Il ricordo del Liceo ogni anno diventa più lontano, ma il legame non si è mai spezzato. I capelli cadono e la barba cresce, gli anni passano e gli esami all’Università pure. Poi una sera vai al Selinus e torni bambino. I ragazzi del Liceo Classico portano in scena per la 53 ͣ edizione della Rivista la favola di Peter Pan.
Quello che ti succede, una volta seduto, ha dello straordinario, perchè più la storia va avanti più capisci che, capelli mica capelli, barba mica barba, se non conservi dentro un pizzico di polvere di fata, di utopia, di fantasia non puoi vivere. Già, la fantasia, “macchina eccezionale che ci porta dove non si può andare”.
E’ bene precisare che la storia di Peter Pan è ambientata a Londra, nell’Inghilterra del Settecento, in pieno clima illuministico, quando il lume della ragione doveva spazzare via le tenebre dell’ignoranza e della superstizione e veniva impedito ai bambini di leggere e raccontare le favole, tarpando loro le ali dell’immaginazione e della fantasia. Wendy, però, non ci sta e la sera, prima di andare a dormire, racconta ai fratelli minori John e Michael le avventure di Peter Pan e Capitan Uncino.
Il padre, venutone a conoscenza, decide che è giunto per Wendy il momento di crescere: dormirà per l’ultima notte nella stanza dei bambini. Proprio quella notte, però, accade l’impossibile: dalla finestra entrano nella stanza Peter Pan e la fatina Trilly. Inizia così l’avventura per i tre bambini, che con pensieri felici e un pizzico di polvere di fata spiccano il volo verso l’Isola che non c’è, dove incontreranno i Bimbi Sperduti, i Pellerossa e i pirati di Capitan Uncino.
I contenuti e i significati che si celano nella favola sono tanti: l’infanzia negata ai Bimbi Sperduti, il bambino che si rifiuta di crescere impersonato da Peter Pan, l’opposizione tra le forze del bene e quelle del male, l’amicizia, la fedeltà di un pirata, Spugna, verso il suo capitano, la gelosia di una fatina, Trilly, che porta alla cattura di Wendy e dei fratellini. Quello che però preme al regista è sottolineare quanto importante sia il ruolo dell’immaginazione, della fantasia e dell’utopia, nel Teatro come nella vita di tutti i giorni. Perché il Teatro, nel momento in cui si fa canale di narrazione, è vita. Bisogna sempre conservare nel profondo quel briciolo di utopia che possa permettere a ciascuno di realizzarsi. Per quanto contraddittorio possa sembrare l’assunto, è così. Ce lo dice proprio Peter Pan: solo chi sogna impara a volare. L’auspicio mio è lo stesso del regista Bonagiuso: sperare che le nuove generazioni non perdano mai quella volontà di raccontare storie, perché solo in questo modo sarà possibile coltivare la speranza per un futuro migliore. Se ci credi ti basta.
Ritengo doveroso ringraziare il Comitato del Liceo Classico, gli interpreti, i performers, il regista Giacomo Bonagiuso e chiunque abbia contribuito alla realizzazione di questo spettacolo per la saggia lezione di vita e per la bellissima pagina di teatro offerteci.
testo e foto di Giacomo Moceri
AUTORE. Altre Fonti
L’unica verità di questo spettacolo è che tutti i ragazzi hanno contribuito alla riuscita dello stesso. Sono stati tutti bravissimi, coreografie meravigliose, ottime interpretazioni. La rivista del Liceo Classico Pantaleo, grazie a queste persone, si è rivelata un momento di svago anche per i più grandi. Da 0 a 99 anni… :D