Cronaca

Mafia, la Procura accusa ora Laura Bonafede di associazione mafiosa

Da favoreggiamento ad associazione mafiosa. È quanto ha disposto la procura della Repubblica di Palermo nell’accusa per Laura Bonafede, figlia del boss defunto Leonardo, e finita in carcere nell’ambito dell’inchiesta sull’arresto di Matteo Messina Denaro. Secondo la Procura di Palermo – l’indagine è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca de Leo – Laura Bonafede sarebbe stata un pezzo fondamentale del meccanismo che per 30 anni ha protetto la latitanza di Messina Denaro. I due, insieme alla figlia della donna, Martina Gentile, indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, avrebbero vissuto insieme e si sarebbero comunque sempre frequentati. «Eravamo una famiglia», scriveva il capomafia in un pizzino diretto a Blu, uno dei nomi in codice usati per la maestra. Lei si occupava del sostentamento e della sicurezza del boss, gli faceva la spesa durante la pandemia nel timore che si ammalasse e non potesse uscire di casa, condivideva con lui linguaggi cifrati, segretissimi pizzini, affari e informazioni sulla cosca. Secondo il gip che ne dispose l’arresto, la donna per il padrino nutriva una sorta di adorazione, sentimento che emerge dalle lettere d’amore trovate nei covi del latitante.

Laura Bonafede è moglie di Salvatore Gentile che in carcere sta scontando un ergastolo per due omicidi commissionati da Messina Denaro. Durante l’inchiesta sull’arresto di Messina Denaro, la Bonafede è stata ripresa mentre si incontrava col boss latitante all’interno del supermercato “Coop” di viale Risorgimento. Poi, recentemente, sono pure uscite le immagini che riprendono il boss Messina Denaro passeggiare davanti casa della Bonafede il sabato mattina. Non una volta ma più volte.

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Redazione