Cronaca

IL CASO. L’Ipab “Tommaso Lucentini” è in agonia. Due relazioni comunali dicono no al prosieguo delle attività

Quale sarà il destino della casa di riposo “Tommaso Lucentini” di Castelvetrano? Alla vigilia delle festività natalizie per l’Ipab (Istituto di pubblica assistenza e beneficenza) è spianata la via della chiusura. Alle voci che si sono rincorse nelle ultime settimane ora c’è la certezza, nero su bianco. Due relazioni sono ora in mano al Commissario prefettizio Salvatore Caccamo che, con molta probabilità, ne darà comunicazione alla Regione.

La prima è stata redatta dall’Ufficio tecnico comunale che, dopo un sopralluogo, ha scritto che la struttura non è idonea per lo svolgimento del servizio di vitto e alloggio. La seconda, invece, è del settore Solidarietà sociale che, in sintesi, ha ribadito che non ci sono più le condizioni per lo svolgimento delle attività.

Un ente da anni senza guida. Quella dell’Ipab “Tommaso Lucentini” è la storia di un ente in lenta agonia da anni. L’ultimo presidente in carica è stato Ferdinando Mandina che nel dicembre 2016 si è dimesso. Fu l’ultimo periodo che l’Ipab ebbe un Consiglio d’Amministrazione. Con Mandina c’era Piero Pirri, Francesco Ferreri e Rosario Ferracane. A tenere il timone ci avrebbe dovuto pensare il vice presidente Piero Pirri, ma il preside in pensione si è dimesso nel marzo 2017. Con due consiglieri in meno, e in assenza del numero legale, la Regione ha sciolto il Cda.

Il bilancio? Dal 2014 questo sconosciuto… La casa di riposo non ha mai interrotto la propria attività, nonostante le difficoltà. Ma il capitolo di numeri e bilanci è aperto da anni. L’ultimo bilancio consuntivo approvato dalla Regione è del 2013: in quel documento si certificava un disavanzo (debiti) di poco più di un milione di euro. Il bilancio preventivo 2014 fu, invece, respinto due volte dalla Regione. Da allora non si sono mai più preparati bilanci. «Si è andato avanti con una gestione molto in economia – spiega Alessandro Graziano, segretario dell’Ipab nominato nel 2011 dall’ex sindaco Gianni Pompeo – non si sono potuti più fare interventi strutturali e ai dipendenti si sono solo dati acconti».

Alessandro Graziano.

Sono due i dipendenti di ruolo (un’infermiera e un’assistente sociale), altri cinque, invece, sono a tempo determinato. In questi anni, per poter recuperare gli stipendi arretrati, i dipendenti sono andati avanti con i decreti ingiuntivi con pignoramenti presso terzi. Cioè bloccando le somme che il Comune versa all’Ipab per le rette delle persone accolte tramite i servizi sociali. Intanto per far fronte a spesa, utenze e interventi d’emergenza la casa di riposo si affida a 1.800 mensili che incassa da una retta intera pagata da un ospite e due compartecipazioni alla retta.

Immobile non a norma e il pulmino fermo. L’Ipab “Tommaso Lucentini” è una struttura autorizzata per 40 posti. Ma dal 2011 questi si sono dovuti ridurre a 25, con la chiusura del primo piano e l’utilizzo soltanto del piano terra. Perché? Per evitare l’adeguamento alla nuova normativa antincendio per strutture ampie che avrebbe comportato un impegno di somme non indifferente. «Senza fondi non abbiamo potuto fare gli interventi necessari»spiega Alessandro Graziano, il segretario che nel luglio 2017 gli è scaduta la convenzione col Comune ma che, nonostante tutto, sta continuando a gestire l’amministrazione dell’ente morale.

Il pulmino fermo davanti la cancellata.

Oggi la struttura ospita 10 persone, tra giovani e adulti, 8 sono a carico del Comune, 2, invece, a proprie spese. Fuori la cancellata è fermo da mesi il pulmino dell’Ipab. Non ci sono soldi per pagare l’assicurazione. Quel mezzo serviva anche per andare a fare la spesa. Ora sono gli operai dello stesso supermercato a portarla dentro la struttura. Un ulteriore segnale della sconfitta che ha segnato l’Ipab “Tommaso Lucentini”, destinata ora – senza aiuti e trasferimenti – a chiudere i battenti.

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Max Firreri