SelinunteIl 30 gennaio scorso si è svolta nella sala convegni di un hotel a Selinunte, una conferenza in cui il sindaco di Castelvetrano Gianni Pompeo e l’ingegnere Giuseppe Taddeo dell’ufficio tecnico del comune, hanno presentato alla comunità marinara il progetto della piazzola in legno da 150 mila euro che dovrebbe sorgere allo “scaro” di Selinunte prima dell’estate.

Ad un’ottantina di persone, di cui una quindicina pescatori, vengono spiegati i dettagli dell’opera attraverso la proiezione di opportune simulazioni realizzate al computer. La piazzola sorgerà al posto dello scivolo che va dall’incanto del pesce fino alla cabina telefonica. Scivolo utilizzato come parcheggio durante la stagione estiva e come ricovero dei pescherecci per il resto dell’anno.

I pescatori però, aspettandosi forse di sentire qualcosa su una soluzione, anche temporanea, del problema del porto intasato dalle alghe, fanno sentire la loro voce.
Uno di loro si rivolge al sindaco senza mezzi termini: “Prima di fare la piazzola, noi pescatori dobbiamo essere messi in condizione di buscarci il pane, poi lei può fare tutto quello che vuole! Ma si rende conto di come è conciato il porto?”. Un altro, in merito agli ultimi lavori di bonifica effettuati, aggiunge: “Ci stettiru dui jorna e si manciaru 10.000 euro!”.

Il sindaco, in difficoltà, risponde facendo riferimento alla eccezionale violenza delle ultime mareggiate di scirocco che avrebbero vanificato i lavori svolti. Un altro pescatore mette l’accento sul cattivo odore: “Con questa puzza di alghe, che senso avrebbe andare a passeggiare sulla piazzola?”. A questo punto il sindaco, incalzato da più parti, fa una rivelazione shock: Il porto è abusivo, non è facile far funzionare una cosa abusiva”. “Si tratta di una vasca sbagliata – gli fa eco l’ingegnere Taddeo – non è un porto”.
Certo, che l’abusivismo delle nostre coste fosse fosse abbastanza diffuso si sapeva già, ma che potesse addirittura riguardare un intero porticciolo non può che lasciare a bocca aperta. Soprattutto per il fatto che è proprio su questa struttura abusiva che si basa l’identità della marineria selinuntina oltre alla pagnotta di tanti pescatori.

“Vi dirò di più – aggiunge il sindaco – io non ho alcuna intenzione di continuare a spendere soldi inutili, visto che basta qualche giorno di forti mareggiate per rendere vani i costosi interventi di bonifica, senza contare quello che costa lo smaltimento delle alghe marce. Vedremo se sarà possibile acquistare una pompa che possa buttare dall’altra parte del molo le alghe, mentre sono ancora fresche e quindi non inquinanti. E’ chiaro che prima bisogna sapere se questa pompa può rilevarsi adatta o meno. Ci vorrà del tempo”.

E’ difficile quindi spendere tanti soldi per risolvere i problemi di un porto abusivo.
Però viene spontaneo chiedersi come mai invece per gli interventi di riqualificazione delle banchine, la creazione delle nuove scale di discesa, il rifacimento degli ormeggi e l’istallazione dei punti acqua già effettuati, queste difficoltà siano state superate.
Insomma sembra che l’abusivismo di questo porto sia ad intermittenza: per alcune cose è abusivo e per altre no.
La soluzione definitiva viene invece indicata nel nuovo porto turistico, da realizzare vicino al depuratore, “in modo che il turista che arriva non veda il porto, ma la borgata come era in passato”. Si tratta di un progetto dell’ingegnere Mallandrino, di cui il sindaco spera di vedere l’avvio prima dello scadere del proprio mandato.
Chiediamo se davvero, come abbiamo letto sui giornali, si dovrà sperare nell’intervento del privato che, col project financing, dovrebbe pagarselo da solo per poi guadagnarci coi flussi di cassa prodotti dall’opera stessa, ma Pompeo smentisce, dicendo che il porto beneficerà di finanziamenti pubblici. A questo punto forse l’ingegnere Taddeo si sarà sbagliato quando, il 5 gennaio scorso, al Giornale di Sicilia aveva dichiarato: “Il progetto realizzato dal professore Mallandrino potrà essere realizzato solo con l’intervento di privati”. Mistero.

Chiediamo allora come mai le richieste di finanziamento fino ad oggi andate a vuoto, dovrebbero invece concretizzarsi a breve. “Perché finora non c’è stato un progetto – risponde il sindaco Pompeo – io stesso però ho fatto il piano regolatore del porto e la possibilità di poter ottenere i finanziamenti è diventata concreta”.
Ma quella del piano regolatore del porto, con relativo progetto, non è certo una novità nata l’altro ieri. Il piano è stato infatti approvato il 27 ottobre del 2003 e da allora sono passati più di cinque anni. Mistero.
La preoccupazione maggiore però resta l’intasamento delle alghe e chi ha chiesto “come mai per la costruzione degli alberghi il comune ci ha messo tutto il suo l’impegno e per risolvere il problema delle alghe no?”, si è sentito rispondere che quelle sono state scelte che hanno fatto i privati, non certo il comune.

In sala c’era anche lo scultore Umberto Leone, cittadino della borgata da decenni, che ha messo l’accento su una Selinunte “da valorizzare nei suoi aspetti più caratteristici come il parco archeologico, i pescherecci variopinti, gli ulivi secolari, l’agricoltura biologica e la natura. Un luogo che attirerebbe un turismo di qualità in grado di rilanciare l’economia del territorio e che non merita di essere divorato dal cemento”.
Ma di fronte agli interessi dei costruttori, il punto di vista di un artista non poteva che essere liquidato come “poetico” e forse i nostri amministratori sono convinti che bisogna stare con i piedi per terra. Intanto, mentre le alghe divorano il porto e il sindaco illustra i dettagli della piazzola in legno, sembra che i primi piedi destinati a rimanere a terra potrebbero essere proprio quelli dei pescatori, insieme alle loro barche.

Egidio Morici
www.500firme.it

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