E’ di qualche giorno fa un post del Nobel Giorgio Parisi che ripropone la cosiddetta “cottura passiva” della pasta, ovvero a fuoco spento, o bassissimo, ma rigorosamente con coperchio, per ridurre i consumi. “La cosa più importante – scrive il premio Nobel sul social network – è tenere il coperchio sempre, il calore si perde moltissimo per evaporazione. Dopo che bolle la pasta io metto il gas al minimo, minimo, in maniera che bolla bassissimo senza consumare gas”. “Si può anche provare a spegnere – aggiunge – ovviamente in questo modo si consuma ancora di meno e penso che la pasta si cuocia lo stesso. In fondo la pasta si cuoce bene anche in montagna con l’acqua che bolle a 90 gradi”.

Su questo argomento, c’è uno studio scientifico, realizzato da Perfect food consulting per i Pastai italiani di Unione italiana food, che misura il risparmio – energetico, di emissioni di CO2 equivalente e di acqua – derivante da tre accorgimenti per cuocere la pasta. Ovvero: tenere il coperchio sulla pentola quando portiamo l’acqua a ebollizione, usare la giusta quantità di acqua – ne serve meno di quella che generalmente si pensi – e spegnere il fuoco prima del tempo approfittando della cottura passiva.

Lo studio calcola che, per 200 grammi di pasta da cuocere in modo convenzionale, l’uso del coperchio durante la fase di ebollizione consente un risparmio fino al 6% di energia ed emissioni di CO2e; l’utilizzo di 700 millilitri di acqua anzichè un litro per 100 grammi di pasta oltre a risparmiare il 30% di acqua, consentirebbe di tagliare il 13% di energia ed emissioni di CO2e. Infine la cottura passiva: dopo i primi 2 minuti di cottura in modo tradizionale, la pasta continua a cuocere in modo indiretto, a fuoco spento a patto che si usi il coperchio per non disperdere calore. Con questo metodo il risparmio di energia ed emissioni di CO2e arriva fino al 47%.

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