“Non tutti sanno che, nello stesso momento in cui si discute di sovraffollamento delle carceri e dell’insufficienza del tempo a disposizione per costruire nuove carceri, vi sono alcuni edifici penitenziari di particolare efficienza del tutto inutilizzati.
È il caso delle supercarceri di Pianosa e dell’Asinara, vera spina nel fianco di Cosa Nostra all’epoca dell’introduzione del regime duro per i detenuti mafiosi. Sono dieci anni, ormai, che quei carceri sono stati chiusi e rimangono inutilizzati. Non sarebbe allora giunto il momento di pensare alla riapertura di quelle strutture, in modo da restituire efficienza al regime del 41 bis, a ridurre il sovraffollamento delle carceri liberando quelle del continente dai mafiosi più pericolosi?”.
Lo dice il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, nell’articolo che sarà pubblicato nel prossimo numero di “I love Sicilia”, il mensile di stili, tendenze e consumi in edicola da venerdì 19 dicembre: “In passato – continua Ingroia – il carcere per i mafiosi non era un luogo di afflizione, bensì territorio ove i boss esercitavano il proprio potere in modo incontrastato.
Erano i tempi della carcerazione ‘in pantofole’. Non a caso il carcere di Palermo era detto il ‘Grand Hotel Ucciardone’, grazie ai menu a base di aragoste e champagne che i boss riuscivano a farsi recapitare nelle loro celle, ove tenevano vere e proprie riunioni di mafia. Soltanto a prezzo delle stragi del ’92 il vento e la normativa cambiò, così producendo il 41 bis e il trasferimento dei boss in quei supercarceri. Oggi il 41 bis è il fantasma di se stesso e quelle strutture sono chiuse, mentre le altre carceri scoppiano. È forse il momento di invertire la tendenza”.
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