[di Mariella Pompei] Cari lettori e lettrici, sicuramente sarò d’accordo con molti di voi nel pensare che in questi ultimi mesi ci sia stata un’informazione selvaggia e troppo devastante psicologicamente per molti di noi, nel vedere sempre immagini forti, di morte e corsie di ospedali. Come Bioeticista, mi verrebbe da dire che la gente era impreparata a un evento così drammatico, che molti hanno vissuto con angoscia e forte timore quel periodo e stentano a riprendere a vivere la quotidianità, ma molti hanno dimenticato in fretta, e lo si osserva nei modi di relazionarsi con gli altri, senza alcun timore a parlare a distanze molto ravvicinate, ad abbracci e baci senza problemi.

Da una un’altra visione, tuttavia, quelle immagini diffuse su Tv e web sono reali, non sono immagini virtuali slegati dalla realtà o inventati per crearci chissà quali paure e fobie varie. E’ pur vero che ci sono delle morti che non hanno tutta questa rilevanza mediatica, come tutte le patologie inerenti a tumore e cancro, che nelle nostre zone aumentano sempre di più e questo non sono io a dirlo, parlano i fatti e molti medici dovrebbero saperlo e rendere questi dati preoccupanti all’attenzione di autorità competenti per capire il perché, ma questo è un argomento che merita di sicuro una riflessione a parte e sicuramente da persona più competente in materia scientifica, quale io non lo sono.

Mariella Pompei

Questa piccola premessa perché vorrei condividere con molti di voi la mia preoccupazione di questi giorni. Il virus del Covid-19, è come se si fosse momentaneamente assopito, ma non è sparito. Ci ritroviamo in molti luoghi pubblici, con mascherina, igienizzante per mani, ma siamo circondati da molte persone che pensano che tutti sia passato. Molti indossano non una mascherina, ma un copri bocca, copri mento, mascherina braccialetto, sì perché è così che viene indossata la mascherina. Adesso, comprendo benissimo il disagio di indossare una mascherina, in special modo con questo caldo o magari anche con un occhiale da vista, ma rispettare gli altri e noi stessi significa essere responsabili, e ahimè devo dire che in molti non lo sono, ma nemmeno per loro stessi, perché molti di queste persone sono persone anziane, persone a rischio.

Ho ascoltato e letto, molti giudizi negativi sui giovani per la movida, ma come possiamo fare capire ai giovani la pericolosità di questo virus, se i primi a non osservare le regole siamo proprio noi adulti? Più volte mi sono allontanata da persone che in prossimità delle casse in supermercati o negozi vari, non rispettano la distanza, ti salgono quasi di sopra, per non parlare di gente che per sapere qualche informazione per strada ti entrano con la testa quasi dentro il tuo abitacolo, e tu magari appari ai loro occhi come persona poco socievole o poco gentile, perché cerchi di mantenere quella distanza minima per entrambi. Personalmente, penso che si debba vivere nella normalità e senza farsi prendere troppo da fobie o panico, ma con grande senso di responsabilità, nel rispetto per sé e per gli altri e con un po’ più di amore per gli altri, anche se gli altri questa nostra prudenza possono interpretarla come essere scontrosi o chissà che.

Non so voi, ma quelle immagini del corteo funebre di quelle bare nel Bergamasco sono state per molti di noi, davvero un dolore, oserei dire un dolore a carattere Nazionale. Sì, qualcuno afferma che se fosse stato preso con meno superficialità sin dall’inizio, senza lasciare da soli, i primi colpiti da questo virus nelle loro case, senza una benché minima terapia, forse non avremmo avuto tutte queste vittime. Ma proprio perché si è rivelato così fatale per molti, e noi siamo stati fortunati, perché ci siamo e possiamo parlarne, cerchiamo di non dimenticare, di non abbassare la guardia, cercando di mantenere quei comportamenti d’igiene e di sicurezza che possono salvare la vita a noi stessi e alle persone a noi care.

Mariella Pompei

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