Sentenza di “compromesso” quella dello scorso 13 gennaio da parte della Consulta sul legittimo impedimento. E lo si capisce anche dai numeri.
12 giudici su 15 hanno dichiarato la parziale illegittimità della legge, con il voto favorevole anche di 4 giudici considerati simpatizzanti del centrodestra.
La Corte Costituzionale, bocciando il comma 4 dell’articolo 1, impedisce che l’impedimento possa essere autocertificato dallo stesso premier. Mentre interviene con una “pronuncia additiva” sul comma 3, che prevedeva che “Il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti, rinvia il processo ad altra udienza”.
Sostanzialmente, come si è detto più volte, sarà il giudice a valutare caso per caso, senza certificazioni automatiche.
Qualcosa però non torna.
Infatti, se le cose stanno così, in che cosa consisterebbe il “compromesso”?
In un compromesso il tornaconto è di entrambe le parti, ma se si continua a dire che la legge è stata ridimensionata dando più potere ai giudici, diventa lecito chiedersi che cosa ci avrebbe guadagnato Berlusconi?
E soprattutto, perché hanno votato in questo senso anche quei 4 giudici della Consulta più vicini al centrodestra?
Basta leggere il comma 1, che è stato invece considerato conforme alla Costituzione, per capire qual è la fetta di torta che va al premier. È proprio quel comma che contempla i casi di legittimo impedimento, che vanno dal “concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti” a determinate attività tra le quali, ad esempio, impegni internazionali, conferenza Stato-Regioni ed altro. Oltre alle “relative attività preparatorie e consequenziali, nonché ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo”.
Il giudice quindi non potrà entrare nel merito dei vari casi contemplati dal comma 1, ma solamente accertarsi della loro effettiva presenza. Ma la valutazione “caso per caso” è un’altra cosa.
Se per assurdo, il comma 1 contemplasse nel suo elenco anche lo “shopping in centro”, al giudice non rimarrebbe altro da fare che valutare le transazioni bancarie e gli scontrini, arrendendosi all’evidenza.
D’altra parte, se ci pensiamo, la valutazione caso per caso (quella vera) c’era già ancora prima della legge sul legittimo impedimento.
La parte della legge che la Consulta ha bocciato non impensierisce granché Berlusconi che, con ogni probabilità, se lo aspettava.
Infatti l’incostituzionalità del comma 4, che dava al premier facoltà di autocertificare l’impedimento in modo del tutto automatico, era già stata implicitamente dichiarata dalla Corte costituzionale nel 2004, col lodo Schifani.
Quindi è evidente che, per quanto si possa teatralizzare il malcontento per la bocciatura del comma 4, in realtà è una cosa che Ghedini e compagni avevano previsto. Quello per cui temevano era invece perdere o vedersi ridimensionare il comma 1.
È quella la vera fetta di torta del compromesso che va al premier, sempre più goloso, soprattutto in questi giorni di tensione elettorale.
Egidio Morici
AUTORE. Egidio Morici