Quando si parla di casinò tutti pensano a Las Vegas, ma in pochi sanno che in realtà il primo casinò della storia risale al 1638 ed è il ridotto di Venezia. Per avervi accesso bisognava indossare una maschera, in quanto all’epoca si preferiva non farsi riconoscere mentre si giocava d’azzardo. L’Italia è uno dei paesi in cui la passione per il gioco d’azzardo è più forte e, sebbene sul territorio italiano esistano solo quattro casinò fisici, tutti nel nord del Paese, paradossalmente ai primi posti della classifica delle regioni italiane che spendono di più per il gioco troviamo Campania e Sicilia.

 

I dati di Federconsumatori e Cgil

Dall’ultimo report di Federconsumatori e Cgil emergono dati sorprendenti sull’Italia in merito al gioco d’azzardo. In particolar modo la Sicilia risulta fra le regioni piú attive con la spesa annuale pro-capite di € 1800 circa, con le provincie di Palermo, Messina e Siracusa tra i primi posti tra le città del paese in cui si gioca di più.  In particolar modo il numero di giocatori, soprattutto nei casinò online, di cui troviamo una guida su Finaria, è incrementato soprattutto in seguito alla pandemia. È paradossale ma più aumenta la crisi economica, più aumenta il gioco d’azzardo, soprattutto nelle regioni più povere.

Tra i giochi più gettonati ci sono le carte, la roulette e le scommesse sportive. Ma senza le cifre reali non ci si rende effettivamente conto di quanto enorme sia il volume d’affari generato intorno a questi fenomeno. Si stima una spesa di 140 miliardi di euro, cioè maggiore dei fondi stanziati per il Servizio Sanitario Nazionale. In Italia ci sono 3,8 milioni di giocatori attivi e 16 milioni di account. Solamente in Sicilia ci sono oltre 2 milioni di conti attivi online.

Certo una delle preoccupazioni principali è la possibilità di controllare il fenomeno senza che si rischi che gli utenti cadano nella dipendenza e scongiurare il rischio di infiltrazioni della malavita che può usare i casinò per riciclare denaro e per impoverire le entrate previste verso l’erario. Anche il rischio di strozzinaggio verso i giocatori incalliti che si indebitano fa parte delle attività parallele della criminalità organizzata. Per questi motivi, lo Stato ha reso più rigorosi i controlli delle identità non solo di chi gioca ma anche di chi decide di investire in una società che operi nel settore del gioco d’azzardo.

La storia del casinò di Taormina

Storicamente in Sicilia c’è già stato un esempio di casinò fisico, a Taormina, all’inizio degli anni ‘60, questo a testimonianza che l’interesse per il gioco d’azzardo nell’isola ha fondamenta antiche che sono state amplificate dalla situazione economica attuale. Per qualche anno quello di Taormina fu un ambiente frequentato dalle maggiori star italiane e internazionali, attratti dalla bellezza del luogo, dal glamour e dal gioco. Nel 1964 fu chiuso a causa di un’indagine giudiziaria e malgrado vari tentativi negli anni, per ora  nessuno è stato in grado di riavviare il progetto.

Il progetto di Castelvetrano

Interessante è anche il caso di Castelvetrano. Noto per i templi di Selinunte, questo comune di poco più di 29 mila abitanti nel trapanese, potrebbe vedere l’apertura di un nuovo centro di intrattenimento, un casinò. Questa struttura si appresterebbe ad essere molto influente sull’economia locale grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro, nonché per lo sviluppo di un altro tipo di turismo, che può essere però la calamita per attirare migliaia di visitatori verso le bellezze storiche e naturalistiche della cittadina. Una parte della popolazione di Castelvetrano non sembra propriamente entusiasta dell’arrivo del casinò, temendo che questo progetto possa oscurare la storia e le  tradizioni siciliane. Tuttavia, bisogna tenere a mente che l’industria del gioco d’azzardo non è propriamente negativa e può dare nuova linfa vitale all’economia di un luogo, proprio come Castelvetrano.

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