Se «Il diavolo veste Prada», come titolava un fortunato film, il vescovo è invece «griffato» Armani.
E in questo caso non si tratta di una finzione cinematografica, ma della scelta di monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, che stamane ha indossato per la prima volta i paramenti disegnati e regalatigli da Giorgio Armani.
L’abito liturgico è stato indossato dal sacerdote in occasione dell’inaugurazione del sagrato della nuova chiesa di Pantelleria,che sta per essere terminata. Sulla stoffa sono riportati i segni della terra e del mare dell’isola nella quale lo stilista viene in vacanza da 37 anni e di cui dal 2006 è cittadino onorario.
AUTORE. corriere.it
…beati i poveri (di spirito of course)
Ricordo al caro vescovo che nostro Signore è nato in una misera grotta, nudo e riscaldato da un bue e un asinello, perciò non puo essere accettato tutto quello che, oggi, la Chiesa sta facendo.
La Chiesa che amo e riconosco è solo quella di San Francesco e Madre Teresa di Calcutta che con la loro povertà hanno reso autentico il messaggio di Cristo.
invito il nostro caro vescovo a leggere il “De Veritate” di S. Anselmo in cui ci si ricorda come l’azione abbia una capacità di significazione del vero più forte delle sole parole: se qualcuno mi dicesse che ci sono delle erbe commestibili e altre velenose, e poi mangiasse quelle velenose, noi ci affideremmo alle sue azioni e non alle parole, per cui se ci venisse chiesto di mangiare delle erbe rifiuteremmo in ogni caso. con questo le voglio ricordare che qualunque insegnamento lei desira impartire è privo di senso se non accompagnato da un rigoroso esempio. “date a cesare quel che è di cesare” dice nostro Signore. un dono del genere da parte sua non sarebbe mai dovuto essere accettato. la gente ha difficoltà a sbarcare il lunario e molte persone raggiungono in questi giorni le nostre coste siciliane con il volto diastrutto dalla fame e dalla sete, è un pò difficile essere in completa empatia con tanti soldi addosso.
perciò la invito da buon pastore a riflettere…
invito il nostro caro vescovo a leggere il “De veritate” di S. Anselmo, in cui ci viene ricordato che l’azione ha una capacità di significazione del vero più forte delle parole: se qualcuno ci dicesse che ci sono delle erbe commestibili e altre velenose, e poi mangiasse quelle velenose, noi daremmo valore alla sua azione e non porteremmo attenzione alle sue parole, tanto che se qualcuno ci dicesse di mangiare delle erbe non ne mangeremmo in nessun caso. con questo voglio ricordarle che qualunque insegnamento si voglia impartire è del tutto privo di senso senza la forza dell’esempio pratico; tutte le parole proferite sarebbero pure voces.
“date a Cesare quel che è di Cesare”, questo è quanto ci grida nostro Signore. un dono del genere, seppur con tanta cordialità, non doveva assolutamente essere accettato. oggi molta gente fa fatica a sbarcare il lunario ed in questi giorni migliaia di persone continuano a giungere nelle nostre coste sicialine con il volti distrutti dalla fame e dalle sete; mi sembra talmente strano assumere un atteggiamento di empatia con così tanti soldi addosso!
perciò da buon pastore la invito a riflettere….
cordiali saluti
Dio o mammona?
“Il mio sacerdozio, non è
una comodità, non è un essere
superiore agli altri; il mio sacerdozio
è la ripetizione dolorosissima
del Calvario di Cristo sulla
terra”.
Don Zeno
Pur condividendo le vostre affermazioni sulla Chiesa che sicuramente avrebbe bisogno di rivedere la sua missione alla luce delle sempre più disperate situazioni sociali, reputo eccessivo invitare alla riflessione il Vescovo Mogavero sol perchè il suo abito è ARMANI.
Mi reputo cattolico anche se non molto praticante come si suol dire, ma comunque odio gli atteggiamenti d’indignazione stupida che chiunque ha nei confronti degli uomini di Chiesa ogni qual volta facciano qualcosa che secondo noi è di troppo! Abbiamo la presunzione di avere noi il metro per giudicare cosa e giusto e cosa no.
Se andiamo a mangiare una pizza con gli amici, se andiamo a fare shopping, se spendiamo centinaia di euro in giocattoli per bambini, in regalini è tutto normale; se invece è un prete o meglio un vescovo a mangiare una pizza in un luogo pubblico, ah! subito si pensa alla povertà di molti e allo sperpero di alcuni.
Come mai diventiamo moralisti solamente con gli altri? Invece di rinunciare a qualcosa e dare una mano a chi sta peggio di noi, siamo specializzati nell’attaccare uomini come noi in fondo, ai quali chiediamo però di supplire anche le nostre mancanze di esseri umani nei riguardi dei nostri simili che sono meno fortunati di noi. A mio avviso è sbagliato porsi nella posizione di arbitro ma bisogna impegnarsi nell’aiutare il prossimo e basta se siamo uomini prima che cattolici! E la chiesa deve fare certamente la sua parte, ma non è l’abito in questione a sminuire il suo lavoro.
Comunque in questo caso, l’abito gli è stato regalato, non vedo cosa abbia fatto di male ad accettarlo; e aggiungo, visto che si tratta di un regalo (quindi non ha nessun prezzo), sicuramente se avesse comprato lo stesso abito in un altro posto avrebbe pure speso di più, ma certamente in quel caso non sarebbe interessato a nessuno. Penso di non essere in grado di giudicare nessuno, ho espresso delle mie considerazioni e mi auguro che siano spunto di riflessione per quanti hanno l’indignazione facile.
Distinti saluti.
“chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Partendo da questa grande verità, mi sembra invero eccessivo stigmatizzare l’operato del nostro Pastore, Mons.Mogavero, e conoscere bene come sono andati realmente i fatti per poi potere esprimere con maggiore serenità eventuali giudizi e/o commenti più o meno dotti o salaci.
Il rispetto che dobbiamo al nostro Pastore deve derivare dalle sue azioni, dal suo esempio, dal suo modo di vivere, che è stato sempre, ripeto sempre, modesto, umile e improntato alla massima “dignitas”.
Ce ne fossero……
Luigi Calcara