell’arch. Gaspare Bianco. In particolare, a seguito di lavori condotti con avveniristiche e sofisticate tecniche di restauro, si ritorna ad ammirare la stupenda costruzione in stucco dell’albero di Jesse, gli stucchi del cappellone e del coro e quelli della cappella del Rosario, le decorazioni pittoriche che, quasi per miracolo, sono ricomparse in tutta la loro bellezza.
L’auspicio, a questo punto, è che, per una corretta lettura del monumento, tutte le opere mobili della chiesa, trasportate altrove, ritornino presto nel loro sito originario e che, eventualmente, si possa realizzare nel tempio tornato al suo antico splendore, una mostra permanente dei beni artistici (quadri, statue, sacra suppellettile, paramenti) di proprietà del FEC (Fondo Edifici per il Culto) pertinenti Castelvetrano, che oggi si trovano sparsi in altri luoghi.

AUTORE.   Francesco Saverio Calcara