La mia avventura è cominciata per caso, guardando la raccolta di cartoline di un carissimo amico conoscitore di angoli e storie della bella “Palmosa Civitas Castrum Veteranum” , luoghi ormai sconosciuti alla maggior parte dei castelvetranesi, ma ben presenti all’amico divulgatore della grandezza della nostra città.
Per ragioni di lavoro sono stato molti anni lontano da Castelvetrano, ma ho sempre mantenuto vivo nella mente il ricordo della città che mi ha accolto nell’infanzia, aiutato in questo dalla passione per l’arte fotografica, mezzo che mi ha consentito di rafforzare il cordone ombelicale con i luoghi d’origine, così da mantenere vivo il ricordo delle scene quotidiane nelle strade, delle persone e dei paesaggi che ci appartengono.
Nella figura sopra il tempio C durante i lavori di restauro nel XX sec., sotto la spiaggia di Marinella di Selinunte, l’antica stazione di Castelvetrano e le rovine del tempio E non ancora ricostruito
Immagini testimoni del tempo che tutto trasforma e cancella con l’evolversi delle cose, a volte inesorabilmente, le tracce del passato. Così, per non perdere la memoria di quei luoghi ormai trasformati e delle persone che ci hanno preceduto, ho iniziato da tempo a raccogliere vecchie cartoline, documenti scritti e antiche stampe arricchendo questa documentazione con foto fatte da me ai luoghi della memoria per capirne meglio le trasformazioni.
Ad ogni acquisto, affioravano nella mia mente vestigia di edifici, di uomini e di animali, rumori di cortile, bambini vocianti nelle vie, donne intente ai lavori domestici o a ricamare tovaglie e lenzuola per la dote delle figlie. Un mondo ormai passato o meglio non ricordato. Un passato glorioso che ha radici millenarie testimoniate dai “Pezzi di Selinunte”, le famose rovine dell’antica città greca e così familiarmente chiamate dai castelvetranesi, testimoni muti della storia antica. Neppure le pietre sono immutabili e quante trasformazioni si possono rilevare all’interno della zona archeologica, specie se confrontate con le foto di oggi. Il confronto delle immagini ferme sulla carta, ci aiuta a soffermarci sui minimi dettagli e qui appaiono le sorprese che ciascuno di noi potrà verificare guardando il tempo inesorabilmente trascorso.
È grazie alle “collezioni” ed alla passione dei collezionisti che la storia ci tramanda, attraverso archivi pubblici, ma molto spesso di privati diventati poi pubblici, il ricordo del passato perché le nuove generazioni continuino ad avere la memoria di chi eravamo perché senza memoria non può esserci futuro.
Memoria e futuro non sono parole inutili e vane, ma l’impegno a far rivivere l’amore per i nostri “luoghi della memoria” e dare così impulso a vivere il futuro in maniera consapevole; l’iniziativa di quest’anno al CAM ci aiuterà molto in questo nostro obbiettivo.
RACCOLTA DI CARTOLINE D’EPOCA
di Gianni Polizzi
per CAMZINE, Periodico di informazione archeologica del CAM – Campus Archeologico Museale
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Please can you tell me the meaning of ?
Palmosa Civitas Castrum Vetranum