Un lavoro congiunto dunque, che, venuto alla luce nel 2007, edito a cura del Lions Club, ha dato a Castelvetrano la sua prima e organica storia generale, ancorché limitata al XVII secolo, corredata da un notevole apparato iconografico e da una vastissima bibliografia, salutata dagli unanimi apprezzamenti degli ambienti culturali, scientifici e accademici.

Visto l’enorme successo dell’opera, rapidamente esauritasi nella sua prima tiratura, l’Officina di Studi Medievali di Palermo ha proposto al Comune di curarne una riedizione e, a fronte del contributo ottenuto, ha consegnato all’Amministrazione 800 copie del volume che, oltre ad essere stato distribuito alle biblioteche e alle scuole, viene gratuitamente fornito a chi ne fa motivata richiesta.

Vorrei chiedere a qualche solerte psudo-moralista d’accatto – che anziché compiacersi per una attività di promozione culturale, non trova di meglio che stracciarsi le vesti – dove sarebbe il presunto conflitto d’interessi, attesa la totale estraneità del sottoscritto, come degli altri autori, da qualsivoglia implicazione economica. Né si tollera che io possa essere divenuto, concluso il mio mandato amministrativo, il presidente di una associazione che organizza un evento di altissimo spessore artistico-culturale, che coinvolge centinaia di giovani castelvetranesi, che richiama ogni anno migliaia di visitatori e per il quale il Comune ha continuato ad erogare lo stesso contributo degli anni precedenti, il cui utilizzo è documentato, con maniacale tracciabilità, fino all’ultimo centesimo, come ognuno può, sol che lo voglia, verificare in qualunque momento.

Perché dà tanto fastidio che questa associazione sia così cresciuta da organizzare non solo una grande rievocazione storica, riconosciuta come tale dal CERS (Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche), ma anche una mostra permanente dei suoi splendidi costumi, un patrimonio idealmente donato, in tal modo, all’intera comunità; da creare, infine, il gruppo dei “Tamburi Aragonesi”, palestra formativa per decine di giovani, che hanno portato alto il nome della nostra città anche fuori dai confini della Sicilia? Spiace tanto che Rai Uno sia venuta a Castelvetrano, non già per parlare di mafia, ma per girare, coi nostri figuranti, una fiction per la nota trasmissione televisiva “A sua immagine”? Figuranti, sia detto alto e forte, sempre fieri e orgogliosi di appartenere a questa grande famiglia – così amano definirla – e non già “vittime”, come qualche disinformato provocatore, senza alcun riscontro, ha la sfacciataggine di dire.

La verità è che non si perdona, come dice il principe di Salina nel Gattopardo, il “vizio del fare”; che non si concepisce l’eventualità di potersi impegnare a favore della collettività in modo del tutto disinteressato, e da qui la volgarità di giudicare tutto e tutti secondo il proprio metro e dunque il pensare che qualcosa in pentola deve pur bollire: “cosa urdi”, dicevano i nostri nonni. Quando non si ha la possibilità di presentare all’opinione pubblica un bilancio decente della propria azione politica, passata e presente, scatta l’oscenità dell’insinuare sempre e comunque, entrando anche nella sfera personale, tradendo risentimento, invidia e rabbia a lungo repressa, scomodando anche i Santi, non riuscendo ad essere originali neppure nelle battute: davvero indignity!

Non è questo il modo in cui penso debba essere impostata la campagna elettorale che, invece, andrebbe condotta sul piano dialettico del confronto dei programmi, delle idee, degli intendimenti, nel rispetto dell’avversario e nella ricerca del bene comune che, come insegnava Rousseau, non è la somma degli egoismi particolari. Ci troviamo, invece, di fronte al non edificante spettacolo della calunnia eretta a sistema, dove le mezze verità sono le più clamorose bugie, quando si favoleggia, ad esempio, di chissà quali lauti compensi per consulenze effettivamente prestate, e si inventano dal nulla le cifre più inverosimili e si fa a gara a chi spara la balla più grossa.

Non c’è niente di scandaloso a retribuire le prestazioni intellettuali (e per ciò che mi riguarda, metto a disposizione di tutti il mio curriculum e, senza falsa modestia, sfido chiunque a contestare le mie competenze e la mia professionalità); senza dimenticare, tuttavia, l’impegno, la fatica, il tempo, tante volte profusi, in modo assolutamente volontario, per realizzare un progetto, per portare a termine una iniziativa, per assicurare un servizio in più alla città.

AUTORE.   Francesco Saverio Calcara