Francesca Calia è una giovane studentessa castelvetranese; frequenta il Liceo scientifico “Michele Cipolla” e da quando è iniziata la fase della pandemia da coronavirus anche per lei è cambiato tutto: «Nessuno avrebbe mai immaginato che al suono di quella campana, saremmo usciti da scuola per l’ultima volta, senza più rivederci», spiega a CastelvetranoSelinunte.it. I ricordi di quei momenti sono ancora vivi: «Tutto iniziò di mercoledì. Stavamo facendo lezione regolare e nelle classi correvano veloci le notizie riguardo al nuovo Decreto. Pensavamo che si sarebbero anticipate le verifiche e le interrogazioni e la cosa non ci rendeva particolarmente contenti; ma nel giro di 24 ore le cose sono cambiate e la quotidianità è stata stravolta».
In quei giorni di inizio marzo, Francesca, insieme ai suoi compagni liceali, si prepara a entrare nella fase degli esami di maturità. La fase più delicata, complessa, dinamica, ma allo stesso tempo indimenticabile per ogni generazione che ne è stata protagonista. Ma anziché viverla nel pieno come è sempre accaduto, deve adattarsi a una situazione tutta nuova, imprevedibile, strana e sicuramente molto triste. I compagni, così come le insegnanti, sostituiti, in un batter d’occhio, da uno schermo di un pc.
«I primi giorni sono stati travagliati, le piattaforme erano precarie e non sostituivano affatto il lavoro che si svolgeva in classe, ma non eravamo troppo preoccupati di ciò, forse perché eravamo illusi che tutto questo sarebbe stata una piccola parentesi di appena 15 giorni, poi basta», spiega ancora Francesca. E, invece, lezioni, interrogazioni e verifiche online sono diventati la quotidianità. «Manteniamo l’orario delle lezioni come se fossimo a scuola, si correggono le verifiche e alterniamo i momenti di socialità con le video chiamate tra compagni, ma non è la stessa cosa – racconta a CastelvetranoSelinunte.it – quello che manca è il contatto umano, il vociferare tra i banchi, i dibattiti che fanno crescere, le battute tra una lezione e l’altra. I professori fanno quello che possono ma nemmeno per loro è semplice relazionarsi con noi tramite uno schermo».
La sensazione di distacco è comune in tutti gli studenti, dalle elementari fino alle superiori, ma per chi, come Francesca, quest’anno vive il quinto anno sicuramente è molto più dura da accettare. «La maturità non è soltanto l’esame, bensì il contorno. La gita tanto aspettata, l’ansia delle simulazioni, le aspettative sul voto finale, la foto di classe, le amicizie che diventano intense in quei giorni, ma soprattutto la scelta del nuovo percorso finito il Liceo, quello che delinea il nostro futuro. Tutto “rimandato”? Chissà».
Quella di Francesca è una generazione che già da sé vive momenti di difficoltà: i problemi legati all’occupazione, all’indirizzo di studi post-Liceo e le incertezze sul futuro. L’emergenza coronavirus ha ulteriormente aggravato le difficoltà: «Dopo il liceo è tutto un gran forse. I concorsi sono stati bloccati, così come i test di accesso alle Università. Adesso si parla di farli “comodamente da casa” ma la possibilità di viaggiare per raggiungere le Università fuori regione rimane ancora sospesa. Al momento è tutto rimandato a settembre», spiega Francesca.
Ma, al momento, l’attenzione è agli esami di maturità prossimi: «La cosa che mi fa più male è sapere che l’esame di maturità avverrà in uno stanzone, dove saremo distanziati 4 metri dai membri della Commissione e lì a sostenermi in quel momento non ci potrà essere la mia famiglia, né i miei amici, né una stretta di mano al termine di tutto…».